CAMPI BISENZIO – Per una volta voglio esprimermi più da tifoso che da giornalista. Soprattutto dopo una partita come quella di ieri sera tra Fiorentina e Juventus valida per le semifinali di Coppa Italia. Una partita tirata, giocata bene dai padroni di casa e nel corso della quale (prima, durante e dopo) hanno prevalso identità e senso di appartenenza. Al colore viola, a una città e soprattutto alla storia di questa città. E, seppur nel mio piccolo, voglio esprimermi più da tifoso dopo essere sobbalzato, questa mattina, sulla sedia dopo avere letto i titoli di un noto quotidiano colorato di rosa. Che, quasi più che parlare della partita in se stessa, accusava i tifosi viola di offese razziste nei confronti di colui che da qualche settimana veste la maglia numero 7 della Juventus. Cosa assolutamente non vera – e sinceramente mi meraviglio che nessuno più bravo e più titolato del sottoscritto non abbia messo in evidenza questo dettaglio – perché, a parte i classici “sfottò” che si possono sentire durante una partita di calcio, le offese razziste ieri sera proprio al Franchi non sono state di casa. Anzi. E lo dimostra la splendida coreografia che ha accolto le due squadre al loro ingresso in campo. E se proprio qualche coro inappropriato c’è stato davvero, si è trattato di episodi assolutamente sporadici. Completamente “assorbiti” da un tifo che sinceramente non ha niente da invidiare ad altre città.
A rafforzare la mia tesi le parole di Alessandro Draghi e Jacopo Cellai, consiglieri comunali di Fratelli d’Italia a Palazzo Vecchio: “I titoli dei quotidiani nazionali di oggi non rispecchiano i fatti di ieri sera riguardo a quanto accaduto allo stadio Franchi per Fiorentina-Juventus. Tanto orgoglio, identità, bellezza e appartenenza. Una bella partita (sfortunata), ma una gara in cui la Fiorentina ha lottato fino alla fine. Una coreografia eccezionale, come poche se ne vedono a giro per il mondo e la curva Fiesole proprio per questo si conferma straordinaria. Una risposta sarcastica a coloro che, giusto un mesetto fa, erano venuti di nascosto all’alba ad attaccare uno striscione offensivo sulla recinzione dello stadio, striscione che citava la Divina Commedia di Dante, un richiamo sublime davanti al quale era impossibile restare indifferenti. A chi per opportunità personale ha cambiato maglia a metà campionato, la tifoseria sentitasi tradita ha risposto con i fischi, ma senza sgarrare; non possono essere i pochi cori a sfondo razzista a macchiare una serata, una tifoseria, una città intera. Non lo possiamo accettare. Pochi cori fanno i titoloni, ma a essere menzionati dovevano essere lo stadio pieno, il calore della tifoseria, la coreografia magnifica e l’impegno fino alla fine”. Tifo, calore e coreografia: noi, nel nostro piccolo, a “loro” facciamo un grande applauso.
“Omai non vo’ che più favelle, malvagio traditor ch’a la tua onta. Io porterò di te vere novelle”