FIRENZE – Dal 2006 al 2017 in Toscana le vittime di femminicidio sono state 108, di cui 7 nell’ultimo anno. A uccidere sono soprattutto partner ed ex partner. Più della metà delle donne italiane uccise in Toscana dal 2006 al 2017 hanno oltre 59 anni. Le vittime straniere rappresentano più di un quarto delle vittime di femminicidio, sono uccise soprattutto dal partner, in numerosi casi italiano. Questi alcuni dei principali dati emersi dalla presentazione del “Decimo Rapporto sulla violenza di genere in Toscana”, iniziativa organizzata stamani in collaborazione tra Regione Toscana, Osservatorio Sociale Regionale e Anci Toscana. “Una presenza così massiccia rincuora. L’azione che la Regione svolge da anni per contrastare la violenza di genere ha costruito una rete territoriale molto forte. La presenza di stamani qui è la dimostrazione”: così il vice-presidente e assessore alla cultura con delega alle pari opportunità Monica Barni ha accolto il pubblico che gremiva la Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati. Insieme a lei il presidente della Commissione pari opportunità della Regione Toscana Rosanna Pugnalini e l’assessora al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi mentre in sala erano presenti anche il Prefetto di Firenze Laura Lega, il presidente della Corte d’Appello Margherita Cassano e il Procuratore generale di Firenze Marcello Viola.
Dal 1 luglio 2009 al 30 giugno 2018, si sono rivolte ai 24 Centri antiviolenza della Toscana 22.437 donne, 3.381 nell’ultimo anno della rilevazione: in media 6 al giorno. Si conferma dunque la tendenza all’aumento dei casi registrata nello scorso rapporto. Tra le donne che hanno chiesto aiuto ai Centri: il 71% sono italiane e il 29% straniere. Nell’ultimo anno, inoltre, abbiamo assistito a un aumento delle giovani tra i 18 e i 29 anni che si sono rivolte ai Centri antiviolenza. Aumento che potrebbe essere collegato a una maggiore consapevolezza sia nei confronti delle dinamiche e manifestazioni della violenza di genere che dei propri diritti.
La rilevazione per il 2017/2018 ha permesso di raccogliere informazioni anche sulla violenza diretta ai danni dei/delle figli/e. Il padre risulta l’autore della violenza nell’83,5% dei casi rilevati e la forma più diffusa di violenza segnalata è quella psicologica. Partner, con una diminuzione della categoria del coniuge, ed ex partner (in aumento questi ultimi) si confermano gli autori principali delle violenze. Si registra un importante incremento delle denunce, soprattutto tra le straniere. Tra le donne, italiane e straniere, che si sono rivolte ai Centri, ha sporto denuncia il 35,3% delle utenti i cui figli sono testimoni della violenza, e il 26,9% delle donne senza figli. Nelle 20 case rifugio presenti in Toscana nel 2017 sono state ospitate 147 donne e 114 figli/e.
In aumento anche i casi di sospetta violenza sessuale registrati dal Centro di riferimento di Careggi: dal 1 agosto 2017 al 31 luglio 2018 sono stati 54, erano stati 44 nell’anno precedente. Tra le adulte, le straniere rappresentano la maggioranza (34 su 43). Tra le minori si contano invece 10 italiane su un totale di 11 accessi. Nel 2018, però, sul territorio regionale sono aumentati anche i Centri per uomini autori di violenze: ai 4 già attivi a Firenze, Lucca, Pisa e Livorno, se ne sono aggiunti 2 a Carrara e Grosseto. Dal 1 luglio 2017 al 30 giugno 2018 i Centri attivi in Toscana hanno effettuato 79 prese in carico. Considerando i percorsi cominciati negli anni precedenti, nel periodo di riferimento i Centri hanno avuto in carico un totale di 154 uomini autori di violenze. In 17 casi la decisione di rivollgersi al centro è stata spontanea; in un caso ciò è avvenuto dietro una spinta di parenti o amici. Nei restanti 59 casi l’invio è stato effettuato da altri soggetti: Tribunale, psicologi, avvocati, servizi sociali, strutture penitenziarie, Asl, Codice Rosa, medici di base, comunità per il trattamento dell’alcolismo.
L’Osservatorio Sociale Regionale, in collaborazione con Auser, ha condotto anche un approfondimento sulla violenza verso le donne anziane: dei 108 femminicidi avvenuti in Toscana dal 2006 al 2017, 45 hanno riguardato donne ultrasessantenni. Ma a fronte di questo, gli accessi delle donne anziane ai Centri antiviolenza, ma anche ad altri servizi della rete, sono molto bassi. Tutte le oltre 500 donne intervistate, tranne una, hanno sentito parlare di violenza di genere, in 22 casi (4%) per esperienza personale o in famiglia. Di fronte a un episodio di violenza, quasi il 10% delle donne non saprebbe a chi chiedere aiuto.
“Grazie a chi quotidianamente lavora su un tema ogni minuto più attuale, – ha dichiarato Stefania Saccardi – abbiamo fatto e stiamo facendo molto, ma il clima generale mi preoccupa. Come per tutti i problemi complessi, è difficile dare una risposta semplice, per questo abbiamo messo insieme tante persone, tante competenze, tante voci. Si tratta di reati gravi, purtroppo sempre più frequenti, e questa frequenza ci fa correre il rischio di farci abituare. E’ un problema che non riguarda un singolo, ma una comunità, incide sul senso stesso dell’essere comunità che rispetta le differenze, l’altro. Quindi c’è la necessità di lavorare su un fronte prima di tutto culturale, in un tempo in cui si costruiscono muri, si alimenta la paura del diverso, si pensa che ci si possa difendere lavorando solo su sicurezza e repressione, facendo sì che il cittadino si arrangi da solo. Dobbiamo lavorar e su una comunità che rispetti il diverso, su una cultura a tutto tondo del rispetto dell’altro. Il senso di comunità è l’unica arma che abbiamo per costruire una società migliore per le donne, e quindi per tutti. Noi – ha detto ancora Saccardi – abbiamo il dovere di dare una risposta forte, è necessaria una presa in carico forte, che non si fermi alla porta del pronto soccorso. E infatti la Rete regionale del Codice Rosa ora si occupa anche del dopo. E i Centri antiviolenza riescono a garantire, oltre a qualità, professionalità ed efficienza dell’intervento, anche un rapporto umano”.