CAMPI BISENZIO – Dopo l’itinerario, un po’ ciclabile, un po’ “artistico”, nel livornese, Giovanni Grossi propone ai lettori di Piananotizie un altro “suggerimento su due ruote”, magari ascoltando un po’ di musica, magari proseguendo per andare sabato sera a teatro: la “canzone della Marinella”. Pubblicato oggi a “metà strada” fra la giornata di ieri, nel diciannovesimo anniversario della morte di Fabrizio de Andrè, e quella di domani, quando al Teatrodante Carlo Monni ci sarà una serata, di teatro-canzone dedicata proprio al cantautore genovese.
Prendo la bici in spalla, scendo le scalette del ponte a lato della Rocca Strozzi e comincio a pedalare sull’argine in direzione ostinata e contraria rispetto alla corrente del Bisenzio. Oggi sembra che nel fiume scendano lucci argentati. Oggi è l’11 Gennaio e sono 19 anni che è morto Fabrizio de Andrè. Ho deciso di rendergli un piccolo omaggio molto personale e molto campigiano. Pedalare dalla Rocca Strozzi a Capalle, nel punto dove il torrente la Marinella getta le sue (poche) acque nel Bisenzio. Pedalare è un’azione ripetitiva, una litania, una sorta di rosario laico che procede deciso e costante nel tempo, una preghiera in Gennaio dedicata a Fabrizio ed a un nome che ricorda una delle sue canzoni più famose, la canzone di Marinella. Il terreno sull’argine è molto bagnato, ma non fangoso. All’altezza dell’Albereta, sull’altra riva, direttamente dall’argine sembrano emergere i primi piani delle case di via delle Corti. C’è una ragazza che mi guarda con un bel sorriso, non credevo che il paradiso fosse solo lì al primo piano. In corrispondenza della curva del Bacci risalgo sull’argine alto del fiume. Di fronte c’è l’ingresso della Marina nel Bisenzio. Un vortice sulla superficie dell’acqua mi ricorda la gonna di Jenny in un ballo di tanti anni fa. Incrocio due ragazzi con gli zaini che, evidentemente, hanno preferito l’umido del Bisenzio al caldo di un’aula scolastica. Non basta una forca (nemmeno due) per portarli sulla cattiva strada. Di fronte alla Rsa la Mimosa incontro un gruppo di pensionate allegre. C’è chi mi manda un bacio, chi mi getta un fiore, chi si prenota per due ore. Campi Centanni! Mi sento leggero, come evaporato in un banco di nebbia. Mentre attraverso Capalle Bridge vedo una donna pianger d’amore, pianger d’amore per il suo Geordie. Scendo verso il bellissimo centro storico di Capalle. Via S.Giulitta, piazza Palagione. Davanti alla chiesa c’è una piccola folla. Passo sotto un arco, via dello Scalo, via Pantano, una curva e poi compare il cartello stradale di fine Capalle. Sulla sinistra c’è un sentiero che mi porta in un immenso prato verde dove si potrebbe organizzare un banchetto di nozze per un migliaio di persone. In quel punto il Bisenzio fa una curva larga come a voler far posto all’ingresso del torrente la Marinella. Ecco sono arrivato. Questo è il fiume dove chissà come scivolavi. Questa del torrente la Marinella è la storia vera. Sono 3.200 metri pedalati. Ma non è finita qua. Sabato al Teatrodante Carlo Monni c’è uno spettacolo di teatro-canzone che attraverso le emozioni della musica ci accompagna in un percorso pieno di scoperte e introspezioni all’interno dell’animo umano, in un confronto generazionale tra uno studente ed un professore, sulle note di lui, Fabrizio De André. Alle 21 e se volete potete anche venirci in bici, ma non è obbligatorio.
Giovanni Grossi