La tramvia, la Città della Piana, Firenze e quel vecchio libro

CAMPI BISENZIO – C’è un interessante saggio di Paolo Feltrin e Massimo Morisi (con la prefazione del compianto Riccardo Conti), dato alle stampe per le Edizioni Lavoro nel 2000, che meriterebbe di essere riletto in chiave attuale. “La città della Piana” è il titolo del libro che mette sotto la lente d’ingrandimento i Comuni di Calenzano, Campi e Sesto in “una ricerca che ha preso impulso da un protocollo d’intesa siglato dalle tre amministrazioni comunali e dalla Provincia di Firenze con Cgil, Cisl e Uil”; Signa, infatti, “sarebbe entrata” dopo nell’accordo. I due autori non mettono nome e cognome delle persone intervistate, parlano genericamente del sindaco di Sesto piuttosto che di quello di Campi. E io farò lo stesso oggi, a 24 ore dall’inaugurazione della linea 2 della tramvia, che. di fatto ha avvicinato Firenze alla Piana. Tanto ci sono sempre Wikipedia e siti Internet vari per chiunque voglia soddisfare la propria curiosità sulle identità dei protagonisti. E’ interessante il libro perché, nonostante siano passati quasi vent’anni, non si parla certo di un secolo fa. Ed è interessante perché è anche il frutto di tante interviste fra la gente, “tramutate” in dati e statistiche. Numeri del 2000 che possono fornire spunti di riflessione quasi quattro lustri dopo. La forza dei libri. E mi scuso in anticipo se per una volta sarò più lungo del solito ma era indispensabile per “mettere nel piatto” tutti gli elementi di discussione.

Ebbene, nel 2000 l’auto era il mezzo di trasporto più usato per recarsi al lavoro (72,4%), autobus e treno erano decisamente più distanti (6,6% e 3,9%). E fra gli intervistati c’era un nutrito gruppo, il 51,3%, che sosteneva di non usare i mezzi pubblici perché inesistenti o mal funzionanti. E’ vero, dalla Piana di allora a oggi non è cambiato molto. Quando si parla di carenze esistenti, per esempio per spostarsi fra un Comune e l’altro, la gente ha sicuramente ragione. E’ per questo che, per capire il presente, bisogna sempre partire dal passato. Solo per avere un quadro più preciso della situazione e di come, a volte, le linee di pensiero possano cambiare… Infatti, se per il sindaco di Campi “a Firenze va sempre ricordato che noi siamo uno dei motori dello sviluppo di tutto il territorio”, il sindaco di Calenzano aggiunge che “Firenze ha capito che con quest’area ha un debito aperto per spazio e sviluppo”. Mentre il sindaco di Sesto sottolinea che “qui c’è un mercato del lavoro in movimento. Grazie a una serie di scelte: alta velocità, nodi stradali, si è dato occasioni di lavoro a imprese radicate sul territorio”. Infine, il segretario Fiom per Sesto, Campi e Calenzano sottolinea come “le due aree neghino un rapporto complementare che nei fatti esiste”. Contro la “Firenze del breve orizzonte” anche il segretario della Confesercenti: “La visione di Firenze è al massimo quella che si vede dal piazzale Michelangelo, ma sarebbe il caso che Firenze salisse fino a Monte Morello per vedere quanto è vasta la realtà che la circonda”. Vent’anni, non un secolo fa.