SIGNA – A un mese di distanza dal congresso del Partito Democratico – dalla prima data ipotizzata e da tutte le polemiche che ne sono conseguite – Paolo Bambagioni è tornato a parlare di una vicenda che gioco forza ha segnato la vita amministrativa e politica del nostro Comune.
Il congresso del Pd alla fine si è fatto: cosa è rimasto di tutto quello che è successo nelle ultime settimane?
“E’ rimasta l’amarezza di stare dentro a un partito che teme il confronto, soprattutto quando, come è stato nel caso del recente congresso signese, i candidati sono due. Un problema che poi si sposta in quelli che sono i meccanismi interni alla politica e che ha causato una divisione che potrebbe sfociare, alle prossime elezioni amministrative signesi, in una o più liste civiche”.
E’ innegabile che in quei momenti, non solo quelli antecedenti alla prima data pensata per il congresso, le polemiche non siano mancate…
“Personalmente posso dire che in più di un’occasione ho dovuto “rincorrere” sia il segretario comunale che l’allora segretario metropolitano, con il risultato che alla fine abbiamo dovuto accettare tutto per come si è verificato. Mi riferisco in modo particolare a quanto successo in occasione del tesseramento, con comportamenti assurdi che mai avevo visto prima in 35 anni di politica. E’ stato come tornare indietro di 30 anni, ai tempi della vecchia Germania dell’est; da qui il mio giudizio di antidemocraticità nei loro confronti…”.
Si riferisce anche alla lettera aperta che ha scritto sia a Matteo Renzi, in qualità di segretario nazionale, che al segretario regionale Dario Parrini?
“Sì, e dal segretario nazionale mi sarei aspettato una risposta che non è mai arrivata, non solo su Signa ma anche sugli altri Comuni della Toscana dove la fase congressuale non è stata molto chiara”.
Che momento sta vivendo il Partito Democratico?
“In questi mesi, se guardiamo a quanto successo in casa nostra, in Toscana, si sono persi tanti voti e altrettanti Comuni. C’è una spaccatura evidente all’interno del partito ma facendo in questo modo si corre il rischio di perdere altri elettori. Un rischio che alle prossime elezioni regionali è sicuramente concreto. Le dichiarazioni di fine ottobre di Dario Parrini, in cui afferma di credere a un’alleanza fra Pd e Mdp, dimostrano che questa paura c’è”.
E a livello personale?
“Ho deciso di non uscire dal Partito Democratico perchè ritengo ancora che si tratti di un bel progetto. Un progetto che poi ha subìto una deriva autoritaria e di divisione. Sono convinto che con una guida diversa diventerebbe un punto di riferimento per tutto il centro-sinistra. In quel caso ci sarebbe anche la mia massima disponibilità”.
A Signa si voterà nel 2019: lei cosa farà?
“Ancora è prematuro parlarne, quella che si sta concludendo è una legislatura che ha manifestato delle difficoltà. Forse bisognerebbe ripartire da un’esperienza che esca al di fuori dei partiti, in modo da dare un governo a questa città fatto di persone capaci, che abbiano come unico obiettivo quello di fare il bene della collettività e senza personalismi. E magari, anche se non è semplice, con un forte rinnovamento generazionale”.