Massimo “ci dà un taglio” e va in pensione dopo quasi cinquant’anni di barba e capelli

LASTRA A SIGNA – L’ultimo “taglio”, fissato alle 19, è stato quello che “ha dato il la” alla festa. Una festa meritata per Massimo Scardigli che proprio ieri, sabato 30 dicembre, ha rimesso a posto per l’ultima volta forbici e pettini “per fare il nonno”, ci ha detto sorridendo. Una bottega storica, quella in via […]

LASTRA A SIGNA – L’ultimo “taglio”, fissato alle 19, è stato quello che “ha dato il la” alla festa. Una festa meritata per Massimo Scardigli che proprio ieri, sabato 30 dicembre, ha rimesso a posto per l’ultima volta forbici e pettini “per fare il nonno”, ci ha detto sorridendo. Una bottega storica, quella in via Dante Alighieri, a due passi dallo Spedale di Sant’Antonio e dalla piazza del centro di Lastra a Signa che ha visto passare tante generazioni in questi anni. Così come ne sono passate tante in un’attività fondata dal babbo di Massimo, Leonello Scardigli, conosciuto da tutti come “Pausino”, nel 1945. Il figlio gli è subentrato nel 1976, a soli 22 anni, e da allora, da lastrigiano doc quale è, è stato un punto di riferimento per tutto il paese. Un valore che gli è stato riconosciuto anche dal sindaco, Angela Bagni, che in occasione della festa a sorpresa che i familiari hanno voluto dedicargli, ha voluto rendere omaggio alla persona – ma anche al suo lavoro – con la consegna di una targa.

Tanti i volti noti che hanno varcato quella porta: il compianto Fulvio Nesti, l’ex team manager del Milan, Silvano Ramaccioni (l’altra tappa obbligata quando la squadra rossonera giocava a Firenze era quella dell’Antica Trattoria Sanesi), il calciatore della Lazio, ma con un passato nell’Empoli e in una piccola casa proprio a Lastra a Signa, Elseid Hysai, il campione del ciclismo Francesco Casagrande: tanti nomi famosi a conferma del fatto che la bottega di Massimo è sempre stata un luogo accogliente. Non solo per farsi barba e capelli, ma anche per fermarsi a fare due chiacchiere.

“La storia, la cultura del mio mestiere e i valori di una tradizione che dura nel tempo: sono stati questi i capisaldi del mio lavoro, tanto che oggi potrei essere paragonato a “un artigiano” di questo mestiere. Nel mio negozio i clienti sono sempre venuti al primo posto – racconta – e nel corso del tempo sono riuscito a costruire un rapporto di fiducia con persone che da clienti sono diventati amici”.

Parole “certificate” anche da alcuni commenti a un post su Facebook che annunciava appunto la chiusura del negozio: “Grande Massimo. Più che un barbiere era un punto di ritrovo per tanti lastrigiani. Tanta gente passava solo per un saluto o commentare le partite. E quanti personaggi, quante storie. Pieraccioni ci potrebbe fare un film…”. E ancora: “Sono solo 45 anni che vado lì. Ho iniziato a farmi tagliare i capelli sul cavallino di ferro e nonno passava a pagare.. Un posto dove andare non solo a farsi tagliare i capelli, ma anche a ridere e scherzare. Mancherà passare da lui a fare due chiacchiere”. “Senza Massimo la piazza non sarà la stessa”. Già, quando un’attività storica di un paese “abbassa il bandone” per l’ultima volta, la sensazione che si prova è proprio questa: un misto di gioia e malinconia, che ti fa capire che tante cose, purtroppo, non saranno più come prima.