Mannelli: “Il Pd torni a essere un partito inclusivo”

SIGNA – Non si sono fatte attendere le reazioni all’incontro di ieri sera nel parco dei Renai con Michele Emiliano (presente a sorpresa anche il sindaco di Rignano, Daniele Lorenzini). Reazioni che sono arrivate per conto di Matteo Mannelli, consigliere comunale del Pd – Fronte Democratico. “Ho sempre pensato che stare in un partito significasse […]

SIGNA – Non si sono fatte attendere le reazioni all’incontro di ieri sera nel parco dei Renai con Michele Emiliano (presente a sorpresa anche il sindaco di Rignano, Daniele Lorenzini). Reazioni che sono arrivate per conto di Matteo Mannelli, consigliere comunale del Pd – Fronte Democratico. “Ho sempre pensato che stare in un partito significasse sentirsi parte di una comunità basata su stessi valori. Ho sempre vissuto il partito come una sensazione di collettività, in cui ognuno si sente come più di se stesso. Ieri sera presso il parco dei Renai si è svolto un incontro del Fronte Democratico, componente interna del Pd, con il referente a livello nazionale Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia. Durante l’incontro si è respirato quel clima di unione che mancava da tanto tempo. Dispiace che il segretario del Pd Signa non sia intervenuto, sarebbe stato un ottimo segnale di unità. È chiaro che chi dice di essere super partes non lo sia. Dispiace vedere che il Pd stia sempre più diventando un partito che esclude anziché includere”. “Un partito – aggiunge Mannelli – ormai basato su tre aspetti fondamentali: in primo luogo l’idea del “basta che si faccia”. Fare azioni tanto per farle con annessa comunicazione per fare vedere che si fa qualcosa. Nessuno però pensa a come vengono fatte. In secondo luogo l’assolutezza dell’Io. Il capo ha ragione, chi la pensa diversamente è escluso. In terzo luogo la trasformazione dell’idea di partito nell’idea del “brand” e del segretario di circolo in promotore del “brand” stesso sul territorio. Il risultato di tutto questo lo abbiamo appreso nelle elezioni amministrative. Ieri però c’è stato un segnale di poter essere qualcosa di diverso. Ritornare a essere un partito di proposta politica, anziché di gestione del potere. Un partito basato sul rispetto delle idee differenti e sul concetto che il “noi” prevalga sempre sull’“io”. In altre parole smettere di essere il PdR e tornare a essere il Pd che include. Perché uniti si vince”.