SIGNA – Come era prevedibile, la candidatura a sindaco di Sara Ambra, ufficializzata sabato mattina al circolo dei Colli Alti ha smosso le acque della politica signese, almeno quelle del Pd. Sulla questione interviene il segretario Dem signese, Gabriele Scalini. “La candidatura di Sara Ambra – spiega Scalini – è avvenuta nell’ambito delle regole individuate dall’assemblea del PD di Signa che aveva individuato settembre come mese in cui candidarsi e si concluderà alla fine del mese con un’assemblea che darà piena formalità alle proposte in campo. Tali candidature vanno lette come una messa a servizio rispetto alla nostra comunità politica e a tutta la cittadinanza e non come una scelta definitiva, infatti si sono individuati strumenti quali le primarie (estese a tutta la coalizione) per definire la scelta del candidato”.
“Per tornare alla candidatura – prosegue Scalini – è inutile negare che sia stato un gesto forte e che, come tutti i gesti forti, genera condivisione e perplessità. La prima ragione di tali perplessità ha a che fare con la scelta di Sara Ambra di rendere pubblica fin da subito la sua candidatura (con dinamiche analoghe alle candidature per la segreteria regionale). Ma credo che questo sia un elemento di ricchezza, la popolazione dimostra sempre più repulsione nei confronti di certi riti di concertazione all’interno dei partiti e, se ci deve essere un confronto, è bene che questo sia pubblico purché non ci si concentri su sterili personalismi e ripicche ma su differenze programmatiche e stili politici alternativi. La seconda ragione ha a che fare con il fatto che tutti non si riconoscono, come è legittimo, nelle proposte e nella figura di Sara Ambra. C’è tutto lo spazio nelle prossime settimane per presentare altri progetti e altre candidature sia all’interno del partito sia da parte di formazioni politiche o civiche che si riconoscono nel nostro campo di valori”.
Scalini conclude dicendo che dal momento che “la scelta del candidato sindaco rimane aperta e contendibile non vedo le ragioni per cui una parte dovrebbe uscire dal partito. Ribadisco che il Partito Democratico non è proprietà di nessuno ma un progetto che esiste grazie agli iscritti, la segreteria, i consiglieri, la giunta e il sindaco e sono convinto che tutti vorranno continuare a apportare il loro contributo all’interno di questo progetto anche in futuro”.