
FIRENZE – Il ragazzo che giocava a calcio guardando le stelle – e che le stelle stavano a guardare – compie 70 anni. Giancarlo Antognoni, nato a Marsciano, in provincia di Perugia, il 1 aprile 1954 arrivò a Firenze nel 1972 a 18 anni, strappato a viva forza al Torino e ad altre pretendenti. Erano anni in cui la Fiorentina aveva la capacità di arrivare sui migliori giovani, forti della direzione tecnica di Egisto Pandolfini. Egisto, ex grande calciatore della Fiorentina, ma anche della Roma, dell’Inter e della Nazionale era un grosso conoscitore di calcio, grande lavoratore, serio e concreto, fedelmente affezionato alla squadra viola che viveva come una seconda pelle. Pandolfini cementò un’organizzazione di persone tra loro diverse ma di grande valore e di notevole spessore umano. Aldo Biagiotti, il “Pecca”, re degli osservatori, di Sesto Fiorentino; Pietrino Biagioli di Campi Bisenzio, Pandolfini di Lastra a Signa… tutti uomini di calcio della nostra Piana.
Giancarlo conquistò immediatamente il pubblico viola, lasciando pochi dubbi, nonostante che l’esordio in prima squadra, il 27 agosto 1972, fu da choc: Fiorentina-Monza, valida per la Coppa Italia, finì 0-3 e non era il Monza di queste ultime due stagioni, ma una squadra che l’anno precedente aveva fatto fatica a rimanere in serie B. Alla guida della Fiorentina c’era, per il secondo anno, Nils Liedholm che sapeva vedere il talento dei giovani calciatori e non aveva paura a farli esordire in prima squadra. Il gran giorno per Giancarlo arrivò il 15 ottobre nella trasferta di Verona. C’era incertezza nel ritiro di Peschiera del Garda, il tecnico svedese amava dare la formazione all’ultimo momento, ma premeva forte la possibilità, spinta dalla dirigenza viola, dell’esordio del ragazzo per l’assenza del capitano Picchio De Sisti.
“La Fiorentina scopre un giovanissimo Rivera”
È questo il titolo che gli dedica il “Corriere dello Sport”. La Fiorentina si aggiudica la partita nella prima mezzora, con il doppio vantaggio a cui segue, solo nel finale, la rete dei gialloblu. Il diciottenne gigliato, citiamo sempre dalla stessa fonte, “Ha convinto pienamente e nella costruzione della vittoria ha fatto da geniale architetto — scusate l’iperbole che non è nelle nostre abitudini, ma oggi ci vuole — figurando fra i migliori in campo, tanto che Mascetti, che lo aveva in consegna, gli ha girato alla larga, preferendo aspettarlo in zona, dove Antognoni lo ha sistematicamente saltato con la sicurezza e l’abilità di un. giocatore dalla consumata esperienza. Il giovane perugino ha vinto disinvoltamente l’esame guadagnandosi di forza e d’abilità il posto in squadra. Esaltante addirittura il suo primo tempo, quando ha illuminato il gioco con felice intuizione di quello che era giusto fare e di quanto invece non doveva farsi. Non ha sbagliato una palla, tutte giocandole con spiccato senso di inventiva, variando gioco e «passo», per frastornare l’avversario: è rimasto sempre nel vivo delle azioni, che ha impostato con fine intelligenza. Si dirà: ma allora è un campione. Sissignori, lo è, anche se andrà veduto contro un avversario che gli stia più addosso e lo marchi stretto, e in una gara dal ritmo più sfiancante”. L’articolo è scritto da un giornalista amante di lungo corso della squadra viola: Roberto Gamucci. Forte della sua esperienza e della sua conoscenza calcistica, ci aveva visto bene.

Sulla “Gazzetta dello Sport” è uno dei principi del giornalismo calcistico dell’epoca, Angelo Rovelli, a commentare l’esordio di Giancarlo: “Deve essere attribuito a Liedholm l’intuito di un lancio che, probabilmente e augurabilmente, sarà ricordato nella storia del nostro calcio come un evento di ampia portata: alludiamo all’esordio del giovanissimo Antognoni. Entriamo subito in argomento perché il ragazzo merita un approfondimento di giudizio. Premettiamo che, il giudizio stesso, tiene conto dell’ovvia necessità di ulteriori esperienze. Ma sul piano tecnico, sulla maturità del giovane giocatore, sotto il profilo squisitamente del gioco e in rapporto alle visione stessa del gioco, sull’inserimento nella manovra, può essere senza dubbio spesa una parola franca e del tutto positiva. Ambidestro, abile nel tocco, sicuro nel palleggio, valente nel proteggere la sfera, ottimo nella corsa, forse unicamente ancora digiuno di esperienza sul dispendio di energie — magnifico primo tempo, in ombra il secondo — Antognoni è un interno tipico, capace di giostrare a tutto campo una volta acquisita la necessaria personalità Diremmo che, d’ora in poi, quello che spetta a Lledholm è di trovargli sempre un posto in squadra. Un elemento di questo calibro, — cioè un genuino talento — non può essere fatto apparire e sparire di scena: va perfezionato nel gioco e col gioco, con l’assiduità in prima squadra”.
Il giorno dopo la parola passa a Liedholm che non ha paura di sbilanciarsi: “Antognoni ha fatto soltanto la metà di quanto può. Diventerà uno dei giocatori boom del calcio italiano. Non vi sono dubbi”. Giancarlo ha indossato per 15 anni la maglia della Fiorentina, diventandone il simbolo, la bandiera. Un’immagine sconosciuta nel calcio contemporaneo dove i giocatori cambiano squadra a ogni finestra di mercato, in una continua corso al trasferimento gestita dalla caccia all’ingaggio più remunerativo, pilotata dai procuratori e dalle società sempre pronte a cercare plusvalenze, più o meno fittizie. La bandiera è il giocatore che passa la sua vita agonistica con la maglia della squadra che lo ha portato ad affermarsi, a conquistare il palcoscenico. Antognoni è stato, per molti anni, uno dei motivi principali per andare allo stadio e, soprattutto, l’orgoglio viola, in anni difficili come la fine degli anni Settanta. Nonostante la debolezza economica, “Antonio” restava, un suo trasferimento alla corte degli Agnelli o in un altro grande club era inaccettabile.

Si legge da più parti, ed è un refrain comune, che Antognoni ha vinto poco: una Coppa Italia, 1974-75, la Coppa di lega italo-inglese del 1975 e, scusate se è poco, campione del mondo nel 1982, anno in cui sarebbe dovuto diventare, da capitano, campione d’Italia, ma due arbitraggi, quello di Pieri a Catanzaro e di Mattei a Cagliari decisero altrimenti: scudetto alla Juventus di Boniperti e niente spareggio per il titolo: la Nazionale doveva partire per la preparazione della Coppa del Mondo… È il giocatore della Fiorentina con più presenze in assoluto in gare ufficiali. È il giocatore della Fiorentina con più presenze in assoluto in serie A. È il giocatore della Fiorentina con più presenze in assoluto da capitano. È il giocatore della Fiorentina con più presenze in Nazionale. È, semplicemente, la nostra storia.

Il 4 marzo 2011 si svolse l’Antognoni day al Mandela Forum. Fu un bagno di folla che, nel tributare un omaggio a Giancarlo, chiedeva a gran voce come potesse essere tenuto fuori dalla Fiorentina. In quell’occasione il Museo Fiorentina annunciò l’istituzione dell’Hall of Fame Viola comunicando che il primo a farne parte sarebbe stato, come è poi avvenuto nella prima edizione del 2012, Giancarlo Antognoni. Oggi, a 70 anni, Giancarlo è amato dai tifosi, ha creato un legame indissolubile con i sostenitori della Fiorentina e con la città di Firenze. Una città che ha continuato ad invocare il suo capitano, decenni dopo che ha smesso di calcare i campi di gioco. Una gratitudine enorme che ripaga da qualsiasi amarezza.
Tanti auguri capitano!
Massimo Cervelli – Commissione Storia Museo Fiorentina