“Coi capelli di Frey…”: la storia, e la carriera, a Firenze di un grande numero 1

CAMPI BISENZIO – Fra i tanti calciatori che hanno vestito la maglia della Fiorentina e che – della sua sincerità siamo sicuri – non perde occasione per dichiarare il proprio amore per la maglia viola ma anche per la città di Firenze, c’è sicuramente Sebastien Frey, “Se avessi giocato in altri posti avrei potuto vincere, lo so bene. Anche se nel calcio non c’è niente di scritto. Ma nella vita hai sempre quello che meriti. E quello che semini raccogli. E io a Firenze ho raccolto e ricevuto tanto”: queste alcune delle sue parole pronunciate in un’intervista di qualche tempo fa. (Ri)scopriamolo insieme grazie a Massimo Cervelli e al Museo Fiorentina.

Un grande numero uno

A Firenze è la sera dei fuochi di San Giovanni del 2005, ma il primo mortaio a sparare un “foco” è la Fiorentina che annuncia l’arrivo di Sebastien Frey in prestito dal Parma, con diritto di riscatto. Diego Della Valle, proprietario della società viola, dopo la grande paura del 2004-2005, con la salvezza all’ultima giornata, ha deciso un profondo cambio di rotta. Il nuovo allenatore è Cesare Prandelli, che ha già allenato Frey a Parma; il direttore sportivo Pantaleo Corvino. La squadra va rifatta a partire dallo scheletro: portiere (Frey), centrale di centrocampo (Brocchi), centravanti (Toni). Frey, 25 anni, è arrivato in Italia, all’Inter, giovanissimo. Dopo un prestito al Verona, è passato al Parma con cui ha giocato quattro anni, consacrandosi come portiere di valore assoluto: uno dei migliori in serie A. La Fiorentina parte benissimo. È una squadra forte, con più soluzioni, e Prandelli dà il giusto equilibrio. La squadra soffre con le grandi, ma non perde punti contro le piccole e contro le compagini di medio-alta classifica. È un ottimo collettivo, forte in tutti i reparti, ma ha due individualità determinanti. Una è il centravanti, Luca Toni, che segna 31 reti in 38 partite; l’altra è il portiere che, con la sua esplosività, para l’imparabile. Seba diventa immediatamente il beniamino della curva e la sua capigliatura ispira uno dei cori must della Fiesole, un coro che ha segnato un’epoca. La Fiorentina è nei piani alti della classifica e si stabilizza al quarto posto, l’ultimo utile per essere ammessa al play off di qualificazione per la Champions League. Tutto andava per il meglio, ma il 10 gennaio si gioca, allo stadio Delle Alpi, Juventus-Fiorentina, la partita di ritorno dell’ottavo di finale di Coppa Italia. A gara già compromessa una bruttissima entrata di Zalayeta, attaccante uruguayano, mette fuori combattimento Frey che, per riprendersi dall’infortunio, dovrà operarsi. Campionato finito, con Corvino che corre ai ripari, acquistando il portiere Lobont per finire il campionato. I viola fanno, sul campo, 74 punti e centrano il quarto posto, ma non c’è tempo per festeggiare: scoppia il caso Calciopoli e i magistrati, per completare il loro teorema, mettono insieme colpevoli e vittime.

Fiorentina penalizzata

È così che la Fiorentina, penalizzata dagli arbitraggi come forza anti sistema nel 2004-2005 fino a farla arrivare sull’orlo della retrocessione, viene condannata alla retrocessione in serie B con 12 punti di penalizzazione. Le proteste dilagano, Della Valle vuole dai suoi giocatori la garanzia che, anche in caso di retrocessione, rimarrebbero in viola e la ottiene da tutti, con l’eccezione di Jimenez. La sentenza d’appello riforma il primo giudizio: alla Fiorentina 30 punti di penalizzazione nel campionato 2005-2006, 19 punti (poi ridotti a 15) di penalizzazione nel campionato 2006-2007, altro che preliminari di Champions League… Il campionato parte con l’ossessivo obiettivo di cancellare il meno che accompagna i punti in classifica. Le prime due partite, contro Inter e Livorno, sono due sconfitte. È un incubo, e anche la squadra lo vive come tale, ma l’abilità di Cesare Prandelli, la forza della società, l’unità dello spogliatoio portano la Fiorentina fuori dalle secche. Seba è tornato a difendere la nostra porta e i tifosi si scatenano cantando cosa succederebbe se anche loro avessero i capelli di Frey… Seba, da parte sua, recupera la migliore condizione e comanda, ancora con maggiore autorità, la propria difesa. Nello spogliatoio i calciatori leggono la classifica senza punti di penalizzazione … siamo forti. In estate è arrivato il “fenomeno”, Adrian Mutu, e il pubblico lo ha subito adottato. Fabio Liverani è il nuovo cervello della squadra e accanto a lui cresce un giovane Montolivo; Pasqual e Jorgensen esaltano la catena di sinistra e davanti c’è ancora Luca Toni. Forse fu il campionato più difficile, ma di sicuro fu uno dei più esaltanti: 73 punti che, al netto della penalizzazione, avrebbero garantito il terzo posto. E, considerando i 15 puniti sottratti dalla penalizzazione, la qualificazione alla Coppa Uefa fu un vero capolavoro. Seba giocò tutte le 38 partite, subendo solo 31 reti: miglior portiere e miglior difesa del campionato. Ed alcune prestazioni da extraterrestre, come quella contro la Lazio a Firenze il 3 dicembre, vittoria di misura con gol di Toni e tante, tante, ma proprio tante parate di Frey.

Leader

La leadership di Frey, nel gruppo viola, crebbe di giorno in giorno, sostenuta dalla sua personalità e dal suo carisma, alla cui base c’era il rendimento, il livello, altissimo, delle prestazioni. E, su tutto, la sua straordinaria umanità, la voglia di unire divertendosi, di costruire l’ambiente, il contesto dove ognuno poteva dare il meglio di se, migliorandosi. La stagione 2007-2008 fu lunghissima. In estate Toni era stato ceduto al Bayern Monaco, Pazzini fu promosso titolare con Bobo Vieri come alternativa. In attacco arrivò anche Osvaldo, con Semioli e Balzaretti per le fasce. La Fiorentina stabilì un primato che è stato battuto solo quest’anno, disputando 56 partite, Seba fu presente 49 volte. In campionato i gigliati iniziano alla grande e la prima sconfitta arrivò solo alla dodicesima giornata, contro l’Udinese in casa l’11 novembre, nel clima irreale con cui il pubblico viola accompagnava gli ultimi giorni di vita di Manuela, la moglie di Prandelli. La squadra ebbe un piccolo sbandamento e poi riprese la marcia, forte delle sue certezze, Frey e la difesa, ma anche di un fenomenale Adrian Mutu (17 gol in campionato e 6 in Coppa Uefa.

Gioie e dolori

Il campionato è segnato da una lotta spalla a spalla con il Milan per il quarto posto che si conclude solo nel finale dell’ultima partita con la rovesciata con cui Osvaldo espugna Torino. Finalmente, Frey e la Fiorentina potranno disputare i preliminari per accedere alla Champions. L’apice dell’entusiasmo si raggiunge però il 2 marzo, sempre a Torino, ma in casa della Juventus, dopo un digiuno infinito. 3-2 al fotofinish e squadra accolta all’aeroporto. Tutt’altra storia è il percorso in Coppa Uefa. Iniziato in sordina, il Groningen viene eliminato soltanto ai calci di rigore, la squadra di Prandelli ne diventa grande protagonista. Vinciamo il girone a quattro e ci qualifichiamo ai sedicesimi, dove incontriamo e superiamo, a febbraio, il Rosenborg in Norvegia (1-0), gol di Mutu e paratone di Frey, in particolare una su punizione di Sapara; 2-1 nel ritorno a Firenze con qualificazione mai in bilico. L’appetito vien mangiando e agli ottavi di finale l’Everton sembra domato dal successo casalingo (2-0), ma a Goodison Park è tutta un’altra musica. La Fiorentina viene travolta dal ritmo degli inglesi: gli equilibri in campo saltano e diventa un tutti contro Frey che, da par suo, si esalta. Para tutto, ma, nei 90 minuti, due reti finiscono nella porta viola e annullano il vantaggio d’andata. Nei supplementari stesso copione e squadra incollata ai guanti di Frey. Si va ai rigori e la parata sul tiro di Jagielka regala la qualificazione alla Fiorentina. L’esperienza serve e con il PSV, dopo l’1-1 in casa, giochiamo una partita memorabile a Eindhoven: doppietta di Mutu e rigore parato da Seba, siamo in semifinale e cominciamo a pensare di poter vincere la Coppa. I Rangers Glasgow non sono una grande squadra. L’andata a Glasgow è una brutta partita, con pochissime emozioni. La Fiorentina sceglie di controllarla, senza osare, accontentandosi dello 0-0, ma al ritorno la difesa degli scozzesi e il nervosismo crescente della squadra viola contribuiscono a non sbloccare il risultato. Ai calci di rigore Frey, con la parata su Ferguson, porta in vantaggio la Fiorentina, ma gli errori di Liverani e Vieri sanciscono la vittoria degli scozzesi.

La stagione 2008-2009

Grandi movimenti in estate, con le partenze di Ujfaluši, Liverani, Vieri e dopo anche Pazzini e Osvaldo e gli arrivi di Gilardino, Jovetic, Vargas, Felipe Melo e Almiron. La Fiorentina supera l’agognato preliminare di Champions League contro lo Slavia Praga, e Frey tiene la nostra porta imbattuta nel doppio confronto (2-0; 0-0). Nel girone con Bayern Monaco, Lione e Steaua Bucarest ci manca l’abitudine a giocare certi match. A Lione buttiamo via un doppio vantaggio che avrebbe cambiato la storia del girone e dobbiamo accontentarci di un pareggio. Non riusciamo a battere lo Steaua in casa e perdiamo nettamente a Monaco. Due partite in casa, un solo punto, col Bayern, e sconfitta con il Lione. All’ultima giornata a Bucarest è in palio il terzo posto per l’accesso alla Coppa Uefa. Nel gran freddo decide un gol di Gilardino. La Coppa Uefa dura un solo turno perdiamo, male, in casa contro l’Ajax (0-1). Ad Amsterdam andiamo in vantaggio e, quando le squadre sono già con la testa ai supplementari, Leonardo pareggia e ci elimina. In campionato la Fiorentina è meno brillante delle stagioni precedenti, alternando alti e bassi. La spinta decisiva arriva a febbraio: Mutu sbanca Bologna, Frey annichilisce la Lazio a Firenze e a Marassi, sotto di tre gol, si scatena il “Fenomeno” che la pareggia da solo. Il 3-3 determina il nostro vantaggio negli scontri diretti e ci permette di poter perdere l’ultima di campionato, già sicuri del quarto posto e di un nuovo preliminare per disputare la Champions.

Ovrebo chiude il ciclo Prandelli

I 180 minuti del preliminare contro lo Sporting Lisbona furono palpitanti. A Lisbona Frey si esalta, insieme a Gilardino, il 2-2 finale è un ottimo risultato per il ritorno al “Franchi”. Lo Sporting a Firenze disputa una partita di gran ritmo e passa con Moutinho, su punizione, al 45’. L’ingresso di Jovetic cambia la gara, segna il pareggio e fa gioco, poi, a bloccare le conclusioni dei lusitani ci pensa Seba. È la seconda partecipazione consecutiva ai gironi di Champions, troviamo ancora il Lione, assieme al Liverpool e agli ungheresi del Debrecen. Iniziamo con una sconfitta, resa irrimediabile dall’espulsione di Gilardino, a Lione. La Fiorentina è matura per l’impresa europea e la fa battendo il Liverpool a Firenze con ripartenze in grande velocità. Il doppio successo contro i magiari e la vittoria interna con il Lione regalano la qualificazione agli ottavi, onorata con il primo posto nel girone conquistato sbancando Anfield all’ultimo minuto. Il primo posto ci dovrebbe agevolare nel sorteggio, ma peschiamo il Bayern. La Fiorentina paga gli sforzi di Champions in campionato e poi ha un gennaio terribile: viene ceduto Dainelli, il capitano; Jorgensen torna in Danimarca e Mutu viene squalificato per doping… A Monaco la Fiorentina va in svantaggio, ma reagisce e pareggia. A questo punto si scatena l’arbitro Ovrebo: espelle Gobbi e convalida un gol di Klose in fuorigioco clamoroso. Nella gara di ritorno i viola, trascinati da Jovetic, si portano in vantaggio 3-1, ma un gran gol di Robben, complice la tramontana, qualifica il Bayern per la regola dei gol segnati in trasferta. La Fiorentina di Prandelli finisce quella sera. La squadra è in disarmo e nelle ultime nove partite colleziona solo sei punti.

Epilogo di un grande amore

Nella stagione 2010-2011 Sinisa Mihajlovic sostituisce Prandelli, un segnale inequivoco di ridimensionamento delle ambizioni, aggravato dall’infortunio di Jovetic, e del monte ingaggi: anche Frey entra nel mirino di Corvino che acquista il portiere polacco Boruc per spingere Seba ad andarsene altrove e liberarsi di un ingaggio considerato pesante. Frey resta e comincia il campionato da titolare fin quando, in allenamento si infortuna gravemente al ginocchio: lesione al legamento crociato del ginocchio destro. Seba rientrerà nelle ultime due giornate di campionato, contro Bologna e Brescia, ma la sua avventura con la Fiorentina è ai titoli di coda. Frey parte per il ritiro a Cortina d’Ampezzo nell’estate 2011, Corvino ha acquistato un altro portiere, Neto, e, anche con una grossa multa, poi condonata, lo spinge fuori dalla Fiorentina. La sua ultima apparizione con la maglia gigliata è nell’amichevole di Cortina contro il Treviso il 24 luglio 2011, Seba entra nel secondo tempo al posto di Neto. Questa la motivazione con cui Frey, nel 2022, è entrato far parte della Hall of Fame Viola, organizzata dal Museo Fiorentina.

SEBASTIEN FREY

Aveva venticinque anni quando si trasferì a Firenze, giocatore già affermato, uno dei migliori, nel sui ruolo, della serie A. La Fiorentina, dopo la grande paura della retrocessione vissuta nel torneo 2004-2005, nutriva grandi ambizioni. La costruzione della squadra passava anche dall’assicurarsi un grande portiere, un numero uno. Venne scelto bene. Un portiere che sfoderò grandi prestazioni, conquistò una leadership nel gruppo grazie alla sua personalità e alla capacità di prendersi tutte le responsabilità. Un amore, ricambiato, con il pubblico e con la Fiesole che quei capelli ossigenati hanno reso un coro unico nel suo genere. Notti magiche come quella di Goodison Park, avventure europee sfortunate, finite alla soglia della finale di Coppa Uefa o a Monaco di Baviera per l’arbitraggio di Ovrebo. Un ciclo entusiasmante, anche se privo di successi. Un addio amaro per tutti, il suo, dopo sei anni con la nostra maglia numero 1, rinnovando la grande tradizione dei portieri gigliati e innamorandosi della piazza e della città.