SIGNA – Nei tempi dei social basta veramente poco. Basta poco per “screditare” un locale e chi ci lavora. Con professionalità aggiungiamo noi. Bastano un post e una serie di commenti su Facebook, in questo caso arrivati ben oltre i quattrocento, per generare una serie di reazioni che hanno sempre nel mirino il settore della ristorazione. Un po’, insomma, come se tutti si sentissero “Masterchef”… E’ successo di recente anche alla Pasticceria Barbera, con sede in via Tiziano Vecellio a Signa, da tre anni e mezzo uno dei luoghi di ritrovo più frequentati di tutta la Piana, che poco prima di Natale è stata suo malgrado al centro di un autentico “pandemonio” scatenato proprio da un post su Facebook. Generato da un cappuccino “rovesciato” sul bancone da un cliente, dalla sua scortesia che poi si è accentuata di fronte alla richiesta di pagarlo di nuovo. Una richiesta, ci tengono a precisare dal locale, che “è nata soprattutto dal modo di porsi di questa persona, altrimenti avremmo fatto diversamente”. “Se c’è qualcosa che ai clienti non torna – aggiungono – spesso ci “crocifiggono” e sinceramente non ci sembra giusto”. Questa volta, infatti, la “crocifissione” c’è stata su Facebook, con un post, da parte del cliente, che ha scatenato “l’universo mondo”. Per un locale, fra l’altro, che nel corso del 2018 ha ottenuto due chicchi, due tazze e una torta (in tutti i casi su un massimo di tre) nella “Guida del gambero rosso”, è stato selezionato fra le trenta pasticcerie più innovative d’Italia e uno dei proprietari, Simone Barbera, ha avuto il riconoscimento di barista dell’anno dalla redazione di “Bargiornale”, da 35 anni la bussola dei bar italiani, non proprio gli ultimi arrivati insomma… Con il risultato che nel “calderone” di Facebook ci sono finiti anche locali di altri Comuni, che nella vicenda non c’entravano niente, provocando a nostro parere una serie di reazioni un po’ troppo esagerate. “In qualsiasi lavoro – concludono – ci vuole rispetto, anche se si tratta di fare delle critiche…”. Sulla vicenda abbiamo sentito anche Franco Brogi, presidente Fiepet, (Federazione italiana esercizi pubblici e turistici di Confesercenti): “I social purtroppo si fermano male, ci sono troppi “leoni da tastiera” che hanno il brutto vizio di scrivere quello che credono. Io invece resto dell’idea che nella zona in questione, e non solo, la professionalità dei locali ci sia dovunque. E girando per l’Italia si vede la differenza fra la nostra e le altre regioni. Di fronte a certi episodi, l’unica risposta è quella della professionalità che, insieme al rapporto qualità/prezzo, qui non manca mai. Fra l’altro, a conclusione delle festività natalizie, quello della ristorazione è l’unico settore che, seppur di poco, ha registrato il segno “più” rispetto all’anno scorso. Per quanto riguarda l’uso dei social, poi, non è un fatto di giovani o di meno giovani; è una questione di educazione, mi viene da dire un problema sociale. Il dato da mettere in risalto, però, lo ripeto, è che i locali sono frequentati e questa mi sembra sempre la risposta migliore da dare di fronte alle offese e alle critiche più pesanti”.
Nei tempi dei social anche un cappuccino può diventare indigesto. Ma per il barista…
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