CALENZANO – Si riscalda l’atmosfera in previsione delle prossimi elezioni amministrative. Scende in campo La Ripartenza, (una componente del Partito Democratico ma che non condivide l’attuale segreteria, ndr) che, in una nota, sostiene che “in presenza di divisioni nel PD calenzanese, peraltro sempre esistite e non solo a Calenzano da quando è nato questo partito, la strada ‘normale’ sarebbe stata di avviare un confronto interno mirante a individuare una candidatura unitaria a Sindaco come nel 2014, e al limite, se non trovata, di svolgere le primarie come nel 2009. In entrambi i casi, si sarebbe poi cercato di dare spazio, nella lista dei candidati consiglieri, alle varie anime del partito. Non c’erano vie diverse da queste, adottate come detto dallo stesso PD calenzanese in passato, e oggi in tutti i Comuni ove si svolgeranno le prossime elezioni. Invece si è preferito emarginare una componente interna per fare un’alleanza con liste civiche non si sa quanto rappresentative, e cedere il ruolo di sindaco, dopo che nel 2014 il PD a Calenzano aveva avuto il 60% dei voti, a una figura con una connotazione tecnica, del resto rivendicata dal sindaco quando cinque anni fa lo nominò assessore. Il tutto in maniera poco trasparente, senza aprire nessun dibattito nel partito”.
Per la Ripartenza “l’attuale dirigenza del PD non sembra avere una sufficiente autonomia nei confronti dell’attuale sindaco, che sarebbe invece necessaria, visto che due anni fa è uscito dal PD. Anche la lista dei consiglieri PD sembra il frutto, più che di un progetto politico, di una convergenza di percorsi personali tra cui è difficile districarsi: si va da neoiscritti a esponenti che negli anni sono entrati e usciti più volte dal partito e dall’amministrazione. Né sembra che si sia tenuto conto del risultato delle primarie del 4 marzo per il segretario nazionale. Per noi, quindi si siano adottate soluzioni personalistiche e poco trasparenti, che indeboliranno il nostro partito anziché rafforzarlo”.