PRATO – Infanzia: in Toscana il 67,3% di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni utilizza Internet tutti i giorni, si abbassa l’età in cui si possiede o si utilizza uno Smartphone, ma a fronte di scarse competenze. Questo, in estrema sintesi, il contenuto di “Tempi digitali”, l’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, arrivato alla sua quindicesima edizione, realizzato da Save the Children e presentato questa mattina presso PrismaLab. All’incontro hanno partecipato il sindaco Matteo Biffoni, l’assessore all’innovazione Benedetta Squittieri, la direttrice generale di Save the Children Italia Daniela Fatarella, la responsabile delle Politiche infanzia e adolescenza di Save the Children Italia Antonella Inverno e il presidente della Scuola di Robotica Emanuele Micheli, con la moderazione di Gaia Fiorini, responsabile dello Sviluppo Innovazione sociale e Paolo Lattanzio del Dipartimento coesione territoriale e attuazione della strategia dell’Organizzazione. L’incontro ha approfondito i potenziali rischi e le opportunità delle nuove tecnologie per i bambini e gli adolescenti, con un focus sulla Toscana e sulla provincia di Prato, abbracciando argomenti quali la transizione digitale nella scuola italiana, la dipendenza tecnologica, il cyberbullismo, così come le forti disuguaglianze per la dotazione di strumenti di didattica innovativa e per la formazione di docenti con lo scopo di ridurre la povertà educativa digitale.
“L’Atlante – ha detto Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children. è una fotografia dell’Italia in un tempo in cui, per la prima volta, la vita dei bambini è “datificata”, registrata e condivisa sul web, ed esplora le opportunità e i rischi che bambini, bambine e adolescenti stanno affrontando dentro la nuova rivoluzione dell’onlife e di una vita spesa tra reale e virtuale. Il volume analizza le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, come quelle legate all’esclusione dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze. Anche in questo ambito, come in numerosi altri, emerge la disparità, territoriale ma non solo, in un’Italia che spesso continua ad avere velocità diverse. La tecnologia può e deve essere una grande opportunità di sviluppo e di democrazia, ma va resa universale e utilizzata secondo regole condivise, altrimenti rischia di acuire le diseguaglianze e creare un esercito di esclusi”.
“Da genitore di due bambini di 7 e 9 anni, ancora prima che da sindaco, sono consapevole di quanto non si sia sufficientemente preparati rispetto ad alcuni dati che Save the Children fotografa sul rapporto tra bambini e adolescenti e i mezzi digitali, in particolare rispetto a gaming e social – ha aggiunto il sindaco Biffoni – e conoscere questi mondi e creare una consapevolezza nei genitori e nei ragazzi sull’uso di questi mezzi permette di tutelare i giovani e di valorizzare quella grande opportunità che gli strumenti digitali e le nuove tecnologie offrono, permettendo un accesso democratico e diffuso alla conoscenza. Perché questo avvenga in modo davvero democratico, però, è fondamentale che vi sia un uso responsabile degli strumenti, regole ben precise e una competenza digitale anche sul fronte educativo”. “La collaborazione che da tempo abbiamo avviato con Save the Children anche sulla formazione dei ragazzi è molto importante perché ci consente di tracciare dei percorsi condivisi sull’uso consapevole degli strumenti digitali, – ha detto invece l’assessore Squittieri – è giusto porre l’attenzione sui rischi che la rete può comportare, ma è fondamentale lavorare sulle competenze e la consapevolezza degli strumenti digitali, che sono alla base di tutti i lavori del futuro e anche del presente”.
In Toscana, quindi, il 67,3% di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni utilizza Internet tutti i giorni (al di sotto della media nazionale del 73%), e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone. Il 65,9% dei bambini e ragazzi in Italia usa il cellulare tutti i giorni, in Toscana la percentuale scende al 61,1%. Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno Smartphone, con un aumento significativo dopo la pandemia: al centro i bambini di 6-10 anni che usano il cellulare tutti i giorni è passato dal 17,4% al 27,6% tra il biennio 2018-2019 e il 2021-2022. Nonostante questo utilizzo diffuso, nella mappa europea sulle competenze digitali dei 16-19enni, l’Italia si posiziona quart’ultima: la quota di giovanissimi con scarse o nessuna competenza è del 42% rispetto a una media europea del 31%. Il dato medio italiano nasconde ampi divari territoriali, con il nord e il centro più vicino ai valori medi europei (34% e 39%) e il Sud che ha oltre la metà dei ragazzi con scarse o nessuna competenza (52%). Se guardiamo ai giovanissimi che hanno acquisito elevate competenze digitali, in Italia sono poco più di 1 su 4 (il 27%), a fronte del 50% dei coetanei in Francia e del 47% in Spagna.
Nonostante si possa avere accesso ai social solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto, spesso un genitore più o meno consapevole : il 40,7% degli 11-13enni in Italia usa i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%). Il tema non riguarda però solo i social e il problema della verifica dell’età è diventato centrale per chi si occupa di attività online: bambini e adolescenti utilizzano piattaforme, tecnologie, software, algoritmi che non sono stati progettati per loro, correndo numerosi rischi. Inoltre, tra gli 11 e i 13 anni sono in aumento gli atti di cyberbullismo: in Toscana gli adolescenti vittime di questi episodi sono il 13,2%. Le ragazze sono più frequentemente vittime di atti di cyberbullismo, ma esiste anche una quota di “bulle” che colpiscono le compagne per isolarle e deriderle soprattutto negli anni della preadolescenza, quando i tempi di crescita non sono uguali per tutte.
La prevenzione è un primo importante passo e dovrebbe concentrarsi sui più giovani visto che i più alti tassi di dipendenza da internet si riscontrano durante l’infanzia e l’adolescenza e necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia. Benché ancora non esista una definizione univoca di dipendenza da internet, in Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni attraverso équipe multidisciplinari formate da psicologi, assistenti sociali, educatori. La maggior parte si concentra nelle regioni del Centro Nord, con il primato della Lombardia (33 centri) e, a seguire, Marche e Liguria, con diverse regioni scoperte. Le strutture sanitarie che in Toscana si occupano, tra gli altri servizi, di questo tipo di dipendenze si trovano a Firenze, Viareggio, Carrara e Pontedera. Delle 10mila persone, tra giovani e adulti, che finora hanno contattato questi servizi in Italia, la fascia d’età più rappresentata è quella dei 15-17enni (con il 13,7% dei maschi e il 9,2% delle ragazze) mentre quella tra 0 e 17 anni, nel suo complesso, costituisce quasi il 30% del totale. Per quanto riguarda le diagnosi, al primo posto c’è una generica dipendenza da internet, e, a seguire, internet gaming disorder, dipendenza dalle relazioni virtuali, da sesso virtuale, shopping online e sovraccarico cognitivo (o information overloading), ovvero la ricerca ossessiva di informazioni sul web. Spesso molte di queste dipendenze sono collegate anche con altri fenomeni: è emerso, per esempio, che ragazze e ragazzi che presentano un uso problematico di internet hanno anche una probabilità maggiore di soffrire di disturbi dell’alimentazione o mostrano un maggiore consumo di alcol e ansiolitici.
Nel processo di alfabetizzazione digitale, la scuola svolge un ruolo fondamentale nell’insegnare a utilizzare i linguaggi e gli strumenti in modo adeguato e sicuro. Dotare tutte le scuole di una connessione veloce e stabile e di strumenti digitali adeguati rappresenta il prerequisito essenziale per ridurre il digital divide e combattere la povertà educativa digitale, dando priorità agli istituti situati in aree particolarmente svantaggiate dove maggiore è l’incidenza della povertà materiale ed educativa. In questa direzione, una svolta importante per la transizione digitale del mondo della scuola è attesa con il Pnrr, che prevede 2,1 miliardi di euro per finanziare il Piano Scuola 4.0 con interventi per il cablaggio, l’innovazione degli ambienti per l’apprendimento e degli strumenti digitali in tutte le scuole, oltre che 800 milioni su formazione digitale dei docenti.
Con il Piano “Scuole connesse” – avviato nel 2021 e che punta a connettere il 100% delle scuole del primo e secondo ciclo entro la fine del 2023 alla velocità di 1 gigabyte al secondo – sono 19.432 le scuole sul territorio nazionale che sono state “attivate” sulle 32.350 incluse nel Piano, ovvero il 60%. Secondo le stime, guardando alla percentuale di scuole con la banda ultra larga, la Toscana si situa al di sopra delle media nazionale di scuole connesse – dall’infanzia alle superiori – con il 72,4% rispetto al dato nazionale del 69,3%. Per quanto riguarda le scuole secondarie di primo grado, in alcuni comuni tutte le scuole sono ormai connesse, (Grosseto, Massa e Pisa), a Firenze il 97%, a Carrara, Prato e Siena la media è superiore all’80%, Pistoia al 75%, Livorno al 73%, Lucca al 69%, mentre ad Arezzo il dato si ferma al 38%. Per quanto riguarda, invece, le scuole secondarie di secondo grado, a Grosseto, Livorno, Carrara, Prato e Siena tutte scuole risultano connesse, oltre il 90% a Firenze e Massa, l’88% a Pistoia, il 71% a Lucca, il 67% ad Arezzo, mentre a Pisa il dato si ferma al 18%.