CAMPI BISENZIO – La partita sullo stadio non è ancora chiusa. Ne è convinto il sindaco di Campi, Emiliano Fossi, che comunque definisce “il percorso proposto ieri dal sindaco di Firenze un’opzione interessante, difficile e molto impegnativa ma interessante, la prima vera mossa dopo anni di rinvii, evidentemente nata anche sotto la nostra spinta”. Affermando al tempo stesso che “resta attuale la necessità di superare il provincialismo dei confini e l’idea che ci siano territori a servizio di altri. Le parole del sindaco di Firenze – che ogni tanto dimentica di essere anche quello della Città metropolitana – hanno aperto un solco che non sarà facile ricucire”. Ma andiamo con ordine.
Sindaco, dopo la presa di posizione di Nardella e l’annuncio dei dieci punti che porteranno alla realizzazione del nuovo stadio della Fiorentina, come si riparte?
“Contenti comunque di avere smosso una situazione ferma da anni. Campi conferma la propria disponibilità per risolvere quello che rischia di essere un problema, un problema più che decennale. La linea tracciata dal sindaco di Firenze è molto impegnativa e mi auguro che la tempistica sia rispettata. La nostra proposta ovviamente resta sul tavolo…”.
Quale è il suo stato d’animo?
Sono molto sereno e, fermo restando che non è e non sarà una gara, non mi sono piaciute le parole del sindaco di Firenze, che è anche il sindaco della Città metropolitana, incarico che “impone” di programmare e guardare al futuro con un’ottica più ampia e non da “Firenzina”…”.
Nelle sue parole c’è anche l’orgoglio di una Piana che probabilmente guarda alla cosiddetta “Grande Firenze” più di quanto succeda invece al contrario…
“Esattamente. Succede spesso, infatti, che la Piana venga descritta come un’area chiusa, a me sembra piuttosto il contrario. Se quella di ieri è stata una “ritorsione” nei nostri confronti per qualcosa successo in passato? Personalmente non sono abituato a parlare così, a usare questi termini per cultura. Certamente si tratta di ragionamenti che dimostrano che siamo ben lontani da un approccio metropolitano in merito a tutte le questioni che riguardano quest’area. La vicenda dello stadio, inoltre, ha una valenza politica: poteva essere, e magari può esserlo ancora, l’occasione per arrivare a una rilettura più attenta dei rapporti fra centro e periferia”.
Non siamo ancora al novantesimo minuto quindi?
“La partita dello stadio non è chiusa. Ma ritengo sia così innanzitutto perché siamo solo all’indomani della presentazione di un piano molto impegnativo e con non pochi ostacoli. Al tempo stesso quella di Campi è un’ipotesi che attesta elementi più immediati di velocità e speditezza, elementi evidenziati, con il suo “fast, fast, fast”, in più di un’occasione dal presidente della Fiorentina Rocco Commisso. Però lo ripeto: comunque vada a finire siamo sereni, perché non avevamo niente mentre oggi niente è stato messo nero su bianco e la questione è ancora in sospeso”.
Da tifoso, e non da sindaco, quale è la sua opinione?
“Questa società ha portato grande entusiasmo e lo sta alimentando con i fatti. Con fatti concreti. Da tifoso mi auguro che la Fiorentina abbia lo stadio di proprietà, a prescindere da quale sia il Comune dove venga costruito. Uno stadio di proprietà aumenta il patrimonio e, di conseguenza, il valore economico di una società che in questo modo, passo dopo passo, può muoversi anche più liberamente sul mercato”.
Se avesse Dario Nardella di fronte a lei in questo momento al posto mio, cosa gli direbbe?
“Gli direi che si è fatto prendere dal nervosismo e che non ha percepito fino in fondo le intenzioni del Comune di Campi. E che ha creato un problema vero fra il Comune di Firenze e gli altri Comuni della Piana e della Città metropolitana”.
Concludendo? Come si può sintetizzare questa chiacchierata?
“In tre anni lo stadio a Campi si farebbe. In un’area di oltre 30 ettari e dove non ci sono strutture esistenti da smantellare. Il presidente Commisso aveva dichiarato che comunque avrebbero voluto rivederla, aspettiamo che torni in Italia…”.