SIGNA – Parigi è dal 1976, anno in cui andò per la prima volta in vacanza nella capitale francese, la sua seconda casa. E il destino ha voluto che lei fosse in volo proprio verso Parigi a poche ore dalla strage nella redazione di “Charlie Hebdo”. Che il destino possa riservarci degli strani “intrecci” è risaputo, certo è che quando si vive un evento così drammatico all’estero, da una parte non ne capisci subito la dimensione mentre dall’altra lo vivi appunto con un’altra intensità sulla pelle. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Roberta Paoli, residente a San Mauro, che è partita da Peretola il 7 gennaio subito dopo pranzo mentre Parigi era al centro di uno dei giorni più drammatici della sua storia recente. “Ho saputo dell’accaduto consultando Facebook – racconta – ma ho iniziato a rendermi realmente conto di quanto stava succedendo una volta scesa dall’aereo. Parlando con il conducente del taxi ho capito dalla sua commozione che era successo qualcosa di drammatico”. Lo stato di tensione era evidente: “I controlli erano serrati, la polizia presente dappertutto, davanti agli obiettivi sensibili, molti anche in prossimità dei musei. Insomma, la reazione a quanto accaduto era visibile anche se, per assurdo, al di là della presenza delle forze dell’ordine, tutto era apparentemente normale”. E la prima riprova che quelli parigini siano stati giorni ricchi di tensione è arrivata dal falso allarme bomba che ha coinvolto la metropolitana, proprio mentre la Paoli era su uno dei vagoni: “Lì ho avuto paura”. Le informazioni, oltre che da Internet, arrivavano da giornali e televisione e dal suo hotel, che si trovava nel quartiere latino, ha potuto vivere praticamente in presa diretta quei momenti che sono stati drammatici anche per tutto il resto del mondo: “La cosa che mi ha colpito di più è stato il suono delle sirene, un suono ripetitivo, continuo, il “messaggio” più nitido di una città sotto assedio…”. Poi, Roberta Paoli ha partecipato alla manifestazione che domenica ha catalizzato tutti gli occhi del mondo su Place de la Republique: “E’ stato un momento che non dimenticherò, personalmente non ho mai visto così tanta gente in strada o in una piazza, Oltre alle dimensioni, però, mi ha colpito lo spirito dei partecipanti, con tantissime persone con tanto di cartello con la scritta “Je suis Charlie” ma anche bambini con i genitori che spiegavano loro cosa stesse accadendo. Un’atmosfera sentita ma al tempo stesso “delicata”, decisamente composta”. In altre parole, il dramma di quanto appena accaduto accompagnato dalla forza di ribadire valori che non possono essere messi in discussione. “E’ evidente – spiega – che un momento così ti permette di respirare appieno certe sensazioni emotive, quelle di un popolo e di una città che da lontano non puoi cogliere in modo altrettanto evidente. Quella gente parlava e diceva cose fondamentali”. La marcia ha preso il via intorno alle 15 per concludersi la sera dopo cena ma già dalla mattina c’erano tantissime persone in strada e alla fine – per fortuna, aggiungiamo noi – l’importanza del messaggio è stata al centro di tutto: della libertà e di una piazza che l’ha sicuramente valorizzata. Ed è essere stata in quella piazza ha provocato delle sensazioni nella cittadina signese che, ne siamo sicuri, non dimenticherà mai.
Il racconto di una signese a Parigi: “Non dimenticherò mai quella piazza”
SIGNA – Parigi è dal 1976, anno in cui andò per la prima volta in vacanza nella capitale francese, la sua seconda casa. E il destino ha voluto che lei fosse in volo proprio verso Parigi a poche ore dalla strage nella redazione di “Charlie Hebdo”. Che il destino possa riservarci degli strani “intrecci” è […]
