SESTO FIORENTINO – “Il sentiero del pensionato, si chiama così per un altro motivo”. La soddisfazione nello scrivere un libro è incontrare qualcuno che l’ha letto e vi fa i complimenti. Ma se quel qualcuno vi fa anche un appunto, una precisazione su quello che c’è scritto? E’ bene prenderne atto, fare mea culpa e, visto che il libro in questione raccoglie tante storie di Sesto pubblicate nel tempo su Piananotizie.it, fare qui le debite scuse e correzioni. Del “Sentiero del Pensionato”, ripidissima stradicciola che da sopra Gualdo porta su fino alla prima punta, se ne parla nel libro “Tutto quello che avreste sempre voluto sapere su… Sesto” nel capitolo sui nomi dei luoghi di Monte Morello. E si ipotizza che, realizzato non troppi decenni fa e dunque molto dopo la Treggiaia, fosse stato chiamato così perché più agevole agli anziani. La realtà sarebbe un’altra: secondo l’ex assessore Piero Bosi, quel benedetto sentiero (ripido e difficile, in realtà, anche per i più giovani) si chiamerebbe così perché fu proprio un pensionato (sestese, ovviamente) a realizzarlo, giorno dopo giorno, creando un varco passando e ripassando e poi sistemando i sassi con attrezzi e piccozze. E questo spiegherebbe anche la natura impervia e con balzi e gradini “irregolari” di un sentiero creato da non molto tempo e tutto a mano. E bravo il pensionato!!!
Un appunto più “storico” (e se vogliamo anche “politico”) ci è stato rivolto invece da Marco Giachetti della Pro Sesto. Nella storia dell’eccidio del lunedì di Pasqua il nostro libretto riporta tra i nomi delle vittime quella del Dottor Brunetto Fanelli. “Dottore”, appunto, come sempre si trova nelle fonti e documenti sulla Resistenza e come del resto è scritto anche sulla lapide memoriale. E subito viene da pensare ad un medico, preso per caso nel rastrellamento dai nazifascisti. Non proprio, ha precisato Giachetti: dottore era, ma nel senso di laureato, non di medico. Di lavoro il Fanelli gestiva la segreteria personale nientedimeno che di Giovanni Gentile, il filosofo fiorentino figura di spicco del fascismo. Un episodio dunque che evidenzierebbe il clima di violenza insensata in cui era precipitata l’Italia nell’ultima fase della Guerra, quando i nazifascisti rastrellavano e uccidevano senza troppo badare per il sottile chi avevano davanti.
Oppure… Secondo alcuni quel legame evidenzierebbe una funzione diversa dell’eccidio di quel lunedì, avvenuto per l’appunto poco prima dell’uccisione di Gentile e della fine della Guerra: forse figure, portacarte, informazioni e documenti scomodi dovevano essere fatti sparire…
Un elemento che aggiunge qualcosa al racconto di quella Pasquetta, senza nulla togliere al senso di atrocità e di orrore per quel che accadde quel giorno.
Francesca Gambacciani
Ps: le spiegazioni sui nomi di Sesto Fiorentino e Monte Morello e la storia dell’eccidio del Lunedì di Pasqua sono sul libro “Tutto quello che avreste sempre voluto sapere su…Sesto” edito da Apice Libri.
Si ringraziano ancora Piero Bosi e Marco Giachetti per le informazioni.