Italo e Vilmo di Assieme: ritorno a casa (16)

CALENZANO – Si conclude il soggiorno di Vilmo e Italo di Assieme in Senegal dove si sono recati per le verifiche annuali della scuola costruita dall’associazione. Seguiamo l’ultima pagina del loro diario di viaggio. “Lunedì 11 marzo. Questa è l’ultima mattina in cui siamo svegliati dal muezzin. Dopo colazione ci dividiamo. Italo prende un taxi in […]

CALENZANO – Si conclude il soggiorno di Vilmo e Italo di Assieme in Senegal dove si sono recati per le verifiche annuali della scuola costruita dall’associazione. Seguiamo l’ultima pagina del loro diario di viaggio.

“Lunedì 11 marzo. Questa è l’ultima mattina in cui siamo svegliati dal muezzin. Dopo colazione ci dividiamo. Italo prende un taxi in direzione della scuola, lì c’è un pc con la stampante e il cartaceo aggiornato da lasciare a Christine è molto. Io prendo un altro taxi, direzione Place de l’Indépendance, vado in banca a ritirare soldi dal conto per pagare l’utilizzo dell’auto che, come già avevo spiegato, saranno utilizzati per le dialisi di Oscar.
Quando anch’io arrivo alla scuola, Christine ci aggiorna sull’incontro di ieri con i nostri ragazzi che frequentano l’università. Ognuno preparerà una scheda in cui riporterà l’attuale situazione degli studi e indicherà quali sono le necessità.
Passano a salutarci il Professor Diawara, prima di andare in facoltà, e Oscar che teneva a ringraziarci per l’aiuto che gli diamo. Avevamo anche fissato un appuntamento con Aida Mbaye, la mamma della piccola Marième che la famiglia di Italo sostiene agli studi. Quando facemmo la riunione con i genitori notai che, prima di andare via, lei si fermò a parlare con il nostro pediatra, Dott. Sadibou, a cui chiesi poi se c’erano dei problemi. Il dottore mi raccontò che Marième ha una fastidiosa ernia ombelicale e che la madre gli aveva portato la documentazione medica. Non aveva detto nulla a noi perché la mamma non voleva disturbarci. Io e Italo rimanemmo molto colpiti dall’umiltà di questa persona che, malgrado il bisogno, non intendeva chiederci nulla. L’avevamo fatta chiamare ed ora siamo davanti a lei a tranquillizzarla e spiegargli che faremo tutto il possibile per far sì che Marième possa essere operata, un intervento che, per i costi, loro non potrebbero mai permettersi. Sadibou seguirà per noi tutto l’iter tenendoci continuamente aggiornati.
Infine l’ultimo incontro con le nostre maestre e le direttrici. Siamo orgogliosi di come è gestita la scuola e delle capacità e coesione del gruppo docenti che è stato in grado di creare un’atmosfera serena in cui i bimbi sono felici di frequentare la scuola. In dodici anni molti cambiamenti sono stati fatti ed ora siamo riusciti a creare un equilibrio molto bello, e questo a tutto vantaggio dei bambini.
I saluti sono sempre tristi. I bimbi sono tutti in attesa di chi deve venire a prenderli e si sbracciano per salutarci. E poi gli abbracci con le maestre e le inservienti, e c’è chi ha le lacrime agli occhi. E noi scappiamo a mangiare un boccone e poi verso casa per caricare le valigie e restituire le chiavi. Arriva anche Papis a salutarci, portandoci dei doni che le donne di Jokko ci inviano. Ci sono sei bottiglie da un litro di sciroppo di frutta di loro produzione che non sappiamo dove mettere, le valigie già al limite del peso consentito in aereo. Le lasciamo a Christine che le porterà a scuola, useranno lo sciroppo per fare le bibite per i bambini. Scendiamo per l’ultima volta i diciotto gradini di casa, costruiti così curiosamente che non ce n’è uno con la stessa altezza, e buttiamo i nostri bagagli in macchina.
Nell’autostrada per l’aeroporto il caldo è pesante, la temperatura del vento da nord sembra quella di un asciugacapelli. A circa tre chilometri dall’aeroporto, la Renault 25 TurboD si ferma con l’acqua che bolle. Aspettiamo che il tutto si raffreddi un po’ e versiamo nel radiatore le tre bottiglie di acqua minerale, di cui due gassata, che abbiamo in bauliera. Meno male che siamo partiti con largo anticipo! La macchina riparte e ci scarica davanti all’aerostazione. Abbracciamo Christine e Ibrahima, siamo rimasti soli. Notiamo sulla pista un Boeing 737 della Ethiopian Airline, uguale a quello che pochi giorni fa, in uno schianto, si è portato via altri volontari italiani. Noi aspettiamo il nostro 777 per Parigi, lasceremo le poche luci africane dietro di noi e domattina saremo lì. Poi il volo per Firenze”. FINE

Foto di Assieme