CAMPI BISENZIO – Con la pandemia sono cambiate alcune delle nostre abitudini. Tra queste si è modificato, in alcuni casi, il rapporto con il cibo. A spiegare i motivi di queste variazioni legate all’alimentazione è Daniela Pungente, nutrizionista del Centro MeMe. “Questa pandemia – spiega Pungente – ha modificato le abitudini alimentari, in quanto molti si sono dedicati alla cucina, facendo scorte di conserve, surgelati, pasta, riso, farina. Hanno riscoperto la voglia di cucinare, di preparare pizze e pane, dimenticando la vita frenetica che li aveva accompagnati fino al giorno prima. Questo nuovo stile di vita ha portato a un aumento notevole del peso corporeo e ha influenzato negativamente la salute (ad esempio, si è verificato un aumento delle dislipidemie – squilibrio di grassi – e obesità)”. Non per tutti, però lo stare chiusi in casa ha creato disagi alimentari.
“Altri – spiega Pungente – hanno sfruttato la pandemia per riscoprire una sana alimentazione, per trasformare questa situazione in una nuova opportunità di salute, modificando al meglio le abitudini alimentari e limitando gli eccessi e i comportamenti alimentari errati che possono influire negativamente sulla salute. Alcuni hanno riscoperto il sapore della frutta e verdura, che per motivi di tempo non erano soliti preparare”.
Impastare e preparare il pane nel 2020 è stata una scoperta o una riscoperta per molti. Dice Pungente che “è stata una riscoperta gradita per noi biologi nutrizionisti questa passione delle persone per la preparazione casalinga del pane, in quanto il pane ricopre un ruolo fondamentale nella nostra alimentazione. Per questo è importante consumare pane di qualità, al fine di fare una scelta sana e tenere sotto controllo il peso e i valori ematici. I giovani, secondo la mia esperienza, in questo periodo hanno invece voluto abbandonare l’utilizzo del pane e dei carboidrati in generale. Una mia paziente, mi ha proprio esplicitato: ‘Ho evitato di mangiare pasta, pane e affini, perché fanno ingrassare. Non sento l’esigenza di mangiare il pane e posso farne a meno. Evitiamo di inserirlo nuovamente nella mia dieta’. Questa affermazione però non ha alcun fondamento scientifico”.
Secondo Epicentro, che si occupa di epidemiologia per la Sanità Pubblica dell’Istituto Superiore di Sanità, “una sana alimentazione inizia già dalla prima infanzia e il latte materno, in questo senso, è la chiave per assicurare la crescita e lo sviluppo dei bambini. È quindi molto importante dedicare particolare attenzione a come mangiano i bambini in questo “contesto casalingo forzato” in cui il lungo tempo trascorso tra le mura domestiche potrebbe favorire la tendenza a una alimentazione disordinata”. Inoltre, è importante vigilare sull’alimentazione degli anziani “suggerendo loro non solo la scelta di alimenti sani, ma anche piccoli accorgimenti che possono aiutare a rimanere più in salute (ad esempio, limitare il consumo di bevande alcoliche, ridurre il consumo di sale)”.
“La sorveglianza sui disturbi alimentari – dice Pungente – è importante anche e soprattutto per evitare il “rischio ricaduta”, che secondo Epicentro potrebbe portare al “peggioramento della patologia, all’aumento del rischio di infezione da COVID-19 tra chi soffre di disturbi dell’alimentazione, alla possibile comparsa di un disturbo dell’alimentazione ex novo o comportamenti di addiction, all’inadeguatezza dell’offerta di trattamenti psicologici e psichiatrici nel corso dell’emergenza Covid-19”.