Signa Tricolore: “Viabilità, situazione gravissima. Servono interventi urgenti”

SIGNA – Variante a via Roma, nuovo ponte sull’Arno, contributi regionali e statali e chi più ne ha più ne metta. Resta il fatto che “la situazione della viabilità a Signa non è grave ma gravissima, tanto che se ne parla inutilmente da oltre un quarto di secolo e a oggi non ci sono progetti […]

SIGNA – Variante a via Roma, nuovo ponte sull’Arno, contributi regionali e statali e chi più ne ha più ne metta. Resta il fatto che “la situazione della viabilità a Signa non è grave ma gravissima, tanto che se ne parla inutilmente da oltre un quarto di secolo e a oggi non ci sono progetti definiti”: è questa la presa di posizione di Signa Tricolore, “lista civica aperta a tutti i cittadini, già presente alle elezioni del 2014 e che lo sarà anche nel 2019”.

“Il problema – spiega per Signa Tricolore Alessandro Mori – riguarda la zona della Costa ma non solo; via Roma, via dei Colli e via Argine Strada, nelle ore di punta, sono interessate da un notevole afflusso di auto, per non parlare di Lecore, dove è pericoloso anche andare a gettare i rifiuti”.

E ancora: “La situazione è gravissima perché, per essere sanata, occorrono due interventi distinti e oltremodo onerosi: la definizione di via Arte della Paglia fino all’attuale ponte e un nuovo attraversamento dell’Arno. Via Arte della Paglia risulta un’opera incompiuta, sia dal versante dell’Indicatore che da quello dell’ Arno, dove il suo collegamento al ponte, dopo un primo parere positivo dal punto di vista idraulico, è in attesa di un progetto definitivo dopo quello del 2005. Il costo non è da poco, siamo intorno ai venti milioni di euro, tuttavia la sua definizione risulta indispensabile e di carattere primario per creare un anello e rendere vivibili la via Roma e via dei Colli. La necessità di un ulteriore attraversamento dell’Arno è scontata, ma l’intervento deve essere contestualizzato con quello che sarà lo sviluppo urbanistico di Signa, al fine di non aggiungere nuove cicatrici a quelle già esistenti”.

Mori entra poi nel merito della questione: “Se infatti lo scopo primario deve essere quello di diminuire il transito sull’attuale ponte, è evidente che si dovrà operare a monte, ideale all’altezza della stazione di San Donnino, dove la linea ferroviaria è una e via di San Colombano potrebbe congiungersi sulla riva destra con via dei Bassi, via dei Platani e la nuova viabilità di Campi fino all’Osmannoro. Tale soluzione andrebbe a interessare aree meno densamente popolate, ponendo il nuovo ponte a metà strada fra il viadotto dell’Indiano e l’attuale ponte di Signa, andando inoltre a intersecare la prevista linea 4 della tramvia”.

Per quanto riguarda invece il nuovo ponte in prossimità di Signa che vada a immettersi prima in via dei Renai e poi in via Arte della Paglia, come qualcuno ipotizza, “risulterebbe a nostro parere altamente impattante e improponibile, perché in tale area si vengono a incrociare l’Arno e due ferrovie, delle quali una sopraelevata; in tale ipotesi, tornerebbe valida l’opzione tunnel che un comitato aveva presentato alcuni anni fa, soluzione meno impattante che per una fattibilità economicamente conveniente, prevede una lunghezza minima di due chilometri, in pratica fino e oltre la rotatoria di via Argine Strada, a un prezzo di circa 70 milioni di euro”.

“E’ indispensabile tuttavia prendere atto – conclude Mori – che l’attuale amministrazione comunale ha impegnato risorse future in quella che sarà la più importate attività imprenditoriale di Signa di tutti i tempi: 130.000 metri quadrati di area interna ai Renai, da adibire ad attività commerciali compatibili con la destinazione d’uso prevista dai piani urbanistici. Tale area, si legge all’articolo 9 della convenzione stipulata fra Comune di Signa e Progetto Renai srl, è ricompresa nella porzione centrale e contigua al previsto ponte Bailey del Parco dei Renai, su via Argine Strada. E’ evidente che la creazione di un’area del genere, di attività probabilmente riconducibili a uno dei più grandi acquapark d’Italia, necessita di una viabilità dedicata e tale da ricondursi alle principali arterie stradali e autostradali. Ideale a tale proposito sarebbe la “bretellina small” tanto ambita dagli amministratori, ma il cui impatto ambientale risulta di non poco conto e che andrebbe esclusivamente a soddisfare le necessità della citata area produttiva”.