CAMPI BISENZIO – “Non esiste nessuna “protesta di lavoratori contrari allo sciopero”. A capitanare il gruppo che stamattina è andato sotto il Comune di Campi Bisenzio – come testimoniato dalle immagini – ci sono capi e caporali delle diverse cooperative che gestiscono gli appalti Mondo Convenienza di Campi, Bologna, Pisa, Torino, Venezia. Tra di loro le stesse facce dei protagonisti dell’aggressione violenta ai lavoratori in sciopero a Bologna dello scorso 20 giugno che costò un braccio fratturato e denti rotti ad alcuni scioperanti. Sono proprio questi soggetti che fanno parte della “delegazione” che ha chiesto di essere ricevuta dalla giunta comunale fingendosi lavoratori”: parole dure e che non lasciano spazio ad alcuna interpretazione. Sono scritte in una nota dei Si Cobas Prato-Firenze.
“Lo sciopero – continua il comunicato – sta crescendo in adesioni a Campi e in tutta Italia (più di cento i lavoratori al terzo giorno di sciopero a Torino) perché non esistono lavoratori contenti di lavorare 12 o 14 ore al giorno dal lunedì al sabato per salari da fame. E’ un sistema che si fonda ovunque sulla paura e sul ricatto, e non certo sul consenso. I lavoratori si dividono tra chi sciopera e chi è ancora sotto il ricatto dei caporali. Lo stesso ricatto che quotidianamente è esercitato sui lavoratori oggi Mondo Convenienza prova a esercitarlo sulle istituzioni, arrivando a minacciare la chiusura dell’appalto e licenziamenti di massa. Per cosa? All’azienda non si sta chiedendo la luna. Si sta chiedendo di inserire un marcatempo per conteggiare e retribuire gli straordinari, per farla finita con i turni di 14 ore e gli straordinari non pagati. Si sta chiedendo di applicare il contratto collettivo nazionale invece che questo “regolamento aziendale” con cui l’azienda si è scritta da sola le regole del gioco. Si sta chiedendo di rispettare le leggi sul trattamento di trasferta, ed eliminare un sistema che unisce la spudorata evasione dei contributi Inps a un cappio stretto al collo dei lavoratori: chi va in malattia anche per pochi giorni, oggi, rischia una perdita fino al 40% del proprio stipendio. Bisogna davvero chiedersi “di cosa stiamo parlando?”. Si chiede all’azienda di rispettare le leggi. E l’azienda, pur di non rispettarle, minaccia licenziamenti e inscena proteste antisindacali. Le istituzioni tengano il punto. Non si possono fare compromessi sul rispetto delle leggi e dei contratti. Non si può cedere di fronte a un’azienda che fattura 1,2 miliardi l’anno e vuole continuare a fare impresa sullo sfruttamento di chi lavora”.