SIGNA – “Dispiaciuti e solidali”: la lista “A Sinistra per Signa” si esprime così nei confronti dei Progressisti per Signa commentando le parole con cui, unitamente ad Alleanza Verdi Sinistra, hanno definito “chiuso il rapporto con l’attuale amministrazione comunale” a seguito della composizione della giunta che di fatto, per usare le stesse parole delle due forze politiche, “ha premiato liste che alle elezioni hanno ottenuto meno voti”. “Siamo dispiaciuti e solidali – dicono – con la lista Progressisti per Signa che non ha avuto alcun riconoscimento diretto nella guida amministrativa della città. Non vogliamo accendere fuochi, ormai l’elettorato si è espresso e, sia pure per una manciata di voti, nelle frazioni più che a Signa centro, è giusto governino Giampiero Fossi e il Pd con le altre liste a lui collegate”. “Tuttavia – afferma colui che di “A Sinistra per Signa” era il capolista, Francesco Stellacci – spero adesso sia più chiaro perché abbiamo fatto una scelta antagonista, “partecipativa”, pur andando con liste civiche di riferimento a ideologie contrapposte alla nostra, appoggiando il progetto di Monia Catalano. Ancora una volta il Pd ha dimostrato di essere “egemone” e, come già successo cinque anni fa, non c’è stato spazio in giunta per una compagine a sinistra dei Dem. Siamo testimoni di quanto i Progressisti Per Signa si siano impegnati in questa campagna elettorale e trovo ingiustificata la loro assenza con ruoli di responsabilità diretta, anche perché sono risultati la terza lista per preferenze. Questa è la dimostrazione che a Signa non c’è posto per una sinistra vera al governo, né progressista, né antagonista. E su questo invito i Progressisti per Signa a fare una riflessione seria”.
“Per assurdo, ma solo per chi non ha compreso l’operazione politica de “La Signa che Vorrei”, – aggiunge Stellacci – se avesse vinto Monia Catalano, come più volte pubblicamente ribadito dalla stessa candidata anche dopo i risultati del primo turno, in giunta ci sarebbe stato un rappresentante della sinistra alternativa, a dimostrazione che il famoso e tanto denigrato “minestrone”, tale non era, ma voleva semplicemente essere espressione partecipata di tutti i cittadini, a prescindere dagli ideali politici nazionali, tenuti insieme da un programma condiviso che faceva proprio della “partecipazione” il suo fulcro e che aveva solo a cuore il futuro di Signa attraverso un nuovo modo di amministrare, più vicino ai cittadini, più lontano dai diktat e dai desiderata delle logiche partitiche. Il tentativo era quello di interrompere l’oligarchia decennale del potere dei democratici signesi perché con l’alternanza, e solo con quella e con un passaggio all’opposizione, si sperava di portare il Pd a riavvicinarsi alla gente, a ritrovare un dialogo collaborativo con il territorio e i suoi abitanti, a uscire da un isolamento che le scelte di queste ultime ore sottolineano essere ancora tale: in pochi si decide per tutti, e questo a noi di “A Sinistra per Signa”, che rivendichiamo la nostra collocazione politica al di là di aver fatto parte di una coalizione “estemporanea” per motivi contingenti e non certo ideologici, non ci è stato e non ci starà mai bene”.