Il caos poco armonico di Signa e le previsioni rispettate a Lastra a Signa. Calenzano, siamo sicuri che il crollo del Pd sia una sorpresa?

PIANA FIORENTINA – Il giorno dopo il voto è anche il momento delle analisi. Che, in questo caso, potrebbero sembrare più complicate del solito ma che, in realtà, dovrebbero rivelarsi più semplici di quanto appaiano. O almeno più lineari secondo il nostro modesto modo di vedere. Tre i Comuni della Piana (Calenzano, Lastra a Signa e Signa) dove i seggi erano aperti, oltre che per le elezioni europee, per il rinnovo dei rispettivi consigli comunali. Con un esito che in tutti e tre i casi rispecchia in parte la recente campagna elettorale, in parte quella che è stata la fase politica vissuta nei tre territori nei mesi precedenti. Partiamo da Lastra a Signa dove Emanuele Caporaso si è imposto con il 55% dei consensi, vincendo senza problemi al primo turno, ma soprattutto senza mai dare l’impressione di trovarsi in difficoltà rispetto ai propri avversari. Il frutto di una strategia, anche comunicativa, ci sia consentito, che, già in sede di pronostici lasciava poco spazio alle altre forze politiche. Oltrepassando l’Arno, anche quello che sta succedendo a Signa – sospensione delle elezioni a parte, che comunque non era certo prevedibile ai blocchi di partenza – è lo specchio di quanto registrato negli ultimi mesi. Con Giampiero Fossi e Monia Catalano praticamente divisi su tutto e gli elettori chiamati a esprimersi, più che su un voto, su un “duello” tra le opposte fazioni. E il risultato si è visto. Con un dato non poco di conto: il quasi 7 per cento raggiunto da Vincenzo De Franco, sempre a nostro modesto parere, può essere considerato anche un voto di protesta contro l’unione mancata del centro-destra, uno dei temi maggiormente dibattuti nelle ultime settimane. Ultimo, ma non ultimo, Calenzano dove si andrà al ballottaggio fra Giuseppe Carovani e Maria Arena. E dove l’elemento che immediatamente balza agli occhi è la differenza di consensi che il Pd ha registrato fra Europee (37,85%) e amministrative (23,85%), pari pari al 14 per cento in meno. Un po’ troppo per dire che sia stata una scelta casuale. Piuttosto una volontà precisa da parte degli elettori al momento di “tracciare una x” sulla scheda elettorale. Una volontà, per carità, possiamo sbagliarci, che non può essere la conseguenza dell’immediato, ma più probabilmente anche di tanti “scricchiolii” che magari agli occhi dei più non erano evidenti e che oggi, anzi nel fine settimana, sono deflagrati.