Sciopero della moda, gli operai Montblanc montano le tende in via Tornabuoni

FIRENZE – Centinaia di operai in più di 40 aziende oggi hanno incrociato le braccia per lo sciopero interprovinciale 8×5, contro lo sfruttamento nelle filiere della moda e in solidarietà alla lotta dei lavoratori in appalto della Montblanc. Lo sciopero tra le province di Prato e di Firenze ha coinvolto pelletterie, confezioni, tintorie, stamperie, tessiture, […]

FIRENZE – Centinaia di operai in più di 40 aziende oggi hanno incrociato le braccia per lo sciopero interprovinciale 8×5, contro lo sfruttamento nelle filiere della moda e in solidarietà alla lotta dei lavoratori in appalto della Montblanc. Lo sciopero tra le province di Prato e di Firenze ha coinvolto pelletterie, confezioni, tintorie, stamperie, tessiture, logistiche, stirerie, fabbriche di accessori. Sono tornati a scioperare gli operai delle otto ditte che con lo Strike Day iniziato lo scorso 6 ottobre hanno conquistato un contratto regolare. Dietro ognuna di queste 40 aziende, si legge in una nota dei Sudd Cobas – c’è una storia di riscatto collettivo dallo sfruttamento, dai turni di dodici ore, dal lavoro nero, dal caporalato. Tante storie che insieme fanno un movimento. Un movimento che fino a qualche anno fa nessuno avrebbe immaginato e che ora non si può più ignorare”.

“Dopo le due settimane di picchetti diffusi nel distretto durante lo Strike Day e i tremila scesi in piazza a Seano, – continuano dal sindacato – la lotta contro il “superfruttamento”, oggi arriva nel cuore di Firenze e mette le tende. Perché c’è un filo invisibile che lega i capannoni anonimi della provincia con le boutique di lusso di via Tornabuoni. La storia dei lavoratori in appalto Montblanc ci racconta la verità scomoda, e nascosta, del “Made in Italy”: operai pagati 3 euro l’ora che producono borse in vendita a 1.500 euro l’una. E non solo. Un fondo finanziario che delocalizza la produzione quando gli operai rivendicano e ottengono un contratto regolare, turni di otto ore e i diritti previsti da leggi e Ccnl. Prima di andare a montare le tende davanti alla boutique di Montblanc abbiamo raggiunto il palazzo della Regione in piazza Duomo. Qui gli operai hanno consegnato una lettera aperta al presidente Giani. Gli operai chiedono alla politica di avere almeno una parte del loro coraggio. In mesi di attività del tavolo di crisi aperto in Regione, il fondo finanziario Richemont non è mai stato neanche convocato. Intanto, mentre gli azionisti si sono appena spartiti utili milionari, i lavoratori che hanno “osato” richiedere diritti sono in procedura di licenziamento”.

“Per essere davvero contro lo sfruttamento bisogna avere il coraggio di mettersi contro chi sfrutta, anche quando sono fondi finanziari miliardari proprietari di noti brand della moda. La Procura di Milano – con le indagini che hanno portato al commissariamento di Dior e Armani – ha già certificato quello che da anni denunciamo: lo sfruttamento nelle filiere delle moda e del lusso è un fatto sistematico. La “ditta cinese” è parte del sistema. I grandi brand della moda sono i “padroni” del sistema. Lo sfruttamento in queste filiere non è qualcosa che “sfugge” ai brand, ma è il prodotto delle loro politiche volte al “massimo profitto tramite il massimo risparmio”. Lo sfruttamento, in altre parole, è un fatto “matematico”: il brand esternalizza la produzione imponendo tariffe così basse per le lavorazioni che le ditte in appalto (spesso a conduzione cinese) possono “starci dentro” solo sfruttando o evadendo il fisco, o più spesso facendo entrambe le cose”. Le tende degli operai in appalto della Montblanc resteranno piantate nel cuore dello shopping di lusso fiorentino fino a domani, 26 ottobre, quando alle 17.30 manifesteranno nuovamente davanti alla boutique del brand in occasione della giornata di Convergenza Europea.