SIGNA – Non si placa il dibattito politico, in vista delle elezioni amministrative del prossimo 26 maggio. E dopo le recenti affermazioni, prima di Gianni Vinattieri, capo gruppo di Forza Italia in consiglio comunale, e successivamente di Filippo La Grassa e Marco Colzi, rispettivamente segretario della Lega nella Piana e coordinatore comunale signese di Fratelli d’Italia, è ora la volta di Giovanni D’Uva, vice-coordinatore azzurro.
Da giorni mi ero imposto il silenzio sulla questione delle liste di Forza Italia a Signa, anche se i vari commenti li avrei relegati “privatamente” fra le righe di WhatsApp o con messaggi riservati solo ai diretti interessati. Non volevo insistere oltre, visto che in piena campagna elettorale era stato trovato un accordo di buona volontà – da me poco gradito – tra Forza Italia e gli alleati. Tale scrupolo, però, non è stato condiviso dall’amico Filippo La Grassa: parla lui e vorrei parlare anche io, esprimendo il mio punto di vista, essendo stato sempre in primo piano dietro le vicende elettorali di Signa.
La lista civica, per la quale aveva lavorato Forza Italia, era un tentativo di ampliare l’area dei moderati come avvenuto a Montespertoli e in altri luoghi, anche con aperture della Lega e Fratelli d’Italia. Ma la Lega, a mio parere, preferisce prevalentemente pescare nell’elettorato degli alleati dimenticando a casa il pallottoliere perché 3+2 fa 5, così come 4+1 e perfino 2+2+1 fanno ancora 5. Quelli che si accoppiano con M5S, generando il sospetto della spartizione delle poltrone, dai quali hanno ricevuto più insulti che consensi prima e dopo il 4 marzo 2018, non possono certamente darsi parvenze di verginità, pontificando critiche a Forza Italia. che ha sempre agito alla luce del sole.
Ma il problema, più complesso e discutibile, trova radici nei veti pregiudizievoli contro Forza Italia da parte di gruppi, cosiddetti di destra, esistenti ancora prima che il contestato Gianni Vinattieri diventasse consigliere comunale; sono i gruppi che ora appoggiano le proposte della Lega e insistono con il pretesto di un’opposizione di Vinattieri che La Grassa & C. si permettono di giudicare debole, secondo un metro di misura tutto leghista, ovvero senza il conforto degli atti del consiglio comunale; perché l’opposizione si fa con atti pubblici e non alzando la voce come pretenderebbero La Grassa e i suoi alleati. Ma la Lega va oltre perché pretenderebbe di suggerire chi, di Forza Italia, debba essere “dimesso” d’autorità o autocensurarsi per la bisogna della stessa Lega.
Per onestà devo comunque dire che La Grassa c’entra fino a un certo punto perché è entrato il lizza, la prima volta, solo per le elezioni del 2014 ed è sempre stato presente alle trattative, anche in maniera critica dove necessario, ma presente. Sono alcuni suoi attuali alleati, litigiosi per Dna, che hanno sbattuto la porta in faccia di fronte a qualsiasi proposta, benché il sottoscritto e lo stesso Vinattieri, che non bramava potere personale ma il successo del centro-destra, ha sempre offerto loro ogni opportunità collaborativa e non è affatto vero che voleva fare il candidato sindaco a tutti i costi.
La litigiosità di questi signori si conferma dal fatto che Vinattieri, nelle veste di consigliere comunale, nel 2009, autenticò le firme della destra in modo che si presentasse autonomamente alle elezioni. Fu un gruppo della stessa destra che contestò quella raccolta di firme dei loro amici, proprio perché convalidate da Vinattieri, dimenticandosi che in quel caso aveva solo funzioni notarili e non politiche.
Giovanni D’Uva