L’incidente, poi la caduta nel fiume: ripescata la Porsche da quattro anni nel Bisenzio

SIGNA – I fiumi, è risaputo, sono spesso forieri di leggende, di misteri. Ne è un esempio il Bisenzio dove da tanti anni si narra che sotto l’argine, andando verso Signa, poco dopo l’abitato di San Mauro, alla fine della seconda guerra mondiale sarebbero state nascoste delle armi dai soldati che stavano lasciando il paese. […]

SIGNA – I fiumi, è risaputo, sono spesso forieri di leggende, di misteri. Ne è un esempio il Bisenzio dove da tanti anni si narra che sotto l’argine, andando verso Signa, poco dopo l’abitato di San Mauro, alla fine della seconda guerra mondiale sarebbero state nascoste delle armi dai soldati che stavano lasciando il paese. Questa volta, però, una “leggenda”, se così vogliamo definirla, è stata sfatata. Grazie all’intervento di un privato, infatti, che si è servito di una gru e di due sommozzatori, oggi pomeriggio è stata finalmente ripescata la Porsche gialla che da poco più di quattro anni “giaceva” in acqua. L’ultimo allarme c’era stato nel dicembre scorso quando, dopo che un passante aveva segnalato la rpesenza di un veicolo che affiorava dal fiume, intervennero Carabinieri e Vigili del fuoco. Per fortuna nell’abitacolo dell’auto non c’era nessuno. Ma “solo” perchè quella era la Porsche Cayenne finita in acqua dopo uno scontro con una Renault nel febbraio del 2014. Le due vetture si scontrarono sul ponte, poco dopo il Molino, e la Porsche proseguì la propria corsa lungo l’argine. Rimase in bilico, giusto il tempo per permettere al conducente di saltare giù, e finì nel fiume. Da allora è sempre rimasta lì; probabilmente, complice l’acqua alta, si è spostata un po’ più avanti. Oggi, finalmente, il recupero di quello che ormai è soltanto un relitto, la “carcassa” di un’auto che sicuramente ha fatto divertire chi l’ha guidata. Prima è stato fatto un tentativo “agganciando” la Porsche a una delle ruote ma questa, ormai usurata, si è sganciata e la macchina è caduta di nuovo giù. A quel punto la gru… ha fatto di necessità virtù e con una manovra abile, vista anche la pendenza dell’argine, chi era ai comandi del mezzo l’ha letteralmente sollevata di peso per poi “adagiarla” sul terreno circostante. Facendo intravedere soltanto delle chiazze gialle del colore che fu in mezzo al fango e ai detriti che ormai si erano impossessati dell’auto.