SESTO FIORENTINO – Sembra ingarbugliarsi la vicenda dei soci della Coop Manta che non hanno ancora “acquisito” i diritto alla proprietà dei loro appartamenti nei nuovi insediamenti di via Capitini. Inutile ricostruire la vicenda intrecciata tra fallimenti, concordati preventivi, aziende costruttrici in appalto e subappalto che non hanno riscosso o che non hanno pagato e che, comunque, non hanno completamente terminato i lavori. Inutile parlarme. Resta il fatto che decine di soci della cooperativa senese appartenente alla Confcooperative e al consorzio Casainsieme abbiano già pagato decine di migliaia di euro (in alcuni casi quasi l’intero importo concordato) e che, ancora, non abbiano sottoscritto il rogito notarile per il quale hanno versato anche l’importo delle spese. Tra loro serpeggia la paura di perdere tutto e anche per questo hanno deciso di mantenere un atteggiamento “morbido” accontentandosi di entrare negli alloggi anche se, ufficialmente, a titolo abusivo perché quelle case sono ancora, formalmente, della cooperativa.
Negli ultimi giorni sono giunte lettere con le quali la cooperativ achiede cifre che variano tra 30 e 50mila euro (o giù di lì) elencando una serie di spese tra le quali quelle per perizie legali di valutazione degli immobili. Si presume che vi sia in atto una serie di azioni, da parte di crediotri, che potrebbero portare a verificarsi di un evento spiacevole già accaduto alcuni anni fa a Carraia nel comune di Calenzano. Lì la cooperativa fu condotta al fallimento e le banche fecero valere i propri diritti acquisendo, di fattom, la titolarità della proprietà innobiliare. Ai soci della cooperativ afallita, che aveva già pagato abbondantemente gli alloggi, fu richiesto di acquistare ex novo la casa dalle banche e, in alcuni casi, venne richiesto loro anche il canone d’affitto perché avevano abitato la casa abusivamente.
Allo stato attuale non sappiamo esattamente quali siano i particolari economico-finanziari dei cantieri della cooperativa Manta in via Capitini e via della Pace ma questi ultimi sono cantieri chiusi da tempo a rischio degrado che stanno accumulando costi e innalzando quello finale degli laloggi qualora riprendessero i lavori. Di sicuro andrà promosa un’azione di tutela delle famiglie dei soci che rischiano di perdere tutto e ripagare due volte ciò che è già praticamente loro.
D. C.