CALENZANO – C’è preoccupazione da parte dei lavoratori della Tnt di via del Pratignone che, come nelle altre sedi italiane, sono scesi in sciopero per tutto il giorno per protestare contro i licenziamenti annunciati dall’azienda.
“Ci preoccupa questa situazione – dice Andrea Cantini della Rsu Filt Cgil – perché in due anni non si è visto nulla e il lavoro è diminuito. L’azienda non ha investito neppure sulla formazione del personale, ma ha scelto di mandare via la gente”.
Per la sede di Calenzano il licenziamento interessa 7 persone, altre dieci sono quelli delle sedi del resto della Toscana per un totale in Italia di 239 dipendenti.
Stamani i lavoratori si sono riuniti in presidio davanti ai cancelli dell’azienda proprio “a seguto – si legge in una nota di Filt Cgil area metropolitana – del rifiuto netto da parte dell’azienda, specializzata in attività di spedizioni espresse, della richiesta sindacale di ritiro della procedura di licenziamento del 239 dipendenti dichiarati in esubero”.
Questa mattina ha portato la propria solidarietà ai lavoratori anche il sindaco Alessio Biagioli.
Secondo i sindacati dei trasporti “l’unico obiettivo perseguito da Tnt rimane quello delle riduzione del costo del lavoro attraverso il licenziamento dei lavoratori senza aprire una reale e stringente confronto sulla strategia aziendale senza un credibile piano di rilancio delle attività, ancora più necessario al fine di garantire le lavoratrici e i lavoratori nell’ambito della possibile acquisizione di Fedex”.
“La questione che ci preoccupa – dice Cantini – è che circa due mesi fa sono stati assunti 11 lavoratori per la notte e ora ne vengono licenziati 7. Le persone che lavorano qui sono tra i 40 e i 60 anni e non abbiamo ammortizzatori sociali”.
Secondo i sindacati “è necessario proseguire il confronto sulla riorganizzazione del lavoro, fermo restando il ritiro della procedura, anche attraverso iniziative di maggiore flessibilità degli orari di lavoro e di efficientamenti delle aree produttive, prevedentdo tutti gli opportuni strumenti di salvaguardia dell’occupazione quali la solidarietà, ammortizzatori sociale, strumetni di ricollocazione produttiva ed incentivi alla pensione”.
Quello di oggi, dicono i sindacati, sarà il primo di una serie di scioperi a partire da settembre.
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