Beata Giovanna, “Codice Membranaceo”: l’autore sarebbe Naccio de’ Mazzinghi

SIGNA – Il territorio signese si arricchisce di un’altra importante ricerca. E’ quella portata avanti da Vito Gentile e Andrea Gradi, entrambi membri del comitato scientifico della Pro loco, e che riguarda il “Codice Membranaceo” conservato presso la Pieve di Signa e redatto da uno scrittore anonimo. Il manoscritto, infatti, relativo a “Vita e miracoli […]

SIGNA – Il territorio signese si arricchisce di un’altra importante ricerca. E’ quella portata avanti da Vito Gentile e Andrea Gradi, entrambi membri del comitato scientifico della Pro loco, e che riguarda il “Codice Membranaceo” conservato presso la Pieve di Signa e redatto da uno scrittore anonimo. Il manoscritto, infatti, relativo a “Vita e miracoli della Beata Giovanna da Signa” (al quale tutti coloro che hanno scritto della Beata hanno preso spunto), sarebbe stato scritto dal Pievano Naccio de’ Mazzinghi. Il codice è conservato da sette secoli nel nostro Comune e in seguito alle ricerche di Gentile e Gradi è stato scritto da un prete, diventato Pievano, “il che – si legge nella ricerca – da una valenza maggiore a quanto riportato sui miracoli della Beata Giovanna”. I risultati del lavoro svolto sono stati presentati questa mattina in Comune insieme all’assessore alla cultura Giampiero Fossi. Risultati in base ai quali Gentile e Gradi non escludono che “avendo riportato per ultimo il racconto sulla nascita della Compagnia dei Bianchi e del relativo miracolo, e che poi nel 1835 si trasformerà nell’Opera della Beata Giovanna, Nacccio de’ Mazzinghi fosse ancora Pievano a Signa potendo così assistere all’apertura della vecchia cassa e, trovando il corpo “incorrotto”, avesse fatto pressioni sul Capitolo fiorentino perchè diventasse Beata se non addirittura Santa”. “Lo stesso Marco Lastri (anche lui fra gli scrittori più importanti sulla vita della Beata Giovanna) – hanno aggiunto – ipotizza che, in seguito alla scrittura del codice, la Beatificazione di Giovanna possa essere avvenuta fra il 1385 e il 1399. Ma come abbiamo ribadito più volte, l’incendio avvenuto all’Arcidiocesi di Firenze nel 1533 bruciò quasi tutta la documentazione e pertanto le nostre supposizioni restano ipotesi valide ma non confortate da alcuna documentazione”. Quello che abbiamo di fronte – ha detto Fossi – è un punto di partenza significativo, un documento importante. Da parte mia non posso che accogliere con soddisfazione tutti quegli studi, fra l’altro appronfonditi, che portano nuove luci su vicende storiche di cui si pensava di sapere tutto o quasi”. Le considerazioni dei due studiosi si basano su vari elementi: dal testo scritto in latino al desiderio di riportare per scritto i miracoli della Beata;dal fatto che un Pievano viene miracolato e Naccio de’ Mazzinghi lo era. Insomma tanti indizi che portano appunto allo stesso Naccio de’ Mazzinghi e che, nel trascrivere questo Codice, ci consente di partecipare da oltre 700 anni alla festa della Beata Giovanna.