Sicurezza idraulica, Comitato “Il Racchio”: Tante parole, ma adesso servono risposte concrete”

CAMPI BISENZIO – “Non dimentichiamo le sirene nella notte, l’acqua che sale, il fango ovunque, la paura negli occhi dei bambini. E non accettiamo più promesse a vuoto”. Con queste parole il Comitato alluvionati 2023 “Il Racchio” è intervenuto in occasione del consiglio comunale straordinario dedicato alla sicurezza idraulica. Un momento importante di confronto con […]

CAMPI BISENZIO – “Non dimentichiamo le sirene nella notte, l’acqua che sale, il fango ovunque, la paura negli occhi dei bambini. E non accettiamo più promesse a vuoto”. Con queste parole il Comitato alluvionati 2023 “Il Racchio” è intervenuto in occasione del consiglio comunale straordinario dedicato alla sicurezza idraulica. Un momento importante di confronto con l’amministrazione e con i rappresentanti di enti e istituzioni, ma “che ha lasciato sul tavolo – dicono dal comitato – più domande che risposte”. Cinque le richieste presentate, “chiare e realizzabili: la mappatura del reticolo idraulico minore, la diffusione di informazioni chiare e mappe di rischio per le famiglie, un piano operativo per l’emergenza suddiviso per zone, incentivi per la micro-difesa passiva delle abitazioni e la trasparenza sulla gestione delle domande di rimborso”.

Per poi entrare nel merito della questione: “L’ingegner Massini, direttore del settore regionale per la difesa del suolo e della Protezione civile, ha affermato che non sono emerse criticità strutturali nei sopralluoghi successivi al 14 marzo sul muro arginale di via delle Corti, ha parlato di infiltrazioni già monitorate e di sondaggi sul muro stesso, i cui esiti saranno resi noti tramite il Comune. Tuttavia, nessuna tempistica certa per la realizzazione dell’intervento in somma urgenza è stata fornita. Sul fronte dei ristori, invece, la situazione resta complicata: su circa 5.000 domande presentate a Campi Bisenzio, solo un centinaio risultano attualmente approvabili. Secondo i dati presentati, i fondi ci sono, ma saranno distribuiti solo dopo un lungo e macchinoso iter di rendicontazione. Intanto, famiglie e imprese restano in attesa. L’assessora regionale all’ambiente Monia Monni ha rivendicato il ruolo della Regione Toscana, parlando di un impegno costante da 200 milioni di euro all’anno per la difesa del suolo e ribadendo la necessità di “restituire territorio al deflusso delle acque”. Ha aggiunto che “le opere vanno fatte, ma ci sarà sempre un rischio residuo”. Una risposta che non basta a chi vive ogni giorno nelle aree classificate R3/R4, dove ancora oggi si continua a costruire”.

“Chiediamo quindi che sia applicata senza eccezioni la legge regionale 41/2018, che vieta espressamente nuove edificazioni in zone a potenziale rischio P3/P4(e quindi R3/R4 per il rischio) e in aree già alluvionate, rafforzando il principio di precauzione e prevenzione, perfino laddove gli strumenti urbanistici locali prevedano l’espansione edilizia. È evidente il cortocircuito tra pianificazione e prevenzione: servono scelte coerenti, non deroghe che mettono a rischio la sicurezza dei cittadini. È il momento di dirlo con chiarezza: basta cementificazione nei territori fragili. Gli interventi di alcuni consiglieri comunali hanno denunciato l’urbanizzazione incontrollata, la scarsa manutenzione dei fossi e l’assenza di una vera pianificazione integrata contro il rischio idraulico. È stato ricordato che Campi Bisenzio è tra i Comuni con il più alto consumo di suolo della regione”.

“Parole condivise da tutti, ma poi nei fatti nulla cambia: si continua a costruire, senza visione né coerenza, mentre il territorio resta esposto e vulnerabile. La consapevolezza c’è, ciò che manca è il coraggio di agire. L’assessora Monni ha ricordato l’impegno economico della Regione nell’ultimo anno, ma anche confermato che dei 67 milioni assegnati dall’UE non un euro è ancora utilizzabile. E intanto a Campi Bisenzio restano fermi interventi urgenti su argini, fossi e manutenzioni idrauliche fondamentali. C’è ancora troppo da fare, e il tempo non gioca a nostro favore. Abbiamo ascoltato consiglieri denunciare condotte ostruite, urbanizzazioni insensate, criticità storiche mai affrontate. E se da una parte si parla di “evento eccezionale”, dall’altra si riconosce che eventi con tempi di ritorno di 200 anni ormai avvengono tre volte l’anno. Allora non si può continuare a chiamarli eccezionali: serve un cambio di paradigma e va ricalibrata la gestione del rischio”.

“I cittadini – concludono dal comitato – sono esasperati non solo dalla paura e dai danni, ma dall’assenza di trasparenza, dalla lentezza delle risposte, da una comunicazione istituzionale che non si assume mai fino in fondo la responsabilità di ciò che è accaduto. Noi continueremo a sostenere i nostri iscritti nella rendicontazione, a vigilare, a raccogliere dati, a interloquire con le istituzioni, informare i cittadini e organizzare iniziative per mantenere alta l’attenzione su un territorio che ha già pagato troppo. Il nostro messaggio è semplice: non siamo più disposti ad ascoltare parole rassicuranti e promesse generiche. Vogliamo risposte urgenti, impegni concreti e tempi certi da parte di tutti gli enti coinvolti. La pazienza si è esaurita insieme alla speranza. Ognuno ha detto di avere fatto il possibile: noi non la pensiamo così. Se servirà, torneremo a manifestare il nostro dissenso, anche con azioni di protesta. La sicurezza non può essere una promessa a lungo termine. Deve diventare una realtà. Ora”.