Carpini (Territori beni comuni): “Gkn, la Città Metropolitana faccia la sua parte”. Le richieste del Collettivo di fabbrica

FIRENZE – L’occupazione del consiglio Comunale di Firenze da parte dei lavoratori Gkn “è un messaggio al mondo della politica locale: siamo tutti coinvolti nella lotta per la difesa del lavoro che questi operai portano coraggiosamente avanti. La Città Metropolitana non può e non deve sentirsi esente da questo peso”: lo dice Enrico Carpini, capo […]

FIRENZE – L’occupazione del consiglio Comunale di Firenze da parte dei lavoratori Gkn “è un messaggio al mondo della politica locale: siamo tutti coinvolti nella lotta per la difesa del lavoro che questi operai portano coraggiosamente avanti. La Città Metropolitana non può e non deve sentirsi esente da questo peso”: lo dice Enrico Carpini, capo gruppo di Territori beni comuni nel consiglio della Città Metropolitana di Firenze, che poi aggiunge: “Sebbene la fabbrica ricada fuori dal territorio comunale di Firenze, “l’arena” scelta dai lavoratori per rispondere allo stallo creato dalla proprietà è stata Palazzo Vecchio e questo dovrebbe far  riflettere. Da oltre un anno denunciamo inascoltati l’assenza di un consigliere delegato al lavoro nell’ente metropolitano, è ora che dal sindaco Metropolitano Nardella giunga un  segnale anche su questo versante, per far tornare ad essere l’istituzione uno strumento a disposizione della cittadinanza di tutto il territorio”.

“Siamo rimasti al fianco del Collettivo di fabbrica anche fisicamente, nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio. Uscendo – spiegano i consiglieri comunali di Sinistra Progetto Comune Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – solo dopo i risultati ottenuti dalla loro lotta, che sono purtroppo poca cosa rispetto agli impegni che si potrebbero prendere politica e istituzioni. Ieri sera (martedì 15 per chi legge, n.d.r.) dopo le 21 abbiamo lasciato l’edificio. Peccato che il consiglio comunale tutto non sia rimasto aperto per avere un ruolo. Rimedieremo lunedì prossimo, questo è l’altro elemento positivo. È necessario confermare la disponibilità data dal presidente del consiglio Luca Milani (che ringraziamo) e lunedì 21 novembre essere dentro lo stabilimento, che è accessibile e in cui ci si limita a prendersi cura di una fabbrica che appartiene al territorio (non alla finanza e alle logiche del profitto per il profitto). Per quanto riguarda gli aspetti negativi, invece, il sindaco Nardella non è stato in grado di dare nessun segnale concreto. Due giorni di presidio a oltranza non hanno ottenuto neanche la retribuzione dovuta. Non è arrivato nemmeno un documento, che doveva nascere dopo l’incontro della mattina, sindaco e giunta non si sono voluti esprimere formalmente, in forma scritta? Gli enti locali non devono “portare a spasso” le vertenze, attendendo di vederle consumate, per stanchezza o disperazione. Bene le prese di posizioni politiche, ma occorre di più. Rapidamente e urgentemente. Continuiamo a chiedere che ci sia un intervento direttamente pubblico, anche a sostegno del percorso avviato dal Collettivo, con il gruppo di supporto, per far nascere un ente in grado di intervenire direttamente nella fabbrica. Ringraziamo nuovamente il Collettivo, per aver avuto l’energia di resistere anche a questa prova. E ringraziamo il personale dipendente del Comune, compresa la Polizia Municipale, e le forze dell’ordine, che hanno saputo evitare ogni momento di tensione, anche quando alcune parti politiche hanno preferito chiedere delle imposizioni, invece di praticare l’ascolto, che è la ragione per cui facciamo politica”.

“Dopo trenta ore di presidio in Palazzo Vecchio, – scrive il Collettivo di fabbrica sulla propria pagina Facebook – ci è stato chiesto di fatto “qualche giorno, qualche ora” in più. Siamo stati rimandati ad altri incontri che rimanderanno altri incontri. E’ un giochino che ormai conosciamo: farci fare la parte di quelli che vogliono tutto e subito. Cosa volete che sia qualche ora in più o qualche giorno in più? E’ così che da sedici mesi, le ore si trasformano in giorni, i giorni in mesi e i mesi in anni. Ed è così che abbiamo “lasciato la posizione” in vista della prossima finestra di verifica. Lunedì è stato indetto un consiglio comunale dedicato al tema Gkn. Abbiamo chiesto che tale consiglio si svolga in fabbrica. Perché se noi abbiamo attraversato fisicamente il Comune (“la casa di tutte e tutti”), ora il consiglio comunale è chiamato a sancire con la propria presenza fisica che questa è la fabbrica di tutte e tutti. Verso cui devono cessare calunnie e manovre. Quella sarà l’ulteriore verifica. Non abbiamo chiuso “la presa di Palazzo Vecchio” con alcun documento congiunto, perché a questo punto sarà l’intero consiglio comunale a esprimersi”.

“Le nostre richieste sono semplici: mettere in sicurezza le famiglie, senza accettare ricatti all’Inps. Si attivino tutte le reti possibili per fare anticipare gli stipendi dovuti. Intendiamoci, non siamo gli unici a stare male. Sia chiaro: non chiediamo di mettere in sicurezza i nostri stipendi perché siamo più poveri o più belli di altri. Nel caso specifico, si tratta di sventare il non pagamento degli stipendi come strumento per togliere ossigeno a una mobilitazione. Una mobilitazione per di più che prova a creare un precedente a favore di tutti; mettere a disposizione lo stabilimento alle attività di reindustrializzazione, autorecupero, autoproduzione, associativo-territoriali, scouting e progettazione industriale di soggetti pubblici, privati, tra cui anche le forme di associazionismo o cooperativismo produttivo individuate dai lavoratori, che verranno sottoposte al comitato di proposta di verifica; intervento pubblico, controllo pubblico, finalità pubblica. La fabbrica è pubblica e socialmente integrata. Pubblica perché senza capitale pubblic, Gkn è fallita. Finalità pubbliche perché il lavoro che difendiamo è a disposizione della collettività. Socialmente integrata perché attraverso la Società Operaia di Mutuo Soccorso restituisce al territorio un bene che il territorio ha difeso”.