CAMPI BISENZIO – L’horror? E’ in “salsa” campigiana, ma di qualità. Buona la prima per la pellicola diretta e autoprodotta dal regista di Campi Bisenzio, Andrea Bacci, con la preziosa collaborazione di Marco Frosini, nelle sale da pochi giorni. “Welcome to the torture museum” il titolo, ambientato praticamente tutto all’interno del Museo delle torture di San Gimignano. Essenziale la trama: quattro giovani Youtuber, interpretati da Giacomo Bellini, Benedetta Del Freo, Sara Rizzano e Giacomo Costa, all’inizio della loro carriera, realizzano filmati in case abbandonate o location, chissà, infestate dai fantasmi. Poi, una volta scoperto il museo di San Gimignano, la voglia di addentrarsi all’interno quando è chiuso alla ricerca di chissà quale mistero. Il risultato? Quasi un’ora e mezzo fra thriller e horror che richiama alla mente quel genere molto in voga a cavallo fra gli anni Sessanta e gli anni Settanta e che tiene gli spettatori incollati alla poltrona.
Di tutto questo ne abbiamo parlato con Marco Frosini che del film è il produttore esecutivo ma, come ci ha raccontato, si è occupato anche della sceneggiatura e della realizzazione, vera e propria:
“Con Andrea ci conosciamo fin da ragazzi; lui, che è molto bravo a scrivere, si era già disimpegnato bene in qualche cortometraggio, ma se parliamo di un film “completo”, è stata la prima volta per tutti e due. Cosa mi ha spinto ad accettare? Soprattutto il fatto che si trattava di un cast formato da tutte persone giovani e tutte davvero in gamba. Non solo, perché mai prima d’ora un film horror era stato girato in museo come quello di San Gimignano. Insomma, gioventù e originalità, un bel mix, con il risultato che a girare ci siamo divertiti tanto”.
Quanto sono durate le riprese?
“All’incirca un mese, da giugno a luglio dell’anno scorso, tutte a San Gimignano, mentre alcune scene sono state ambientate proprio a Campi Bisenzio (una su tutte il Pub Aran Island di via Barberinese, n.d.r.). E, anche questo un dettaglio che mi piace ricordare, abbiamo sempre lavorato durante la notte, quando il museo era chiuso. Il regista, Andrea, ha dimostrato di avere tante idee che poi sono state messe in pratica. Ma chi decide di andare a vedere il film, non pensi di trovarsi di fronte a qualcosa tipo “Non aprite quella porta”… La parte iniziale, per esempio, è molto più simile a un thriller, ma non voglio dire di più… “Welcome to the torture museum”, fra l’altro, ha già avuto due riconoscimenti, uno per la migliore scenografia e l’altro per il migliore film “Mistery” partecipando ad alcuni festival cinematografici mentre ad altri è in gara proprio in questo periodo”.
Quella dell’autoproduzione può essere una delle strade da percorrere nel futuro del cinema?
“Lo stanno facendo in tanti, prendendo, per esempio, un libro che hanno scritto e dal quale vogliono tirare fuori una storia per il grande schermo. Chi ha delle idee, delle buone idee, e magari scrive anche altrettanto bene, si produce tutto da solo anche perchè la figura del produttore praticamente è scomparsa”.
E se dei tre quattro attori vivono a Roma, mentre Benedetta Del Freo è originaria di Massa, a dare un ulteriore tocco di fiorentinità, ma anche di appartenenza alla Piana, hanno contribuito le partecipazioni dell’attore Bruno Santini e dell’attore e regista Alessandro Calonaci, volti noti di televisione e teatro. Da capire, infine, se potrà esserci un seguito: ci sono altri musei simili in Italia – e uno anche all’estero – che avrebbero dato la loro disponibilità. Insomma, non ci resta che aspettare.



