CAMPI BISENZIO – Se il museo è anche un luogo di integrazione e di dibattito. E’ successo nella giornata di ieri, giovedì 30 maggio, quando, all’interno del Museo archeologico di Gonfienti, si è svolta una giornata di confronto e di dibattito sulla sclerosi multipla. Giornata sulla quale abbiamo ricevuto un intervento di Francesca Bertini, direttrice scientifica del museo.
“Come era la tua vita prima di scoprire di essere malata? Che lavoro facevi, quali erano i tuoi desideri?”. Comincia così al Museo archeologico di Gonfienti, il racconto coraggioso di Emanuela, addetta all’accoglienza e alla biglietteria del museo, che ha voluto accompagnarci nei sentieri più oscuri e in quelli più luminosi della sua vita. Gli assessori alla cultura e al sociale Federica Petti e Lorenzo Ballerini hanno voluto infatti fortemente questo incontro proposto dalla direzione del museo, quale segno, piccolissimo ma concreto, di attenzione e di ascolto verso chi ha contratto la sclerosi multipla, verso i loro familiari, con l’intenzione di abbattere diversi tipi di barriere, prime tra tutte l’indifferenza, la paura e il pregiudizio. E’ stato un incontro autentico, non retorico, condotto insieme alla dottoressa Elisabetta Gambale, che gratuitamente non solo ci ha guidato e spiegato cause, cura, diagnosi, ma ci ha emotivamente coinvolto accompagnandoci con professionalità ma molta umanità anche nelle sue più intime esperienze.
L’atmosfera che si è venuta a creare ha spinto diverse persone tra il pubblico a raccontarsi, vorremmo citarle tutte ma non ne conosciamo i nomi. Tutti hanno provato empatia con il racconto di Emanuela, che con parole vere, tra lacrime e sorrisi, ci hanno condotto verso la conoscenza, primo passo per esercitare pienamente la cittadinanza. Insieme, crediamo di aver capito che il compito di diminuire le distanze tra le persone sia un dovere senza dubbio della politica, ma anche di ognuno di noi, un cammino a volte faticoso ma che se percorso, ci rende soprattutto liberi. Ecco quindi, se pensiamo al nostro “tempo libero” trascorso al museo, come tempo di “liberazione” e non come intrattenimento, eserciteremo pienamente il nostro diritto/dovere di essere cittadini perché cultura e cittadinanza sono legate indissolubilmente. L’obiettivo di abbattimento degli ostacoli alla fruizione degli spazi del museo è una delle missioni a cui teniamo di più e sul quale ci siamo concentrati fin dall’inizio. Barriere architettoniche prima di tutto, fin dall’apertura, caratteristica che una signora disabile ieri ha tenuto a valorizzare, perché le permette di tornare al Museo sentendosi accolta, superando ostacoli e dislivelli di una struttura antica come la Rocca Strozzi.
A un museo inclusivo, tuttavia, non può bastare questo per integrare; in un luogo di diffusione della cultura abbattere le barriere significa essere capaci di vivere insieme e rispettare le differenze. Ci siamo chiesti: come possiamo far sì che inclusione e accoglienza non rimangano concetti astratti? Sono nate così piccole azioni, progetti per creare percorsi tattili per ciechi e ipovedenti, video per sordi nella lingua dei segni italiana, incontri formativi per il personale del museo per l’accoglienza e l’accessibilità, consapevoli che il cammino è ancora lungo. Esprimo gratitudine davvero a tutti i partecipanti, allo staff del museo e agli assessori che mi permettono di proseguire un percorso in cui credo e crediamo fortemente, il valore sociale dell’arte.
Francesca Bertini, direttrice scientifica del Museo archeologico di Gonfienti