L’alluvione del ’66 nella Piana: Sesto Fiorentino (1)

SESTO FIORENTINO – L’alluvione del 4 novembre 1966 non coinvolse solo Firenze ma, per quanto poco se ne parli, fu una tragedia che riguardò gran parte della Toscana. Certo c’erano meno abitanti e abitazioni, né simili centri nevralgici né opere d’arte, ma interi paesi di quella che all’epoca era una regione essenzialmente agricola rimasero sommersi, […]

SESTO FIORENTINO – L’alluvione del 4 novembre 1966 non coinvolse solo Firenze ma, per quanto poco se ne parli, fu una tragedia che riguardò gran parte della Toscana. Certo c’erano meno abitanti e abitazioni, né simili centri nevralgici né opere d’arte, ma interi paesi di quella che all’epoca era una regione essenzialmente agricola rimasero sommersi, con la gente a gridare sui tetti, i loro averi – compresi campi coltivati e bestiame – portati via da uno tsunami d’acqua e fango. Anzi, come ormai concordano molti storici, l’alluvione in quello che era il “contado” fiorentino fu determinante proprio perché – distruggendo tutto – sancì il passaggio dalla vocazione agricola alla vocazione industriale e manifatturiera della zona dopo la ricostruzione.

L’onda alta sei metri, l’acqua che straripa dall’Arno ma anche dai vari affluenti, gli smottamenti dalle colline, canali che esondano e fogne che saltano: fu una tragedia immane che partì il 3 novembre dal Valdarno e terminò nel pisano due giorni dopo, dopo aver devastato il capoluogo ma anche la provincia, che anzi pagò con un maggior numero di morti (17 a Firenze, 18 in Provincia). La piana era tornata in quei giorni un enorme lago melmoso come doveva essere in antichità; Brozzi, Quaracchi, Peretola, tutto sotto; sarebbero state alluvionate autostrada e aeroporto, per non dire della attuale scuola marescialli. Le ultime propaggini dello stagno arrivavano fino a dove oggi si trovano le palazzine dell’Università. Sesto Fiorentino fu dichiarato ufficialmente comune alluvionato, anche se in realtà la cittadina si salvò quasi interamente: rimase sommersa ovviamente la frazione dell’Osmannoro. All’epoca gli attuali capannoni industriali e commerciali e le infrastrutture erano presenti solo in minima parte; c’era un piccolo borghetto residenziale di vecchie case verso via del Cantone. Distrutte le poche fabbriche, devastate le case, i campi, morte le bestie, ci furono anche due vittime.  Si tratta del piccolo Leonardo Sottile, di soli tre anni e mezzo, che rimase coinvolto nell’esplosione (dovuto all’effetto dell’acqua) di un deposito di carburante che investì la sua casa. L’altra era Marina Ripari, anche lei di tre anni, una delle storie più strazianti dell’alluvione, strappata dalla furia dall’acqua dalle braccia del babbo che cercava di portare la famiglia in salvo e che se la vide portar via dalla corrente. Il corpo della bambina fu ritrovato solo 18 giorni dopo in un cunicolo di fango.

Leonardo e Marina sono state le due vittime più giovani dell’alluvione, e ancora oggi sono ricordati da particolari cerimonie da parte dell’associazione Firenze Promuove.

Guardando le foto dell’epoca e quelle di oggi l’Osmannoro appare irriconoscibile, ma l’alluvione non è così lontana; a lei si deve se il tratto che separa la città dall’autostrada è segnato da canali e casse di espansione regolate nel corso dei decenni dal Consorzio di Bonifica.

Francesca Gambacciani

Fonti testo e foto:

Aurora Castellani “L’altra alluvione – Il 4 novembre 1966 a Prato, Campi Bisenzio, Signa, Lastra a Signa e Quarrata”, Edizione Medicea Firenze 2016

FirenzePost (https://www.firenzepost.it/2016/10/30/lalluvione-del-4-novembre-1966-larno-devasto-firenze-e-la-toscana-con-unonda-alta-sei-metri-foto/)

Firenze promuove (http://www.firenzepromuove.it/?p=1684)

Sito Lastraonline – sezione Alluvione

Pagina Wikipedia sull’alluvione