Stare a casa. Dario Baldi “Continuo a fare il giornalista e apprezzo la lentezza”

CAMPI BISENZIO – La rete, oggi che dobbiamo stare a casa a causa dell’emergenza sanitaria, è diventata l’unica finestra sul mondo vicino e lontano. Il web in tutte le sue possibilità e declinazioni riesce a fornire il contatto, anche se virtuale, tra le persone e così si incontrano amici e famiglie. Per chi svolge il […]

CAMPI BISENZIO – La rete, oggi che dobbiamo stare a casa a causa dell’emergenza sanitaria, è diventata l’unica finestra sul mondo vicino e lontano. Il web in tutte le sue possibilità e declinazioni riesce a fornire il contatto, anche se virtuale, tra le persone e così si incontrano amici e famiglie. Per chi svolge il nostro lavoro di giornalista la rete è un’opportunità in più per continuare a fare il proprio lavoro. Dario Baldi è un giovane giornalista che durante la quarantena incontro virtualmente persone e personaggi per racontare come è la vita al tempo del coronavirus. “Lontani ma vicini” si può seguire sulla sua pagina Facebook.

Stare in casa in condizioni di emergenza sanitaria come questa, cosa significa? Cosa ti manca di più in questo periodo?

Per me che di lavoro faccio il giornalista e seguo l’Ufficio Stampa di una importante realtà del volley europeo come la Savino Del Bene Scandicci stare a casa significa molto. Infatti, a causa degli svariati impegni della squadra, sono sempre a giro tra la mia Campi Bisenzio, Scandicci, Siena (dove giochiamo la Champions League) e l’Italia intera. Questa condizione è strana e lo è stata fin da subito. La mia abitazione, infatti, negli ultimi anni è stato un appoggio notturno dove riposare e ritrovare la famiglia, ma vivo più fuori da questa che al suo interno. Questa emergenza sanitaria mi ha costretto a riscoprire i pasti casalinghi, il caffè della moka e non del bar e soprattutto a rispolverare tutti i miei mobili. Perché stando sempre fuori anche le mie due scrivanie di lavoro sono più un appoggio che delle vere e proprie postazioni di lavoro. Quindi stare in casa significa riscoprire una nuova libertà, non esterna, ma comunque libertà.
Perché nella mia vita io nel weekend non ci sono mai, ma proprio mai: da settembre a maggio. E questa clausura forzata mi ha fatto ritrovare la bellezza del pranzo domenicale di casa o di una cena golosa. Cosa mi manca di più? Il contatto umano. Faccio e facciamo un lavoro dove siamo sempre a contatto con le persone. Lavoro in un ufficio con sei persone, in palestra ne vedo almeno venti ogni giorno e adesso… al massimo trovo qualcuno a far la spesa.

Hai qualche consiglio da dare per chi resta a casa per come trascorrere il tempo?

Il mio consiglio è quello di provare a fare ciò che si è sempre sognato e che, a causa del tempo, non si è mai fatto. Tante volte mi sono messo in testa di sistemare la mia camera come uno studio di registrazione. Ecco, ne ho avuto il tempo e pannelli fonoassorbenti alla mano ho creato un ministudio insieme a mio padre. Quindi scopriamoci. C’è chi sta imparando a fare la pasta e il pane; c’è chi si è dato alla pizza e chi, invece, sta proprio imparando a cucinare nel vero senso della parola. Questo è il momento di scoprirci, nel fare ma anche a livello interiore. Un momento come questo non ricapiterà più, nel bene e nel male, e quindi godiamoci chi abbiamo attorno. Un figlio, un genitore, un nonno: qualcuno con cui passare del tempo e con cui, solitamente, non ci si passa. Le cose da fare ci sono, eccome.

Sei un giovane giornalista come vivi questa situazione?

Da casa è assolutamente tutto più statico. Mancano i rapporti personali, il vedersi per una intervista o una dichiarazione ma non il sentirsi perché grazie ai nuovi mezzi di comunicazione siamo ancora più connessi. Da inizio Coronavirus mi sono messo in testa una cosa, fornire solo notizie reali ed attendibili a tutti i miei amici e conoscenti. Spesso su Whatsapp ci arrivano sui gruppi migliaia di Fake News. Ecco, ogni giorno la mia battaglia è quella di smentirle tutte. Adesso abbiamo bisogno di corretta informazione. A tal proposito ho creato un podcast che si chiama “Lontani ma Vicini” nel quale racconto le nostre vite ai tempi del coronavirus tramite degli audio di whatsapp. E’ una idea folle e strana però i greci dicevano: “Una ricerca è per sempre”. Quindi chissà cosa proveremo risentendo tutto ciò? Come dicevo siamo ancora più connessi. Infatti, collaborando anche con radio e tv, siamo passati dalle interviste sul posto alle interviste online. Qualcosa di più freddo e lontano, sì, ma che ci permette di continuare a svolgere il nostro mestiere. Skype, Zoom o semplicemente una chiamata video su Whatsapp ci permettono di informare e renderci informati. La nuova frontiera, alla quale mi sono prestato, è l’intervista social, sia su Instagram che su Facebook, nel quale sui social il giornalista e l’intervistato sono a disposizione del pubblico e si riesce ad interagire ancora di più.Diciamo che con l’uso dello SmartWorking per tante persone e l’utilizzo di questi nuovi metodi, anche il giornalismo italiano ha imparato tante cose nuove.

Stare a casa ti ha permesso di riscoprire attività abbandonate?

Stando a casa mi ha fatto riscoprire la bellezza di riordinare i miei appunti, i miei libri, tutti i miei oggetti che, normalmente, non curo molto.Ordinare la libreria per argomento; sistemare i miei quadri e le mie sciarpe: tutte cose che solitamente non facevo. Stando tra le mura domestiche ho riscoperto anche il gusto di risistemare le mie care biciclette che, sicuramente, avrei tirato fuori tra pochi giorni. Ma ora le ho lavate, oliate e sistemate. Era tanto che me ne ero preso cura.

Cosa ti rimarrà di questa esperienza?

Sicuramente questa è una esperienza che resterà nella vita di ognuno di noi. E’ un evento che non era mai successo in tempi recenti, almeno non in Italia, e questo ci segnerà. Mi rimarrà dentro il fatto che ci siamo dimostrati un Paese dove non è applicabile il Buon Senso perché tanto qualcuno pensa di essere più furbo. Ma, nonostante davanti alla difficoltà ci siamo uniti e compattati ancora di più per reagire contro il virus. Personalmente credo che tutto ciò che abbiamo provato, mi farà riapprezzare la bellezza della libertà e delle piccole cose. Dal pane fatto in casa, alla cena coi genitori passando per leggere un libro ed arrivando ad una corsetta alle Cascine. Ecco, questa quarantena forzata mi farà riapprezzare il tempo che in una vita frenetica corre inesorabile.