“Viaggio della memoria”: un impegno che prosegue, le emozioni degli studenti presenti

CAMPI BISENZIO – Un impegno. Un impegno che ogni anno si traduce in un viaggio, pensato e organizzato per ricordare, per testimoniare quello che è stato e per evitare che accada di nuovo. All’ultimo “Viaggio della memoria” hanno preso parte alcuni ragazzi delle terze medie dei tre istituti comprensivi del territorio, dell’istituto parificato delle Suore […]

CAMPI BISENZIO – Un impegno. Un impegno che ogni anno si traduce in un viaggio, pensato e organizzato per ricordare, per testimoniare quello che è stato e per evitare che accada di nuovo. All’ultimo “Viaggio della memoria” hanno preso parte alcuni ragazzi delle terze medie dei tre istituti comprensivi del territorio, dell’istituto parificato delle Suore Serve di Maria e una rappresentanza delle prime del liceo Agnoletti, accompagnati dall’associazione Futura Memoria, dalla cooperativa Macramè e dall’amministrazione comunale. Cinque giorni per tre tappe (Bratislava, Cracovia e il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau), un’occasione per toccare da vicino ciò che resta di una delle ferite più dolorose dell’umanità. Bratislava è stata un punto di sosta e passaggio, un avvicinamento e allo stesso tempo un allontanamento verso un passato di atrocità, di cui dobbiamo e vogliamo conservarne memoria. I ragazzi hanno dimostrato sensibilità e rispetto per i luoghi visitati, riuscendo con parole, sorrisi e voci spezzate a raccontare ciò che hanno davvero vissuto. Di Cracovia hanno registrato le molte leggende che descrivono il volto dei luoghi e monumenti visitati in due momenti diversi del viaggio. Tornati a Campi hanno messo “nero su bianco” quelle che sono state le loro emozioni.

Appena scesi dal pullman, Cracovia è apparsa così: “La prima cosa che la guida ci ha fatto notare è che le mura che circondano la città sono presenti solo nella parte nord. Questo perché un tempo volevano abbatterle tutte dato che dicevano che erano inutili. Fortunatamente il professore universitario Barbacan riuscì a convincere il re a non abbatterle, dicendogli di lasciare almeno quelle nella parte nord per riparare la città dai venti. Cracovia è piena di leggende e miti, che abbiamo imparato a conoscere non appena varcata la porta di San Floriano. Arrivati nella piazza principale, la guida ci ha raccontato la leggenda delle due torri della basilica. Si narra di due fratelli incaricati della costruzione di queste due torri; il minore si accorse che la torre del fratello era più alta e maestosa della sua e lo uccise, lasciando così incompleta l’opera. Nella torre di Santa Barba della basilica, inoltre, ogni giorno a ogni ora, un trombettiere suona una melodia in memoria del “musicista” eroe che, alcuni secoli prima, salvò la città dagli invasori grazie all’allarme suonato con la propria tromba. Oggi questa viene suonata dai vigili del fuoco nelle quattro direzioni: verso la porta di San Floriano per accogliere gli “ospiti”, verso il castello per il re, verso il municipio per le autorità e verso la piazza per la popolazione. Questa melodia oggi è incompleta perché mentre il trombettiere la suonava per avvertire il popolo del pericolo imminente, i tartari iniziarono a lanciargli contro le frecce e una, colpendolo al collo, lo uccise. Successivamente abbiamo visitato la più antica università di Cracovia costruita nel 1400. Qui viene commemorato Niccolò Copernico, nato a Cracovia. All’interno del cortile dell’università, è presente un pozzo. Secondo una leggenda, questo pozzo era il “pozzo della saggezza”, perché quando gli alunni non erano preparati, venivano mandati a berne l’acqua così tornavano in classe preparati. Una leggenda racconta di tre fratelli, Rus Ceck e Lek, che volevano avere ognuno il proprio stato. In particolare Lek, una sera, si fermò a riposarsi sotto una quercia; guardando il cielo, si accorse che il tramonto era particolarmente rosso, e, all’improvviso passò un’aquila bianca. L’immagine lo affascinò così tanto che decise di utilizzarla come stemma del suo futuro stato”. Il mito più rappresentativo della città di Cracovia è sicuramente quello del drago: “Infine, scendendo dalla collina del castello di Wawel ci siamo diretti verso la statua del drago. Anche questo si porta dietro la sua leggenda, la quale racconta che il drago, un tempo, mangiava le ragazze più belle della città. Il re, per porre fine a questa storia, organizzò un concorso, che consisteva nell’uccidere il drago. Il ragazzo che lo avrebbe ucciso, si sarebbe meritato la mano della principessa. Il vincitore fu un contadino che, riuscì a sconfiggere il drago, mettendo dentro ad una pecora morta, delle sostanze tossiche. Dopo averla mangiata, egli iniziò a bere talmente tanto, che alla fine scoppiò. Per questo, il drago viene considerato uno dei principali simboli di Cracovia”.

Si ringrazia per le fotografie Simone Matteucci

(Segue)