CAMPI BISENZIO – Venerdì Santo, siamo nel “centro” del Triduo pasquale e, così come negli anni passati, ci piace rinnovare un appuntamento che è diventato tradizione per chi ci segue costantemente e lo fa sempre con grande affetto. E come in occasione del Natale, anche a Pasqua don Giovanni Momigli ha inviato alla nostra redazione e ai lettori di Piananotizie una serie di riflessioni sul periodo che ci attende. Auguri che ovviamente rivolgiamo anche noi allo stesso don Giovanni e a chi ci legge tutti i giorni. Buona Pasqua.
La Pasqua non è solo una festa importante, ma il centro della fede cristiana. Nessuno può dirsi cristiano, anche se praticante devoto, se non crede che «Cristo è risuscitato dai morti» e che lui è «primizia di coloro che sono morti» (1 Cor 15,20). La speranza in Cristo è piena se non si riduce al solo presente, ma si proietta oltre il tempo e la morte: «Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini» (1 Cor 15,19). Proprio perché proiettata oltre il tempo e la morte, la speranza cristiana illumina, orienta e sostiene il cammino quotidiano e spinge a mettersi in gioco per affrontare e superare le contraddizioni del presente, per rendere più umano il mondo. Il primo annuncio della risurrezione di Gesù, come viene narrato dai vangeli, è caratterizzato dal buio. Un buio che non spaventa perché sta per essere sopraffatto dalla luce del mattino: «Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio» (Gv 20,1). E la prima esperienza che le donne e i discepoli fanno non è caratterizzata da un’evidenza, ma da un’assenza inspiegabile, che crea disorientamento: la grande pietra posta all’ingresso del sepolcro è stata tolta e il sepolcro era vuoto. Buio, vuoto e disorientamento, però, sono vinti: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5). Cristo è risorto! Buio, vuoto e disorientamento segnano anche questo nostro tempo, generando, in molti, sfiducia e senso di impotenza. Le tracce luminose che appaiono nel buio delle notte di molti popoli sono il perverso frutto dalla guerra e portano morte. Ingiustizia, emarginazione e morte si moltiplicano anche dove tacciono le armi, ma si combatte con ogni mezzo, lecito e illecito, per la supremazia: di una persona sull’altra, di un gruppo sull’altro, di una nazione sull’altra. Abbiamo bisogno di ritrovare il senso del nostro essere nel mondo, di riscoprire i bisogni più profondi del cuore umano e di vivere l’oggi con una visione di futuro, valorizzando i semi di speranza diffusi nel nostro presente e aprendosi a collaborazioni e sinergie nuove: pensare di fare da soli è una pericolosa illusione. Per celebrare la Pasqua di Cristo nella carne viva della vita è necessario credere e rendersi disponibili a una nuova fraternità e lasciare che la speranza guidi scelte e comportamenti nuovi: con la risurrezione di Cristo si aprono frontiere, si spalancano porte, si abbattono muri, si sciolgono nodi. Quello che è ritenuto impossibile diviene realtà.
Ricordiamoci e sosteniamoci nella preghiera.
Buona Pasqua!
Don Giovanni Momigli