Furgone incastrato nel sottopassaggio della ferrovia: da Lastra a Signa a San Mauro un’odissea

LE SIGNE – L’odissea ha il colore bianco del furgone, l’ennesimo mezzo pesante, rimasto incastrato nel sottopassaggio della linea ferroviaria che passa dalla stazione di Signa, vicino a piazza Cavallotti. Furgone al quale, proprio mentre sto scrivendo, stanno sgonfiando le ruote per vedere di poterlo spostare. L’odissea ha il colore azzurro dei lampeggianti della Polizia […]

LE SIGNE – L’odissea ha il colore bianco del furgone, l’ennesimo mezzo pesante, rimasto incastrato nel sottopassaggio della linea ferroviaria che passa dalla stazione di Signa, vicino a piazza Cavallotti. Furgone al quale, proprio mentre sto scrivendo, stanno sgonfiando le ruote per vedere di poterlo spostare. L’odissea ha il colore azzurro dei lampeggianti della Polizia municipale, intenta a sbrogliare una matassa alquanto complicata. L’odissea sono le lancette dell’orologio che, impietosamente, hanno certificato che partendo da Lastra a Signa, zona Ipercoop, sono arrivato a San Mauro dopo un’ora e venti. Nel mezzo il furgone incastrato e un traffico che, già intenso di suo a quest’ora del pomeriggio, è gonfiato a dismisura. Con code, in entrambe le direzioni, decisamente lunghe e il motore spento a ridosso del ponte sull’Arno. Per provare a inquinare di meno ma anche a mettere in evidenza, neanche tanto simbolicamente, la resa. La resa di chi, per esempio, deve fare tutti i giorni questo tratto di strada. La cosa, per fortuna, non mi riguarda, ho visto però di fronte a me automobilisti assuefatti dalla situazione. Quasi abituati a “incidenti” e disagi del genere. L’odissea, al netto di tutte le polemiche, anche queste quotidiane, sulla fattibilità di un nuovo ponte sulla’Arno, ci sia consentito, è anche quello che hanno dovuto subire in tanti magari perché non si è letto o visto il cartello stradale che indica i limiti per attraversare il sottopassaggio. Evitando in questo modo, se si fosse fatto di non tagliare, anche se parzialmente, i collegamenti fra due Comuni ma, più in generale, di un’intera area metropolitana. L’odissea, per quanto mi riguarda, per fortuna è finita. La coda, anzi le code purtroppo ancora no.

Pier Francesco Nesti