“Il libro del rifugio” – Didattica a distanza, suonare uno strumento come antivirus

SESTO FIORENTINO – “E’ la musica, la musica ribelle, che ti vibra nelle ossa, che ti entra nella pelle, che ti dice di uscire, che ti urla di cambiare, di mollare le menate e di metterti a lottare”. Cantava così Eugenio Finardi, nel 1976, in “Musica ribelle”, brano che faceva parte dell’album “Sugo”. Io non so […]

SESTO FIORENTINO – “E’ la musica, la musica ribelle, che ti vibra nelle ossa, che ti entra nella pelle, che ti dice di uscire, che ti urla di cambiare, di mollare le menate e di metterti a lottare”. Cantava così Eugenio Finardi, nel 1976, in “Musica ribelle”, brano che faceva parte dell’album “Sugo”. Io non so se quella della Scuola di musica di Sesto sia una musica ribelle. Certo è, come mi ha ripetuto il suo direttore – e amico – Fabrizio Lanzoni, che dopo due mesi di quarantena, “il musicista c’ha voglia, non vede l’ora di ricominciare e con un entusiasmo maggiore”. Come non dargli ragione. Perché, giustamente, chi di musica vive, di musica vuole continuare a vivere. Nel frattempo, l’attività non si è mai fermata, nonostante il lockdown: “Come tante istituzioni scolastiche, ci siamo rimboccati le maniche e devo dire che le lezioni a distanza tutto sommato stanno funzionando bene”. Tutti gli insegnanti (sono 40) in pratica hanno aderito alla didattica a distanza e circa l’80% degli studenti ha proseguito il proprio cammino. Coinvolti tutti gli strumenti, sia per quanto riguarda le lezioni individuali che quelle collettive. “Con il grande supporto delle famiglie. Fatalmente, solo i corsi di musica d’insieme, i cori e l’orchestra hanno dovuto interrompere l’attività”. E se i genitori degli allievi sono stati collaborativi, computer e telefono cellulare hanno rappresentato due validi supporti per non fermarsi e continuare a suonare. Un po’ come ha fatto con il sottoscritto Fabrizio, che dall’altro capo del telefono “ha dettato” lo spartito mentre io, da pianista provetto, ho cercato di metterlo in musica. In questo caso, però, la musica delle parole. “E’ stata ed è un’esperienza – continua – che tornerà utile per il futuro”. Ma lo ridico ancora, il musicista che è in ognuno di loro (io ovviamente mi tiro fuori…) ha il desiderio di tornare a eprimersi nella scuola e davanti al pubblico. E anche Lanzoni, come tutti noi d’altronde, vuole guardare avanti. “A scuola abbiamo la fortuna di avere degli ambienti spaziosi, la speranza è quella di poter tornare a utilizzarli presto”. Con un auspicio e una consapevolezza: “Quelli che abbiamo tutti, ovvero di uscire migliori da questa esperienza. Con uno spirito di collettività e un patrimonio di umanità che, mi auguro, non svaniscano subito”.

Ps: “Musica ribelle” che qui di seguito vi proponiamo in un duetto di qualche anno fa ma tutto da ascoltare…

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