
CAMPI BISENZIO – Il 1 luglio, per il mondo del calcio, è come il 1 gennaio: è l’inizio dell’anno nuovo. Comincia la prossima stagione che si concluderà il 30 giugno 2025 e si possono formalizzare (quest’anno fino al 30 agosto) le operazioni di acquisto e cessione dei calciatori. Intanto, agli Europei la Nazionale ha dimostrato il livello attuale del calcio italiano, fallimentare, con la netta eliminazione subita dalla Svizzera negli ottavi della finale. Un fallimento che va analizzato, al di là delle tante responsabilità di giocatori e tecnici azzurri. Una delle grosse differenze, rispetto ai maggiori campionati europei, è la ritrosia delle squadre italiane a lanciare ed impiegare giovani calciatori. Il nostro calcio è speculativo, ancora profondamente condizionato dall’eccesso di tatticismi, di furbizie messe in campo, dalla capacità di sfruttare gli episodi – e non il gioco – per ottenere il risultato: per questo è fondamentale il calciatore esperto a scapito del giovane.
Questo è anche l’esito del governo assoluto di pochi grandi club che perseguono i propri interessi, a partire dalla riscossione dei diritti televisivi, a scapito della vitalità del movimento. Si riempiono i bilanci delle società di plusvalenze, le tasche ai dirigenti e ai procuratori, ma non si investe nel calcio di base. La Lega Serie A comanda, nei fatti, sulla Federazione costretta a rincorrere il volere dei club con la paura che se ne vadano definitivamente dall’ambito federale. È, in campo calcistico, quella secessione dei ricchi a cui assistiamo nella società e che inasprisce ed aumenta le diseguaglianze sociali, impedendo la tassazione delle rendite finanziarie. Quello che interessa a molti proprietari sono proprio gli “scudetti” finanziari, non quelli sportivi.
Lo vediamo bene a Firenze, dove “i soldi non sono un problema”, ma non certo per rafforzare la Fiorentina che, così come negli ultimi anni della gestione Della Valle, continua a essere in autofinanziamento economico (il costo tra acquisti e vendite deve essere sempre zero, meglio se avanza qualcosa). Abbiamo vissuto un’ulteriore delusione con la seconda finale di Conference League e molti di noi faticano ad accettare l’idea che si debba essere contenti di un ottavo posto in campionato. Lo scorso anno, per attrezzare la squadra, venne fatto un massiccio ricorso a prestiti (Arthur e Maxime Lopez in estate, Belotti e Faraoni a gennaio) che, oggi, sono stati tutti restituiti al mittente. Un esplicito riconoscimento di scelte errate che accompagnano, ormai da anni, anche la maglia principe, quella del centravanti. Ceduto Vlahovic, alla Juventus, quando era capocannoniere abbiamo provato a rimpiazzarlo con Cabral, Piatek, Jovic, Nzola…
In questi giorni la prima mossa di mercato in entrata della Fiorentina ha lasciato sbigottiti. Non tanto per la scelta, Kean attaccante di 24 anni, un passato da talento destinato ad affermarsi ed un presente di zero reti segnate nello scorso campionato con la Juventus. Al di là delle valutazioni sul calciatore e sulle sue possibilità di recuperare da noi il talento perduto, l’aspetto sconcertante di questa vicenda è stato la data di acquisto: entro il 30 giugno, in tempo perché la Juventus potesse inserire nel proprio bilancio economico un’iniezione di liquidità. Insomma, un piacere, un aiuto dato ai gobbi. A ben vedere anche il prezzo è eccessivo (13 milioni di euro di parte fissa, due milioni di bonus facilmente raggiungibili, bonus extra più difficili da raggiungere che potrebbero portare la cifra finale a 18 milioni), il contratto di Kean scadeva tra un anno e, quindi, l’affare economico lo doveva fare chi comprava e non chi vendeva.
Conosciamo la risposta: siete provinciali, pensate sempre alla Juventus… Sta di fatto che i non provinciali (il proprietario americano), in questi anni ha ceduto ai bianconeri i pezzi pregiati (Chiesa e Vlahovic) ed ha sollecitamente preso i giocatori che i gobbi non volevano tenere. Speriamo che il nostro futuro sia migliore e, in attesa che la nuova Fiorentina venga disegnata dalle prime mosse del mercato, soprattutto in attacco e a centrocampo, visto che la difesa sembra l’unico reparto a mantenere l’organico della scorsa stagione, torniamo al tema del calciomercato. Il calciomercato è un periodo di speranza e passione per i tifosi. Un momento in cui ogni indiscrezione può alimentare sogni e ogni conferma può trasformarsi in una celebrazione. I tifosi vivono intensamente questi momenti, pronti a supportare la loro squadra con rinnovato entusiasmo o a criticare aspramente le scelte che ritengono sbagliate.
I giornali sportivi erano soliti riempire, nei mesi estivi, le proprie pagine di notizie fantasiose che riguardavano scambi fra i più famosi calciatori per attirare l’attenzione degli appassionati. Era un modo per tenere alte le vendite, quando il pallone non rimbalzava sui campi di gioco. La realtà, come succede troppe volte, ha superato la fantasia. I siti web che parlano di calcio hanno bisogno di inserire una nuova notizia all’incirca ogni dodici minuti per poter essere “competitivi” con la concorrenza, associano nell’interminabile calciomercato estivo (fissato nel 2024 dal 1 luglio al 30 agosto) centinaia di nomi alla squadra che seguono, le televisioni mettono a punti format estivi che si consumano in attesa dei colpi dell’estate.
Per questo proponiamo, a chi ci legge, un breviario essenziale per seguire il mercato, comprendendone bene i termini:
– acquisto definitivo, ovvero quando un club acquista i diritti del giocatore da un altro club pagando una somma di denaro che viene messa a bilancio (divisa per gli anni di contratto stipulati dal giocatore, ad esempio un acquisto di 20 milioni con un contratto di 5 anni, il massimo, viene scritto a bilancio per 4 milioni);
– il prestito avviene quando un giocatore viene trasferito temporaneamente ad un altro club e può trattarsi di prestito secco (il giocatore torna alla squadra di origine al termine del periodo di prestito); prestito con diritto di riscatto (il club che accoglie il giocatore ha la possibilità di acquistarlo in modo definitivo alla fine del prestito); prestito con obbligo di riscatto (il club deve acquistare il giocatore in modo definitivo al termine del prestito);
– il contratto è sempre più complesso, comporta, oltre alle firme e alla registrazione, la definizione di durata, stipendio, bonus e clausole speciali, come quella rescissoria che stabilisce un prezzo fisso per il trasferimento del giocatore (in questo caso qualunque club può presentarsi con la cifra indicata dalla clausola e acquisire il calciatore).
Un intero sistema ruota attorno alle operazioni di cessione e di acquisto: club, calciatori, loro procuratori (gli agenti ricevono una percentuale del trasferimento), intermediari e imbonitori di rapporti (che qualcosa incassano). Un sistema che stravolge ogni discorso tecnico e tattico ed impone le proprie priorità, gonfiate dai Social, proponendo occasioni che, se non colte, diventano oggetto di frustrazione dei tifosi. Non resta quindi che concludere con il simpatico motto di Renzo Arbore, “meditate gente, meditate…”.