CALENZANO – Un innamorato respinto? Il tentativo, finito male, di riconquistare colei che aveva acceso passione e sentimento e che magari si era sentita trascurata? Oppure il desiderio di provarci, un desiderio sopito sul nascere, perché la “bella” da “conquistare” faceva già il filo con un altro? Succede, succederà ancora… Probabilmente non lo sapremo mai. Se poi il protagonista – o la protagonista – di questa storia vorrà raccontarci cosa è successo, noi siamo disponibili ad ascoltarlo. Quel che è certo è che da ieri sera c’è una fotografia che sui social, in questo caso nel gruppo Facebook “Sei di Calenzano se…”, postata da Jessica, sta spopolando, con tanti commenti e altrettanti “like”. “Nel frattempo a Calenzano sboccia l’amore” ha “titolato” Jessica. E già il titolo, per chi fa questo mestiere, è degno di nota. “Più che sbocciato, mi sembra appassito”, ha commentato qualcuno. Mentre c’è chi è andato oltre e ha sentenziato: “Non lo ha perdonato”.
Per noi è una foto che genera poesia. Per noi ma anche per chi sulla mia bacheca, dopo che ho ricondiviso la foto, ha scritto “la poesia l’ha raccolta il bidone in tutta la sua forma e sostanza, siamo al pathos”. Ironia e poesia, la poesia che un amore finito o neanche iniziato comunque provoca, soprattutto in chi ha un animo romantico. Chi non ce l’ha, ci vede solo dei fiori in un cestino… Se poi la vogliamo mettere in musica, “I giganti”, negli anni Sessanta, invitavano a “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” (il brano era “Proposta”, un segno del destino per queste rose finite in un cestino?), Massimo Ranieri nel 1970 cantava “Rose Rosse per te… Ho comprato stasera… E il tuo cuore lo sa… Cosa voglio da te…”: quel cuore sì, quello della persona che invece le rose le ha rifiutate un po’ meno… In tempi più recenti è stato il “Cyrano” di Guccini (o Guccini con il suo “Cyrano”, fate voi…) a credere “che il grande amore esiste”. Mentre il web mette su un ipotetico podio, come inno all’ammmmmore, “La cura” di Franco Battiato, “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini e “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli. Personalmente mi emoziono di più con “Tunnel of love” dei Dire Straits, ma questa è un’altra storia.
Ah l’amore… Quello che in gioventù si pensa sia la panacea di tutte le complicazioni della vita quotidiana e che crescendo assume invece contorni e sfumature diverse. Ah l’amore, quello indissolubile e “siamo fatti l’uno per l’altra” e quello che al contrario è solo per compagnia perché uno dei due ha paura della solitudine. Ah l’amore, quello che “io non ne posso fare a meno…” (di cosa poi non si sa) e quello che, per lo scrittore Stephen King, “è il più antico degli assassini”. Ah l’amore, quello che “niente succede per caso”, salvo poi rendersi conto che era tutto un grande bluff e quello che invece si consolida di giorno in giorno dopo un inizio in sordina. Ognuno si riconosca ma soprattutto si senta libero di riconoscersi in ciò che crede, ci mancherebbe. Noi, nonostante tutto, restiamo degli inguaribili romantici e vogliamo pensare che dietro il rifiuto di quelle rose ci sia un animo nobile da consolare. Perché il “problema” non è chi regala le rose, ma chi le riceve o dovrebbe riceverle e non meriterebbe neanche un filo d’erba, una margherita sarebbe già troppo…