Sesto Fiorentino: Richard Ginori, l’intervento del sindaco Gianassi al consiglio comunale del 10 maggio

SESTO FIORENTINO – “La Ginori rappresenta il paradigma della manifattura toscana, dove le idee toscane vedono lavorare le mani toscane. Qui viene pensato e realizzato un prodotto che ha un grande appeal internazionale. Per questo la Ginori deve rimanere a Sesto Fiorentino, il lavoro e un certo tipo di lavoro devono essere tutelati, il prodotto […]

SESTO FIORENTINO – “La Ginori rappresenta il paradigma della manifattura toscana, dove le idee toscane vedono lavorare le mani toscane. Qui viene pensato e realizzato un prodotto che ha un grande appeal internazionale. Per questo la Ginori deve rimanere a Sesto Fiorentino, il lavoro e un certo tipo di lavoro devono essere tutelati, il prodotto deve essere difeso. Ma per riuscirci, c’è bisogno di un piano industriale nuovo e un apporto di capitali nuovi”. È quanto ha detto nel pomeriggio di oggi il sindaco Gianni Gianassi, riferendo al Consiglio comunale sugli ultimi sviluppi della vicenda.

Questo il testo integrale del suo intervento:

Nei giorni scorsi si sono susseguite notizie di vario genere: si è parlato di possibili apporti capitale diverso da quello dei soci e siamo stati interessati ufficialmente dall’avvio del procedimento, da parte del Ministero dei Beni culturali, per quanto riguarda l’apposizione di un vincolo sui beni museali esposti e non esposti. Nello stesso procedimento c’è anche l’apposizione del vincolo sulla palazzina che ospita il museo e sulla porzione di terreno intorno alla palazzina stessa. Nel verbale della riunione svolta alla metà del mese d’aprile al Ministero dello sviluppo economico, alla presenza anche dell’assessore regionale Simoncini, si evince l’impegno da parte del governo e della Regione stessa, a far rispettare le tappe illustrate dall’assessore, ovvero quello di poter accedere a un fondo straordinario per il salvataggio delle imprese, e di poter procedere dopo una perizia asseverativa alla cessione del museo con le relative opere allo Stato per favorire la permanenza dello stabilimento nel territorio di Sesto Fiorentino. Dai documenti del ministero emerge anche la necessità che la società che beneficia delle eventuali compensazioni fiscali sia anche la società proprietaria del museo, che Ginori si era resa disponibile a incorporare la società del museo e che c’è assoluto bisogno di continuità aziendale. Ovvero, che non si possono dare i soldi a chi non dà il lavoro.
L’8 maggio scorso l’assemblea dei soci di Richard Ginori 1735 è andata deserta mentre ieri, da un notaio di Arezzo, si è tenuta regolarmente e ha messo in liquidazione la società nominando un collegio di liquidatori composto dal dottor Milanesio, dal professor Lattanzi e dal dottor Villa. L’assemblea ha anche stabilito che debba perseguire l’interesse della società e dei soci in una prospettiva di ristrutturazione societaria e ciò anche mediante l’accesso a procedure concorsuali – ivi compreso il concordato preventivo – ovvero ricorrendo ad altri strumenti consentiti e previsti dalla legge. Già ieri mattina, con l’assessore provinciale Simoni, abbiamo convenuto di chiedere una riunione urgente del tavolo regionale che sarebbe già stata fissata per la settimana prossima, con l’unico dubbio relativo al fatto che uno dei tre liquidatori ad oggi non ha ancora accettato l’incarico.
Ci tengo a ribadire che la porta del mio ufficio è aperta a tutti i consiglieri che volessero essere aggiornati sugli ultimi sviluppi e che non ritenessero di essere sufficientemente informati dalle notizie di stampa.
Quello che chiediamo è semplice. Anche alla luce di ciò che abbiamo approvato tutti insieme in questa sede, noi vogliamo sapere se dentro questa liquidazione c’è una prospettiva e uno scenario industriale. Partendo dal presupposto che l’obiettivo principale di tutti è scongiurare il fallimento della Ginori – fallimento che al momento non c’è, ma che potrebbe esserci – vogliamo capire se dentro questa liquidazione c’è una prospettiva capace di avviare uno scenario industriale in presenza del quale, siamo convinti che le organizzazioni di impresa e quelle dei lavoratori sapranno confrontarsi com’è loro costume. Saremo osservatori attenti affinché questa prospettiva sia in grado di favorire l’apertura di un tavolo di relazioni industriali e sindacali che offra scenari diversi da quelli aperti ieri.
Vorremmo sapere se dietro a questa liquidazione ci sono obiettivi speculativi (e non penso solo a quelle immobiliari che passano comunque da questo Consiglio comunale) ma penso anche alle speculazioni dal punto di vista industriale. Con l’assessore provinciale Simoni c’è una sintonia assoluta. La Regione ha molte crisi da seguire e molto gravi ma stamani mi ha chiamato il presidente Enrico Rossi per sapere, direttamente dalla mia voce, cosa stava succedendo, e si è dichiarato disponibile a seguire e a interessarsi a questa vicenda. Credo almeno questa che questa sia una bella notizia.
Dobbiamo stare molto attenti perché la crisi della Ginori del 2011 è molto diversa da quella del 2004-2006. Quando il Consiglio si occupava di quella crisi, la crisi della Ginori era LA crisi. Adesso è una delle tante crisi importanti e quindi, pur con i guanti di velluto e non solo in memoria della storia, dobbiamo continuare a impegnarci perché in questa azienda vi sono potenzialità vere di successo. Sappiamo che molte aziende che vanno in crisi sono difficilmente recuperabili nonostante l’impegno di tutti. Ma per quanto riguarda Ginori siamo convinti invece del contrario. La Ginori rappresenta il paradigma della manifattura toscana, dove le idee toscane vedono lavorare le mani toscane e viene pensato e realizzato un prodotto che ha un grande appeal internazionale. È chiaro che continuiamo a essere vicini alle lavoratrici e ai lavoratori. Sappiamo che stamani c’è stata un’importante assemblea in fabbrica dove la preoccupazione si toccava con mano ma anche dove si è tentato di affrontare questa nuova fase della crisi in maniera diversa. La Ginori deve rimanere a Sesto Fiorentino. Il lavoro e un certo tipo di lavoro devono essere tutelati. Il prodotto deve essere difeso. Per fare tutto questo, come abbiamo chiesto nel nostro documento approvato all’unanimità, c’è bisogno di un piano industriale nuovo e un apporto di capitali nuovi.