SIGNA – Non c’è dubbio che a Signa la festa della Beata, oltre a essere uno degli appuntamenti più attesi nel corso dell’anno, è anche uno di quei momenti che fa tornare alla mente una tradizione antichissima. Una festa che prende spunto dalla traslazione delle spoglie della Beata e che, anno dopo anno, si evoluta fino ai giorni nostri. Un tempo, infatti, le feste erano due: il lunedì di Pasqua per ricordarne la traslazione e il 9 novembre, giorno della sua morte avvenuta nel 1307. Due feste che, fino agli inizi del Novecento, venivano chiamate anche “feste dei doni”.
All’epoca diverse processioni partivano dalle varie parrocchie del territorio delle Signe, portando olio per la lampada votiva che si trovava nella Pieve di San Giovanni mentre i doni venivano portati simbolicamente da bambini vestiti da angeli collocati sulla groppa di un asino. I ciuchini, accompagnati dalle diverse confraternite del territorio, arrivavano fin dentro la Pieve dove avveniva un piccolo rituale legato a un miracolo della Beata Giovanna: il bambino lasciava volare libero un passerotto davanti all’urna della Beata stessa e, come per la colombina a Firenze, il volo alto del passerotto veniva interpretato come segno di benessere e prosperità.
A partire dagli anni Settanta poi il corteo storico che si svolgeva in precedenza soltanto in occasioni particolari, come per esempio la fine della guerra, è diventato parte della processione di ogni anno con quasi 400 figuranti.
Attualmente le cerimonie iniziano nel pomeriggio di Pasqua con l’apertura dell’urna ad opera del pievano, del governatore della Compagnia e del sindaco in memoria delle tre diverse chiavi che venivano utilizzate in passato per aprire la cappella in cui si trovava l’urna della Beata.
Il lunedì una grande processione si conclude con la benedizione del Pievano dal pulpito esterno alla Pieve di San Giovanni mentre il triduo si conclude il martedì con una messa concelebrata e la chiusura dell’urna.
Alcune curiosità: in passato esisteva una certa “rivalità” fra le varie parrocchie e avere il bambino più bello o il corteo più numeroso era motivo di vanto. Se guardiamo al presente l’assessore alla pubblica istruzione Giampiero Fossi può detenere un piccolo record in quanto, come angiolino, “è salito” sul ciuco di Castello per ben due anni, nel 1959 e nel 1960. Bellissimo il ciuchino di San Martino che dalla riva sinistra dell’Arno portava ben tre angiolini.
La festa della Beata era caratterizzata da molti momenti ricreativi che ne accompagnavano gli aspetti più sacri come il grande luna park che fino a metà degli anni Sessanta occupava tutto il centro di Signa; in queste manifestazioni la Filarmonica di Signa ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza. Qui di seguito il programma completo dell’edizione 2018 della festa della Beata e due immagini storiche, la prima risalente agli Trenta, la seconda agli anni Sessanta.