Compost non regolare: era destinato anche ad aziende biologiche

SESTO FIORENTINO – Era destinato anche ad aziende agricole specializzate in agricoltura biologica il compost sequestrato proveniente dall’impianto di Alia. Ad accorgersi che qualcosa non andava sarebbe stato il titolare di un’azienda che aveva stipulato un contratto con l’azienda stessa per l’acquisto di compost. Sarebbe stato lui a notare frammenti di vetro e plastica visibili […]

SESTO FIORENTINO – Era destinato anche ad aziende agricole specializzate in agricoltura biologica il compost sequestrato proveniente dall’impianto di Alia. Ad accorgersi che qualcosa non andava sarebbe stato il titolare di un’azienda che aveva stipulato un contratto con l’azienda stessa per l’acquisto di compost. Sarebbe stato lui a notare frammenti di vetro e plastica visibili a occhio nudo, nettamente superiori ai 2 millimetri consentiti, in uno dei carichi ritirati personalmente nell’impianto di Case Passerini. Una volta scaricato il camion aveva sentito che l’ammendante (questo il nome in gergo) emanava un odore non normale, “simile a quello che esce da un cassonetto”. Avvicinandosi al cumulo di compost avrebbe notato anche numerosi cotton fioc interi, come se una parte di quel materiale non fosse stato trattato. “Nel corso delle indagini – si legge in una nota – era poi emerso che il reparto delle biocelle e quello della maturazione dell’impianto di Tmb erano un continuum con l’esterno (con fuoriuscita degli odori emessi nelle lavorazioni, anche perché il portellone di accesso restava aperto e nella zona di produzione del compost c’erano crepe e la porta di passaggio non si chiudeva). Per questo i cittadini della zona sentivano odori acri. Solo nell’agosto 2017 le segnalazioni all’Arpat sono state 14. Da qui l’accusa ai vertici di Alia anche di emissione di maleodoranze atte a molestare le persone”. I carabinieri hanno quindi ricostruito tutto il percorso dei rifiuti, dalla loro divisione al trattamento degli stessi negli impianti di Case Passerini, fino alla consegna del compost alla Valcofert srl, l’azienda controllata al 45% da Alia, che commercializza il compost. Non tutti i passaggi, secondo gli inquirenti, sarebbero “chiari”. “Il mancato conferimento in discarica dei rifiuti speciali non pericolosi – continua il documento – ha consentito ad Alia di conseguire un ingiusto profitto, consistente nel risparmio di spesa al momento quantificato in oltre 66.000 euro. Oltre all’Ad e direttore generale Livio Giannotti e al responsabile di gestione degli impianti di Alia Franco Cristo, sono indagati anche altri tre dirigenti della società: Paolo Daddi, Claudio Cecchi e Antonio Menelaou”.