SIGNA – “Con il consiglio comunale del 27 aprile, pochi giorni prima dei festeggiamenti del 1 maggio, la giunta comunale signese ha portato in approvazione due atti all’insegna della precarietà e della distanza dal mondo lavoro: zero euro nel rendiconto 2022 per le politiche per il lavoro e l’esternalizzazione totale del servizio comunale di asilo nido”: a dirlo, in un comunicato, sono il capo gruppo di Uniti per Signa, Gianni Vinattieri, e il consigliere Simone Lulli.
Entrando nel merito della questione, i due esponenti di Uniti per Signa partono “dal rendiconto di bilancio della gestione 2022. Circa un anno fa il sindaco di Signa, sempre in consiglio, – spiegano – dichiarò di ritenere come vera priorità della sua giunta “il lavoro”. Anche se fino a quel pronunciamento le politiche comunali non avevano evidenziato una particolare sensibilità al tema. Primo banco di prova il bilancio di previsione 2023-2025 approvato il 19 dicembre scorso. Con esito tanto prevedibile quanto sconfortante: per la missione “Politiche per il lavoro e la formazione professionale” vengono stanziati zero euro nel 2023, nel 2024 e nel 2025. Secondo passaggio il rendiconto di bilancio approvato pochi giorni fa: verifica economico-finanziaria dell’andamento della gestione dell’anno 2022. Per quanto riguarda “il lavoro” sono stati impegnati zero euro sul programma “servizi per lo sviluppo del mercato del lavoro”; zero euro per il programma “formazione professionale”; zero euro per il programma “sostegno all’occupazione”. Ennesima conferma di enunciazioni senza basi, né conseguenze fattuali”.
“L’altra proposta deliberata il 27 aprile – aggiungono i due consiglieri – riguarda l’esternalizzazione totale del servizio di asilo nido comunale. Esito previsto dal gruppo di Uniti Per Signa ma sempre smentito dalla giunta. Nella precedente consiliatura si procedette all’esternalizzazione del servizio mensa dell’asilo: evento derubricato a passo minimo che escludeva l’esternalizzazione totale del servizio prevista da altri Comuni. Poi, nel 2020, il consiglio comunale, con il voto contrario di UPS, deliberò l’esternalizzazione parziale del servizio di asilo nido limitatamente all’orario pomeridiano. Cioè, si scelse di non investire nel servizio e in personale ma di appaltarlo a una cooperativa esterna. Strada tracciata e negata verso l’esternalizzazione totale. Che inevitabilmente si manifesta oggi. Ancora una volta si è scelto di non investire nel lavoro stabile ma di rispondere ai naturali pensionamenti dei dipendenti con l’affidamento ad un soggetto esterno. Con una motivazione prevalente: le presunte minori spese”.
“Premesso che l’asilo nido comunale, con il suo carico di valore sociale, non può avere come parametro fondamentale la diminuzione dei costi, è bene ricordare che, in quanto servizio a domanda individuale, presenta una consistente quota di copertura delle spese pagate dai cittadini utenti. Nel bilancio di previsione per il 2023 addirittura si ipotizzano 267.297,82 euro di spese e 267.297,82 euro di entrate fra pagamenti dei cittadini per il servizio e contributi regionali; con una copertura delle spese pari al 100%. Negli anni precedenti la copertura delle spese da parte dei cittadini e in minima parte della Regione andava dal 64% all’79%. La conclusione è che dietro al paravento delle presunte minori spese si cela l’incapacità gestionale di realizzare un servizio complesso: carico che la giunta ha ben pensato di affidare a un soggetto esterno”.
“Rimangono da fare altre due considerazioni. La prima: vedremo, oltre al livello di qualità del servizio, se i presunti costi minori – concludono Vinattieri e Lulli – determineranno rette più leggere per le famiglie. La seconda: quando un atto si basa sul risparmio del costo del lavoro non è mai privo di conseguenze. Non investire nel lavoro significa diminuire i presidi di posti stabili e dei relativi diritti; significa favorire la precarietà di fatto e di diritto dei lavoratori. Con l’esternalizzazione del servizio, rimangono da gestire le situazioni di quattro educatori e due esecutori. Di questi sei lavoratori, due sono a tempo determinato e quindi perderanno l’incarico. Rimangono quattro dipendenti comunali a tempo indeterminato. Al netto dei prossimi pensionamenti, dovranno essere ricollocati all’interno dell’amministrazione comunale. Con nuove funzioni estranee alla loro consolidata formazione professionale. La nostra previsione è che verranno utilizzati nell’ambito della gestione del Museo della paglia. Gestione che avrà dei costi difficilmente sostenibili per il Comune. Il tempo svelerà le carte”.