Mercatone Uno: presidio dei lavoratori in attesa dell’incontro al Mise

CALENZANO – “Una situazione grave e inaccettabile” dicono sindacati e lavoratori del Mercatone Uno dopo la chiusura “con avviso attraverso sms e whatsapp” dei punti vendita in Italia tra cui quello a Calenzano dove lavorano 30 persone quasi tutte donne. Stamani i lavoratori hanno manifestato con un presidio davanti all’ingresso del punto vendita, presente anche […]

CALENZANO – “Una situazione grave e inaccettabile” dicono sindacati e lavoratori del Mercatone Uno dopo la chiusura “con avviso attraverso sms e whatsapp” dei punti vendita in Italia tra cui quello a Calenzano dove lavorano 30 persone quasi tutte donne. Stamani i lavoratori hanno manifestato con un presidio davanti all’ingresso del punto vendita, presente anche il sindaco Alessio Biagioli e i sindacati e questo pomeriggio alle 15.30 una delegazione raggiungerà il Mise (Ministero dello sviluppo economico) a Roma dove è previsto un incontro proprio sulla vicenda Mercatone Uno.

“L’amministratore delegato fino sette giorni fa ci mandava una mail dicendo di lavorare 7 giorni su 7 perchè ci sono investitori e ci diceva di stare tranquilli – spiega Pina Di Riso della Cisl – eccoci dall’oggi al domani al fallimento e senza l’accortezza di farcelo sapere con una comunicazione ufficiale. L’abbiamo saputo dai social e anche la chiusura ci è stata annunciata attraverso un sms arrivato non si sa bene da chi, dove si diceva che il Mercatone resterà chiuso fino a data da stabilirsi”.

“Noi ci mettiamo la faccia – dicono i lavoratori – qui ci sono ancora acquisti da portare ai clienti e da ritirare”.

Lavoratori e sindacati sperano che l’incontro di oggi al Mise possa portare ad una soluzione positiva. In Italia ci sono 55 punti vendita Mercatone Uno, 1800 esuberi e un indotto di circa 10mila persone e tanti clienti, spiegano i sindacati che hanno ancora gli acquisti nei magazzini.

“Ci aspettiamo che i commissari che ci saranno oggi – dice Giovanni Vangi di Filcams Cgil – che questa volta controllino davvero. Perchè è troppo facile fare gli accordi e ammazzare le persone riducendo l’orario di lavoro. Non dimentichiamo, infatti, nell’accordo precedente c’era la riduzione dell’orario di lavoro per tutti, esuberi per tutti e nello stesso tempo nessuno controlla. Se ci fosse stato un controllo avrebbero visto che la situazione non era cambiata, era come prima. E quindi ci siamo trovati sabato mattina 25 maggio con un dispaccio nella notte che concludeva la continuità”.

Adesso l’attesa è l’incontro al Mise. Se la situazione non dovesse cambiare lavoratori e sindacati promettono battaglia. “Di sicuro non ci limiteremo ad una sbandierata come oggi – dice Vangi – vorremo portare in fondo la situazione come abbiamo sempre fatto nelle vertenze: siamo propositivi, ma se non si andrà avanti proseguiremo con la protesta”.