SESTO FIORENTINO – “Il 25 aprile non è un derby tra comunisti e fascisti” ha affermato il sindaco Lorenzo Falchi intervenendo stamani alle celebrazioni della giornata della Liberazione. Quello di oggi è stato un 25 aprile dove sono stati ricordati i partigiani di ieri e di oggi come Lorenzo Orsetti, il giovane fiorentino ucciso in battaglia dall’Isis metre militava come volontario a fianco delle milizie curde, ricordato dal sindaco Lorenzo Falchi e dal padre Alessandro Orsetti, presente alle celebrazioni organizzate dal Comune e dall’Anpi.
Dopo la deposizione della corona al Monumento in piazza Vittorio Veneto e il corteo per le strade del centro cittadino accompagnato dalla Banda musicale di Sesto Fiorentino, la cerimonia è proseguita in piazza De Amicis davanti al Monumento al Partigiano dove è stata deposta la corona e dove, dopo che il pubblico ha intonato “Bella Ciao”, sono intervenuti il sindaco Lorenzo Falchi, Alessandro Orsetti e Roberto Corsi dell’Anpi.
“Se l’Italia è una Repubblica ed è democratica lo dobbiamo a chi ha dato la propria vita a chi ha combattuto a chi ha deciso di riscattare la storia di un paese e di consegnarli la libertà – ha detto il sindaco Falchi – Per questo è inaccettabile che alte cariche governative del nostro Paese si possano permettere di affermare che il 25 aprile non è una festa da celebrare, che è un evento ormai chiuso, che fu un derby tra comunisti e fascisti. Significa non riconoscere il valore di chi ha combattuto per la nostra libertà e ha permesso di avere oggi un Paese che non sarà perfetto ma è libero e democratico”.
Il sindaco Falchi ha letto una lettera del partigiano Pietro Benedetti
“Lorenzo si sentiva un partigiano – ha detto Alessandro Orsetti dopo aver letto una lettera scritta dal figlio sulla sua scelta di combattere per la libertà del popolo curdo – siamo orgogliosi di Lorenzo e della sua scelta. Anche quando era qui a Firenze non apprezzava tanti aspetti di questa società, aspetti che trovava stridenti, pensava che ci fosse ancora molto da lavorare. Ad un certo punto ha deciso di legarsi a questa rivoluzione curda. Lorenzo ha messo in gioco la sua vita per gli ideali di libertà”. Orsetti ha dato voce alle parole del figlio che in una lettera ha spiegato i motivi della sua scelta. “Non mi piacciono le guerre – ha scritto Lorenzo Orsetti – non ho mai confuso i video giochi, i film di Hollywood con la vita reale, del resto, purtroppo siamo nati e cresciuti nella società che abbiamo. Sapevo i rischi a cui andavo incontro e ne sono consapevole, se non mi importa è perchè sono fermamente convinto che non può esistere libertà senza assumersi i propri rischi”.
Momenti di commozione quando il padre ha letto ancora “non avete idea di che sollievo trovare un posto dove parole tipo: libertà, uguaglianza, democrazia, rispetto, femminismo, socialità hanno ancora un senso, non sonoo state svuotate di ogni significato”. Tra il pubblico anche la madre di Lorenzo. La voce di Alessandro Orsetti si è incrinata quanto ha ricordato l’ultima telefonata del figlio. “Lorenzo si sentiva un partigiano – ha detto Orsetti – e che i valori dell’antifascismo e della democrazia erano valori importanti. Gli era stata data la tessera ad honorem della sezione partigiani, la Potente, e lui ne era molto contento, e tutte le volte mi diceva: mandami la foto della tessera. L’ho mandata, ma credo che non abbia fatto in tempo a vederla perché non ha risposto all’ultimo messaggio”.