CAMPI BISENZIO – In tandem si va in due. E, a volte, anche gli articoli si possono scrivere in due. In due come in questo caso con Giovanni Grossi che, per la sua rubrica “I diari del tandem”, si è fatto accompagnare da Carlo Andorlini, sia sul tandem che davanti al computer. Partendo dal Ponte Vecchio, a Firenze, per arrivare al ponte della Rocca a Firenze. Dall’Arno al Bisenzio, parlando del perchè bello pedalare ma anche per augurare buona Pasqua ai lettori di Piananotizie.
C’era una volta una televisione, o meglio, c’era una volta la prima volta che alla televisione mandarono in onda il film “La donna che visse due volte”. Kim Novak è di una bellezza pura e indiscutibile. James Stewart si avvicina a lei con l’intenzione di chiederle di fare un giro insieme in macchina. Lei gli risponde così: “da soli si va in giro, in due si va sempre da qualche parte”. E’ un bel si. Si parte! C’era una volta una bici, o meglio, c’erano tre ragazzi che pedalano insieme sulle loro tre bici. A Giovanni, Carlo e Gigi non basta solo pedalare, cercano di dargli un senso non andando solo in giro, ma seguendo il monito di Kim: avere un obiettivo. Ne parlano continuamente ed un giorno Carlo decide di mettere in bella i loro pensieri: sarà la carta e l’identità dell’associazione Tandemdipace. E quei tre, insieme a tanti altri, diventano un noi. Due di questo noi, ovvero i sottoscritti Giovanni Grossi e Carlo Andorlini, oggi sono saliti su un tandem per pedalare dal Ponte Vecchio al ponte della Rocca a Campi. 15 km tra piste ciclabili, parchi, argini e strade poco frequentate, 7 ponti di cui 5 sull’Arno, 1 sul Mugnone e 2 sul Bisenzio e, soprattutto, 7 buoni motivi per continuare a pedalare: il tempo, la pazienza, la fatica, la mediazione, l’ascolto, la lungimiranza, gli stili di vita. E per ogni ponte abbiamo cercato di recuperare la memoria delle parole scritte ormai 13 anni fa. Sul ponte Santa Trinita pensiamo al TEMPO. Sì, “in bicicletta il tempo si dilata, solo con il giro di pedale si riesce ad avere un rapporto equilibrato con i propri pensieri, con le cose che vedi. Vedere è più di guardare, ti fa entrare dentro le cose”. Sul ponte Amerigo Vespucci, di fronte alla targa che rappresenta i suoi viaggi, ricordiamo i chilometri percorsi da noi piccoli esploratori di nuovi mondi. “Attraverso le attese, lungo i chilometri che in salita sembrano non voler passare, in compagnia di altri che hanno altri passi e altre modalità, si impara il GUSTO DELLA PAZIENZA, la gestione del proprio stato d’animo, la propensione all’ascolto delle cose e di chi sta di fronte”. Al ponte della tramvia, vicino alla stazione dedicata a Carlo Monni, arrivano i primi profumi di Campi e la prima fatica. Ci si riposa sulla bellissima panchina doppia sotto il ponte dell’Indiano e di lato al Mugnone che si getta nell’Arno. “LA FATICA è un mestiere, poco scelto ultimamente. Una vita che non conosce fatica è una vita che non sa apprezzare. Il tutto facile è spesso motivo di superficialità, poco approfondimento, poca apertura mentale”. Di nuovo in sella lungo l’Arno, sotto la stazione di San Donnino e poi sull’argine di fossi e del Bisenzio. C’è bisogno di LUNGIMIRANZA, della lungimiranza tipica di chi guarda una cartina e sa che dovrà distribuire il proprio sforzo in una miscela equilibrata fra grinta, costanza, cautela e tenacia per arrivare all’obiettivo finale. E senza carburante aggiunto. La vita può far male se non hai stile. Siamo arrivati al ponte della Rocca a Campi. Entriamo in farmacia alla ricerca di qualcuno che ci faccia una foto. Facciamo presto perchè abbiamo una cena fissata con Gigi e altri amici. E’ quasi buio e la Rocca che fa da guardia al fiume è proprio bella. Auguri di Buona Pasqua e di buone nuove pedalate!
Giovanni Grossi – Carlo Andorlini