FIRENZE – “I lunghi tempi di spostamento delle ambulanze ordinarie creano disagi ai pazienti e ai loro familiari. Basti pensare che solo a Firenze, in un mese, il tempo di attesa delle nostre ambulanze è stato quasi pari a quello dedicato ai viaggi”: a dirlo sono Enrico Sardelli e Luca Vetrini, presidente e vice-presidente di Esculapio, onlus a cui partecipano Misericordie e Pubbliche Assistenze toscane, in riferimento alle polemiche sul trasporto sanitario ordinario in Toscana.
“È errato pensare che le problematiche di questi mesi siano dovute allo scarso numero di volontari o di mezzi, – dicono Sardelli e Vetrini – basti pensare che le ambulanze passano quasi lo stesso tempo in viaggio che in attesa nei presidi ospedalieri, per aspettare dimissioni o visite dei pazienti. Solo a Firenze, nel mese di marzo, abbiamo fatto 1.500 ore di viaggio e 1.300 di attesa negli ospedali. In tutto questo non possiamo usufruire delle corsie preferenziali, e da quando è stata introdotta la ricetta elettronica il sistema permette addirittura di prescrivere il trasporto a chi non ne ha diritto, come i pazienti residenti fuori dalla Toscana. Sono raddoppiate le distanze, e per accaparrarsi il primo appuntamento vengono prenotate visite ovunque: dalla città di Firenze al presidio di Empoli, dovendo transitare dalla Fi-Pi-Li per una visita. Le problematiche riguardano tutta la Toscana, non solo Firenze”.
“Esculapio fornisce solo il personale tecnico e il servizio non è in carico alla nostra associazione – conclude Sardelli – ma noi abbiamo fatto presenti all’azienda sanitaria alcune proposte per migliorare la situazione. Sono previsti degli incontri, il primo è stato fissato per l’11 luglio. Speriamo che lì possano arrivare soluzioni organizzative per risolvere le problematiche che abbiamo riscontrato ed evidenziato. Noi da parte nostra abbiamo avanzato alcune proposte: invio dei pazienti più critici in lungodegenze/riabilitazioni più vicine al presidio dimettente così da essere più efficienti nel trasporto per le successive visite; avvio di una sala di attesa protetta per migliorare le soste all’interno dei presidi; razionalizzazione delle richieste attraverso degli “slot” per trasferimenti/dimissione provenienti da presidi e case di cura; prenotazioni richieste con blocco informatico al giorno precedente; orari protetti per visite con fasce orarie 8-12 e 14-17; priorità di accesso alle prestazioni con ambulatori dedicati per pazienti barellati o in carrozzina accompagnati da volontari e una corsia preferenziale per la ripresa della successiva visita al Cup. Facile dire che il servizio non funziona, ma sarebbe ancora più facile provare a farlo funzionare”.