Qf: “Nessuna proroga alla Cassa integrazione straordinaria”. Sindacati e Rsu ex Gkn: “Venga ai tavoli”

CAMPI BISENZIO – “Vista l’impossibilità di poter sviluppare qualsiasi Piano industriale per cause non imputabili al datore di lavoro, il Governo e il Ministero del lavoro ci hanno riconosciuto la Cassa integrazione straordinaria, quale intervento di sostegno al reddito, valida fino al 31 dicembre 2023. Oggi, da quanto sappiamo, non c’è alcuna disponibilità a prorogare […]

CAMPI BISENZIO – “Vista l’impossibilità di poter sviluppare qualsiasi Piano industriale per cause non imputabili al datore di lavoro, il Governo e il Ministero del lavoro ci hanno riconosciuto la Cassa integrazione straordinaria, quale intervento di sostegno al reddito, valida fino al 31 dicembre 2023. Oggi, da quanto sappiamo, non c’è alcuna disponibilità a prorogare questa forma di ammortizzatore sociale e, come ben sapete, a causa dell’occupazione dello stabilimento che permane da anni, nessun investitore ha manifestato interesse a far “rinascere” lo stesso”: parole dure, inviate dal liquidatore Qf, Gianluca Franchi, ai dipendenti Qf/ex Gkn nella giornata odierna. E che hanno “squassato” un tranquillo venerdì di fine febbraio.

Parole a cui hanno voluto replicare, con toni altrettanto duri, Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom-Cgil, Stefano Angelini della Fiom-Cgil Firenze e le Rsu Fiom di Qf/ex Gk: “Occupazione perdurante senza soluzione di continuità, conseguente indisponibilità di organizzare e svolgere qualsiasi attività a ragione della inammissibile espropriazione del nostro diritto a disporre dei beni che costituiscono il patrimonio dell’azienda: consideriamo tali affermazioni gravi, lesive nei confronti delle persone che rappresentiamo, del territorio e delle istituzioni. Ci troviamo di fronte a un’azienda oggi in liquidazione volontaria che per due anni non è stata in grado di presentare un briciolo di piano industriale utile a far ripartire il sito di Campi Bisenzio. L’azienda volutamente omette la verità e utilizza come capro espiatorio il fatto che lo stabilimento non sia agibile, quando nei fatti non solo lo è, ma i lavoratori sono in assemblea permanente e in parte retribuiti direttamente dall’azienda per attività lavorativa”.

“L’assemblea permanente in atto dal 9 luglio 2021 – conclude il comunicato – non ha mai determinato l’impossibilità di svolgere attività lavorativa né, come noto, il venire meno del diritto alla retribuzione. I lavoratori sono tutti a disposizione dal 2 gennaio 2024. Ieri dovevano essere pagati. A oggi l’unico piano industriale che conosciamo, che è stato già presentato alle istituzioni locali e nazionali, è quello dei lavoratori, perché quello dell’azienda non è mai pervenuto. Se c’è una possibilità di rilancio industriale del sito la si deve alla determinazione dei lavoratori e alle sentenze del Tribunale del Lavoro di Firenze sui ricorsi presentati dalla Fiom, di cui l’ultima impone all’azienda di attivare tutte le procedure previste dalla Legge 234, utili alla reindustrializzazione. Qf aumenta ogni giorno di più il sospetto di essere interessata solo a una operazione immobiliare. L’azienda, rappresentata dal liquidatore, venga ai tavoli istituzionali, si confronti con le prganizzazioni sindacali e le Rsu, senza ricatti individuali o collettivi, pagando le retribuzioni di gennaio 2024, tutte le spettanze arretrate, consegnando ai lavoratori le buste paga che trattiene dal novembre 2022 e favorendo tutte le soluzioni utili a far ripartire quel sito produttivo e ridare lavoro alle persone, utilizzando anche gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge”.

Sulla vicenda è intervenuta anche la Cgil Toscana: ” Leggiamo esterrefatti la nota del liquidatore di Qf che imputa ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali l’impossibilità di procedere verso una risoluzione positiva della vertenza. Come Cgil Toscana vogliamo quel che vogliono il territorio, i lavoratori e le organizzazioni sindacali di categoria: discutere della reindustrializzazione del sito. A questa discussione l’azienda contrappone un continuo attacco alla assemblea permanente, senza mai iniziare la discussione. Si difenda il sito da potenziali logiche speculative, e si appoggi il progetto industriale in campo, quello elaborato dalle stesse forze operaie”. Infine le richieste: “Chiediamo alla Regione un impegno fattivo per mettere fine a questo gioco al massacro attraverso un alto profilo di intervento pubblico, che chiami il Governo nazionale ad un’assunzione piena di responsabilità. Leggiamo in questi giorni ricerche da parte di Irpet sulla progressiva deindustrializzazione della nostra regione e note dell’osservatorio sulla povertà che segnalano come la povertà morda e dilaghi. Salviamo il profilo industriale e manifatturiero delle nostre terre”.