Rifiuti, i dati del rapporto Ispra. Mamme no inceneritore: “La Toscana resta al palo”

CAMPI BISENZIO – Il 10 dicembre scorso è stato presentato a Roma il rapporto annuale Ispra sui rifiuti solidi urbani. Rapporto dal quale emerge che “la Toscana resta al palo”. A lanciare l’allarme sono le Mamme no inceneritore, che puntano il dito contro la “fotografia” della nostra regione “ancora una volta bocciata”. “Nel 2017, la […]

CAMPI BISENZIO – Il 10 dicembre scorso è stato presentato a Roma il rapporto annuale Ispra sui rifiuti solidi urbani. Rapporto dal quale emerge che “la Toscana resta al palo”. A lanciare l’allarme sono le Mamme no inceneritore, che puntano il dito contro la “fotografia” della nostra regione “ancora una volta bocciata”.

“Nel 2017, la produzione nazionale dei rifiuti urbani (RU) si attesta su 29,6 milioni di tonnellate, – si legge in una nota – facendo rilevare una riduzione dell’1,7% rispetto al 2016 (-524.000 tonnellate). Tra l’altro tale riduzione nel 2017 mostra un disallineamento rispetto ai dati socio economici: in particolare mentre nel 2017 da una parte si assiste ad una crescita del Pil e della spesa delle famiglie, dall’altra appunto cala la produzione dei rifiuti”.

Focalizzandosi sulla nostra regione, “si scopre che la diminuzione della produzione di rifiuti è più marcata: -2,7% nel 2017, attestandosi su 2,2 milioni di tonnellate. La Toscana però, con il 53,9% di percentuale di raccolta differenziata è ancora al di sotto della media nazionale (56%), anche se almeno quest’anno riesce a superare la Campania (52,8%)”.

Fra tutte le province toscane, le uniche a stare nel gruppo delle province italiane con una tasso di raccolta differenziata sopra il 65% sono Lucca (69%) e la “new entry” Prato (72,4%). “Inoltre, dalle analisi economiche contenute nel rapporto, si evidenziano costi inferiori per raccolta differenziata%>60% in tutti i Comuni, indipendentemente dalla numerosità della popolazione.

Uno studio specifico del rapporto riguarda circa 300 Comuni italiani, che applicano il regime di tariffazione puntuale, ossia la tariffazione rifiuti con l’utilizzo di sistemi di rilevazione e quantificazione della produzione dei rifiuti riferiti a ogni singola utenza servita. I Comuni che applicano il regime della tariffazione puntuale presentano un costo totale medio pro-capite, ossia a carico del cittadino, inferiore rispetto ai comuni che applicano la “classica” Tari. “Auspichiamo per il futuro che Ispra confronti i costi procapite della gestione rifuti in un campione significativo di Comuni italiani, in base al modello di raccolta dei rifiuti adottato, principalmente le 2 grandi famiglie: domiciliare o porta a porta e stradale o a cassonetto”.

Sempre nel rapporto Ispra Rifiuti Urbani 2018, alla scheda che riguarda il piano rifiuti della Regione Toscana si dice che “La regione sta avviando il processo di revisione del Piano regionale”. A noi per ora non risulta che si sia minimamente avviata una revisione strutturale del piano rifiuti, che preveda lo stralcio dell’inceneritore di Firenze, la riduzione programmata degli altri impianti di smaltimento e investimenti, sia sulla prevenzione della produzione rifiuti, sia sul recupero di materia e avvio a riciclo.

“Nonostante i roboanti annunci del presidente Rossi e quelli più sommessi dell’assessore Fratoni, – conclude il comunicato – dopo lo stop giudiziario dell’inceneritore di Firenze, non si fa altro che rinviare, prima si parlava di fine luglio e ora di fine anno. Ci sembra che nel migliore dei casi si siano tirati i remi in barca in attesa delle elezioni regionali 2020 e nel peggiore dei casi che si voglia continuare con approccio tafazziano, dotando la Regione di nuovi impianti di smaltimento, concedendo ad esempio nuove autorizzazioni a impianti di smaltimento esistenti, quali le discariche di Peccioli, Rosignano Mmo e Firenzuola e gli inceneritori di Scarlino, Prato e Pescia. È questa l’eredità che vogliono lasciare ai cittadini toscani il presidente Rossi e il partito di maggioranza in Regione?”.